Ruggero Razza: "I positivi anche in Sicilia aumenteranno"

“Covid, i positivi aumenteranno|La Sicilia è pronta, ma prudenza”

L'assessore regionale alla Salute parla del Coronavirus e degli scenari possibili.
L'INTERVISTA
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4 min di lettura

PALERMO– Non è facile, in questo momento, avere in dote un mestiere che ha a che fare con la salute. Se poi il ruolo è pubblico, le notti insonni sono quasi assicurate. Questo perché, nella legittima dialettica delle posizioni e delle critiche, c’è sempre un aspetto umano da considerare.

Assessore Ruggero Razza, lei dorme?
“Non molte ore, perché c’è tanto da lavorare. Ma mi addormento serenamente”.

Lei è l’assessore alla Salute della Sicilia in un tempo pandemico, non esattamente una passeggiata. Pentito?
“Assolutamente no”.

Mettiamoci nei panni del siciliano che guarda il bollettino del Ministero della Salute. Oggi, che sarà ieri per chi sta leggendo, 213 nuovi positivi in Sicilia. C’è da preoccuparsi molto?
“C’è da guardare in faccia la realtà. Quando ho letto questo numero ho pensato anche che dobbiamo immaginarlo in lievitazione e in maniera significativa, nelle prossime settimane, sia a livello regionale che nazionale e non lasceremo nulla di intentato per metterci ancora di più in sicurezza, partendo dalla vigilanza con tamponi, con i test sierologici, con i test rapidi. Chiaramente più si cerca, più si trovano positivi”.

E allora?
“E allora esiste anche una grande responsabilità del comunicare bene e ricordare che quei duecento positivi sono accompagnati da nove ricoverati in più. Non significa sottovalutare alcunché, ma guardare appunto alla realtà per ciò che è”.

In caso di un aumento critico di ricoveri, la Sicilia sarebbe pronta?
“Sì, ma mi lasci spiegare il punto. Noi non dobbiamo evitare il più possibile un lockdown sanitario e proprio per questa ragione abbiamo adottato un meccanismo a fisarmonica, per cui i posti letto dedicati al Covid seguiranno l’andamento epidemiologico e si renderanno disponibili quando necessari. Mica possiamo mandare a casa i pazienti con altre patologie. Il Covid ci terrà compagnia, purtroppo, ancora per un po’. Non è logico bloccare un intero sistema sanitario per sei mesi o per un anno. Detto questo, la Sicilia non ha mai sofferto di una carenza di posti letto”.

Qual è dunque la strategia?
“Giocare d’anticipo con intelligenza, puntando su azioni di contrasto territoriale del Coronavirus ed evitando il più possibile che arrivi, con i pazienti contagiati, negli ospedali”.

Che rapporti ha con il ministro della Salute, Speranza?
“Ottimi, penso che sia, tra i ministri del governo Conte, quello che manifesta un atteggiamento più collaborativo con le regioni. Non la pensiamo sempre alla stessa maniera…”.

Per esempio?
“Lui è convinto che la sanità debba essere accentrata a livello nazionale. Io penso che l’organizzazione regionale, con le opportune deroghe, sia, alle volte, più capillare e più capace di rispondere alle esigenze. Poi, in questa dialettica, ci possono essere dei pregiudizi, non mi riferisco al ministro”.

Quali pregiudizi?
“Quello tipico: se va male è colpa delle regioni, se va bene è merito dello Stato. Ma tutti i provvedimenti fino ad oggi adottati dalle regioni italiani sono sempre stati tempestivi e anticipatori. Per noi siciliani la prudenza del presidente Musumeci è stata provvidenziale e capace di individuare le decisioni opportune. Penso al provvedimento sulle mascherine all’aperto, adottato nella prima ordinanza post lockdown. A suo tempo fu sbeffeggiato, ora è una indicazione generale”.

Ma lei è preoccupato, assessore?
“Non posso permettermi questo lusso. Vedo che, anche in Sicilia, ci sono stati molti contagi tra i giovani, con bassa ospedalizzazione. Oggi in corsia abbiamo molti quarantenni. Ma dobbiamo temere che i nipoti possano contagiare i nonni con tutte le conseguenze del caso. Ai ragazzi dico: prudenza. Non vuol dire essere anaffettivi, casomai il contrario. Significa essere responsabili”.

I ragazzi sono superficiali?
“Alcuni evidentemente sì. E anche i genitori. Se avessi una figlia, non la manderei a una festa senza sapere quante persone parteciperanno e dove si terrà. E le faccio due esempi personali: non ho festeggiato i miei quarant’anni compiuti di recente e non sono andato a trovare mia madre, operata in ospedale”.

Vaccini antinfluenzali. Le farmacie protestano per le dosi esigue.
“Pure in questo caso bisogna comunicare correttamente. C’è un problema di produzione internazionale. Non potranno essere vaccinati tutti gli italiani. Ma io credo che, in Sicilia, saranno protette le categorie con la raccomandazione vaccinale e buona parte degli altri, anche perché ne abbiamo acquistati 600mila in più rispetto allo scorso anno. Siamo alle battute iniziali, con le dosi già alle Asp. La catena si sta mettendo in moto con cadenza progressiva, nei tempi giusti”.

Cosa le ha lasciato fin qui la pandemia?
“Un segno tangibile. Ho la barba più bianca”.


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