"La crisi generata dal Covid avrà conseguenze nel 2021"

“La crisi generata dal Covid | avrà conseguenze nel 2021”

Nella foto da sx: Michele Sorbera, direttore regionale Confesercenti, e Claudio Miceli presidente Confesercenti Area Metropolitana Catania
Il nuovo presidente di Confesercenti Catania Claudio Miceli mette sul tavolo proposte per superare la fase critica.

CATANIA – Per sfidare il futuro bisogna investire sul presente. Questa potrebbe essere, in sintesi, la filosofia che spinge Claudio Miceli, imprenditore di Zafferana e, da due mesi, presidente della neonata Confesercenti Area Metropolitana di Catania. 
Miceli ha 63 anni, 39 dei quali passati nel settore della moda e del lusso. Titolare di un negozio di abbigliamento che vanta, adesso, sette punti vendita in Sicilia con 32 dipendenti, ma che è nato come piccola boutique all’inizio degli Anni Ottanta dopo un’esperienza lavorativa con lo stilista Armani che lo ha portato, per circa tre anni, tra l’Italia e l’America. 
“Ho basato il mio lavoro soprattutto sulle risorse umane” è stata la prima cosa che Miceli ha sottolineato prima ancora di spiegarci di più su questa associazione.
“Si chiama Confesercenti Area Metropolitana di Catania – continua il presidente – ed è stata costituita ex novo il 6 luglio scorso perché non volevo avere nulla a che fare con il pregresso. Un mese dopo è stata presentata in Camera di Commercio a Catania perché ci è sembrata la giusta location per un’associazione di imprenditori”.

Quali e quanti iscritti conta l’associazione e cosa state mettendo in campo per loro?

Superiamo i 2.500 iscritti con una variegata platea: commercianti, artigiani, pensionati. Abbiamo tante categorie e puntiamo alla presenza capillare nei 58 comuni della provincia. Vogliamo essere presenti per dare assistenza a tutti.

Vi siete dotati di un Comitato Tecnico Scientifico. Di che si tratta e da chi è composto?

Io e i nove componenti di giunta consideriamo l’Università un collegamento essenziale per supportare e affiancare i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo imprenditoriale. Abbiamo l’obbligo morale di dar loro una possibilità formativa e operativa. Ecco il perché del Comitato che ha funzioni consultive e propositive, un trait d’union con il mondo dell’università, del lavoro e delle professioni in modo da sviluppare delle alleanze formative. È composto dal prof. Rosario Faraci, docente del Dipartimento di Economia dell’Università di Catania, il commercialista Paolo Bonaccorso e l’avvocato Giuseppe Gitto.

C’è già qualche progetto sul tavolo?

Ci siamo appena messi a lavoro dopo agosto e abbiamo già incontrato l’ambasciatore della Bulgaria che è interessato alle nostre eccellenze e al territorio. Eccellenze intese non solo come prodotti tipici, ma anche green economy e altro. Vuole importare il nostro know-how e portare in Bulgaria menti e sapere per creare lì nuovi laboratori. Ma è interessato anche all’import-export delle nostre eccellenze, dai prodotti tipici alla moda. 

Ci sono altri progetti su cui intende puntare?

Sì, bisogna avere una nuova idea di commercio e per farlo occorre studiare il mercato. Le aziende debbano puntare sulla digitalizzazione ed è quello a cui ci stiamo dedicando per offrire un servizio operativo ed efficace ai nostri iscritti.

Lei lo ha fatto con la sua azienda?

Avevamo già una presenza online, ma l’emergenza Covid-19 ci ha fatto pensare qualcosa di nuovo. Abbiamo creato un negozio tridimensionale dedicato ai nostri clienti attivi (circa 3.500) di cui sappiamo gusti, taglia e altro. A loro abbiamo proposto una selezione ad hoc di capi della nuova collezione facendoglieli provare in un camerino virtuale. 

Interessante. I clienti come l’hanno accettata?

È stato un successo. Il 15 per cento del nostro fatturato è stato fatto online. Questa piattaforma non è l’unica ma è nuova e proprio con questa siamo riusciti ad avere un trend doppio rispetto alle altre; il 60% delle vendite online le abbiamo fatte grazie a questa nuova possibilità di vendita. Il prossimo passo sarà quello di estendere il servizio anche a nuovi clienti, anche all’estero, perché no?

Quanto ha inciso il Covid e il lockdown sul tessuto commerciale e imprenditoriale catanese?

Possiamo dire che Catania è la città della Sicilia che sta soffrendo meno. In base a un confronto che abbiamo fatto con i nostri associati, le perdite subite durante il lockdown sono state di circa il 30 per cento. Una percentuale meno aggressiva di quella subita in molte altre parti d’Italia. Potremmo dire che il bilancio tra le aziende che hanno chiuso e quelle che sono nate quest’anno il bilancio è confortante: 584 quelle che hanno chiuso i battenti, 279 quelle che sono nate, pari al 3,72% nel suo complesso (dati Movimprese).

Ma la crisi economica generata dal Covid avrà delle conseguenze importanti in buona parte del 2021. Dobbiamo essere bravi ad affrontarlo perché sarà l’anno della svolta. I rischi che impatteranno sulla produzione e sull’occupazione dopo questa cassa in deroga potrebbero essere molto pesanti, ma spero di sbagliarmi.


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