"Covid, io reclusa con la mamma malata: ora l'incubo è finito"

“Covid, io reclusa con la mamma malata: ora l’incubo è finito”

Una vicenda raccontata dai suoi protagonisti. La replica dell'Asp di Palermo.
PALERMO, LA STORIA
di
5 min di lettura

PALERMO- Una storia di ‘reclusione’, per come viene raccontata, in un tempo, certo, difficile per tutti. Una vicenda ingarbugliata, tra affermazioni e repliche, di persone che tutti riconoscono rigorose e sensibili, che hanno come dote la capacità di proteggere se stessi e gli altri. Persone che, per una serie di circostanze, hanno vissuto – è lo stato d’animo che riferiscono – “una profondissima angoscia”.

“Dal 5 settembre io e mia madre, 93enne, gravemente malata e non autosufficiente, siamo rimaste chiuse in casa”, dice al telefono la professoressa Maria Stella Bertuglia, con una voce resa affannosa dallo stress. “Siamo state isolate. Mia madre la assisto io che mi sono trasferita a casa sua”.

La morte, l’isolamento, la diffida

La storia, per come si racconta, è negli atti, in una diffida presentata dal legale della professoressa, l’avvocato Giorgio Bisagna. Ecco, appunto, la versione di Maria Stella Bertuglia tratta dalle carte: “Sabato 5 settembre 2020, ricevo la notizia che la badante di mia madre per il turno di notte è improvvisamente morta d’infarto nella sua residenza; mi faccio accompagnare alla casa della signora deceduta dalla guida spirituale della sua comunità, che mi aveva comunicato la notizia, per portarle dei fiori e porgere le mie condoglianze, ma li giunta trovo presenti il 118 e la Polizia intervenuta per le indagini sul decesso improvviso. Offro tutta la mia collaborazione alle forze dell’ordine, confermando che la badante lavorava effettivamente – anche se non con continuità – da mia madre, che sapevo che nell’ultimo periodo non stava molto bene in quanto cardiopatica e che, quindi, aveva richiesto diverse volte di farsi visitare dal suo medico di base e che le avevo proposto di effettuare a spese mie, all’inizio della settimana seguente, il test sierologico Covid-19 ma che lei si era dichiarata indisponibile a farlo”.

“Lunedì 7 settembre 2020 vengo informata telefonicamente dalla polizia che la badante deceduta è risultata positiva al tampone post mortem effettuato in sede di autopsia e che la Polizia stessa aveva già allertato l’ASP di competenza (fornendole anche i miei recapiti telefonici) al fine di effettuare a me e a mia madre i tamponi di controllo, invitandoci anche a porci nel frattempo in quarantena fiduciaria. Contemporaneamente anche il mio medico di base, da me informato, comunica la situazione all’ASP”.

Il meccanismo anti-Covid

Si mette in moto il meccanismo classico di prevenzione per i casi positivi da Covid, ma qualcosa – almeno nelle parole di chi presenta la trama – a quanto pare, si inceppa: “Dopo avere inutilmente atteso l’intervento dell’ASP (anche provando a contattarla ripetutamente e inutilmente ai numeri fornitimi dalla Polizia), il giorno 8 settembre 2020 decido di fare effettuare privatamente a me, a mia madre e alla badante del turno diurno, l’esame sierologico (privato, ndr) i risultati del test ci sono stati comunicati lo stesso giorno e sono risultati negativi per tutte. Il giorno 9 settembre 2020 per maggior sicurezza decido di fare effettuare anche l’esame del tampone a tutte noi, privatamente presso il laboratorio… Ci viene comunicato telefonicamente che il risultato è negativo per tutte (e quindi informo in tal senso Polizia e medico di base), ma il giorno 11 settembre 2020 perviene via mail il referto ufficiale che, invece, risulta positivo solo per mia madre”.

“M’informo sul da farsi e vengo rassicurata dal laboratorio che mi spiega come possa trattarsi di un risultato falso positivo visto che mia madre è totalmente asintomatica (pur essendo una persona di 93 anni estremamente fragile) e che lo stesso Ospedale Buccheri La Ferla (ente responsabile degli esami di laboratorio) mi avrebbe contattata per ripetere il tampone entro cinque giorni. Continuo quindi ad attendere che l’Ospedale mi contatti e nel frattempo continuo a chiamare ininterrottamente l’ASP ai numeri telefonici indicati, non ottenendo mai nessuna risposta. Nel frattempo, come da protocollo, mi viene interrotto il servizio di assistenza domiciliare (ADI) assolutamente necessario per mia madre, donna di 93 anni gravemente affetta da Alzheimer, con rottura del femore e con costante necessità di flebo e altro”. Maria Stella Bertuglia resta sola. Nella diffida, infatti, si legge: “Sono quindi rimasta del tutto sola e senza nessun aiuto nel gestire una malata grave e disabile, infatti l’ASP non è mai intervenuta né per sostituire l’ADI con altro servizio né per nessuna altro intervento, compresi i tamponi”.

“Arriva la quarantena”

Ma non finisce qui, nel resconto: “Il giorno 17 settembre 2020 vengo contattata telefonicamente da un responsabile dell’Ospedale Buccheri La Ferla che mi comunica che avrebbero posto in quarantena obbligatoria a me (in quanto persona in contatto) e a mia madre (in quanto positiva al tampone) fino al giorno 21 settembre, ma il decreto ufficiale, inviato via mail, ci mette invece in quarantena fino al giorno 30 settembre. Il giorno 21 settembre 2020 ricevo finalmente una telefonata dalla Direzione ASP che mi comunica che il giorno 24 settembre sarebbero intervenuti a effettuare il tampone a mia madre per la chiusura della quarantena. Ma ad oggi, giorno 30 settembre 2020, data di termine della quarantena, non sono mai intervenuti né mi hanno ulteriormente contattato”. Fine della prima parte.

“Ora l’incubo è finito”

Il resto è una storia narrata a voce. Una voce carica di pena ed esasperata. La professoressa si rivolge un’altra volta al laboratorio privato e i tamponi risultano negativi. Parte la diffida dell’avvocato Bisagna. L’otto ottobre scorso arriva l’Usca (l’Unità speciale di continuità assistenziale, ndr) che effettua i tamponi molecolari. Tutto a posto? “Per niente”, spiega Maria Stella Bertuglia che prosegue: “Una telefonata, l’ennesima, mi avverte che i tamponi sono indeterminati. Trasecolo, mi arrabbio. Il dottore, gentilissimo, mi spiega che saranno somministrati di nuovo, cosa che è accaduta. Tamponi rapidi, che risultano negativi e molecolari…”. Oggi, dopo che LiveSicilia ha contattato l’Asp, la svolta. “Mi hanno telefonato, annunciandomi la chiusura della quarantena. Ora l’incubo è comunque finito”.

La replica dell’Asp

Ed ecco la replica della direzione aziendale dell’Asp: “L’aumento esponenziale della pandemia ha sottoposto le USCA e, soprattutto, il Dipartimento di Prevenzione ad un lavoro estenuante sia nelle indagini epidemiologiche, sia nell’effettuazione dei tamponi. Siamo consapevoli di taluni ritardi che hanno comportato disagi agli utenti, ma il periodo di straordinaria emergenza che stiamo vivendo, crediamo, debba indurre alla comprensione di tutti. In queste ore stiamo verificando la funzionalità dell’intera organizzazione apportando tutti i correttivi necessari. Per quanto riguarda la segnalazione fatta al vostro giornale, i controlli effettuati non consentivano la revoca del provvedimento di isolamento. Revoca che è stata fatta nella giornata di oggi anche a seguito delle recenti modifiche apportate dal Ministero della Salute”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI