"Ho 48 anni, ho visto la morte per Covid: mi ha salvato l'amore"

“Ho 48 anni, ho visto la morte per Covid: mi ha salvato l’amore”

Anche Dario è stato salvato da un angelo. Non era perfettamente riconoscibile dietro la mascherina, ma si vedeva che era un angelo.
LA STORIA DI DARIO MAGGIO
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PALERMO- Anche Dario, lui come altri, è stato salvato da un angelo. Non era perfettamente riconoscibile dietro la mascherina e lo schermo protettivo, ma si vedeva che era un angelo – un medico, un infermiere – sceso in picchiata per riprendere la vita che si trovava in pericolo.
Dario Maggio ha quarantotto anni e adesso racconta il suo ritorno al respiro dopo il calvario: “Il peggio sembra passato – dice -. Sono uno sportivo, vado in bici, corro, ho il diabete ma sono perfettamente compensato, controllato e seguito, non mi dà più problemi da tempo e ho valori perfetti. Lavoro come agente immobiliare e ho lavorato con tutte le precauzioni: mascherine, distanziamento… Una domenica mi sono fatto dieci chilometri e mi sentivo felice, il giorno dopo i sintomi dell’influenza. Vado per il tampone rapido, risulto positivo. Torno a casa, parlo con il mio medico che mi rassicura. Martedì comincio a stare male. E va sempre peggio..”.

Gli angeli di Partinico

La situazione precipita. Nella notte tra martedì e mercoledì, Dario viene trasportato a Partinico e qui incontra i suoi angeli: il dottore Enzo Provenzano e la squadra che lo affianca nella battaglia contro il Covid. Dario Maggio racconta la sua paura. E sono parole che scavano dentro, mentre vengono pronunciate: “Ho una fortissima crisi respiratoria. Ho la glicemia alle stelle. Arriva qualcuno, bardato dalla testa e i piedi, mi dice: ‘Non ti lasciamo solo, ci siamo noi’”.
Il resto è la cronaca di un miracolo, scritta anche nel diario di Facebook, con una foto del ritorno a casa: “Arrivo in ospedale alle 11 del mattino. In mano avevo un telefono che non riesco ad utilizzare per dare notizie alla mia famiglia. Il pronto soccorso sembra un inferno tra gente che urla, e sanitari vestiti come astronauti che corrono senza sosta per dare assistenza a tutti. Ci resto 24 ore durante le quali ho pensato di morire.
Dal pronto soccorso alla terapia intensiva accanto a malati con casco per respirare e gli interventi dei sanitari, a volte fortunati, altre meno, per salvare qualcuno da una crisi respiratoria. Ho conosciuto la sofferenza, la crisi respiratoria, la diagnosi di polmonite, la crisi cardiaca e la scoperta di una miocardite causata dal virus, ho visto la morte nel letto accanto, ho conosciuto la paura e la solitudine ed ho cercato conforto negli occhi di medici ed infermieri, angeli, eroi silenziosi che lavorano senza sosta e senza lesinare una parola di conforto, un incoraggiamento. Ho avuto accanto la mia famiglia e tantissimi amici che non hanno mai perso occasione per farmi arrivare un messaggio di affetto e mi hanno dato la forza per andare avanti”.

“Torno a casa…”

“Torno a casa grazie a medici eccezionali. Se oggi sono qua lo devo alla competenza e alla tenacia di chi lavora in questo ospedale in uno scenario da guerra, con le ambulanze in fila e malati che sperano in un posto letto. Torno a casa ma non dimenticherò quello che ho visto, non dimenticherò i compagni di sventura, quelli che come me rientreranno in famiglia e quelli meno fortunati che non ce l’hanno fatta. Non dimenticherò la paura che mi ha accompagnato ed un primario eccezionale, Vincenzo Provenzano, che associa una immensa umanità alla sua grande professionalità, mentre seduto sul ciglio del mio letto pronunciava le parole di incoraggiamento che più di altre mi hanno dato la forza per reagire.
Ai negazionismi, a chi crede sia solo il complotto di una dittatura sanitaria vorrei dire di venire a fare un giro nei reparti dove la gente soffre e muore ed medici ed infermieri lavorano con turni massacranti. Non credete a chi dice che il Covid non esiste, mantenere la distanza, usate le mascherine, fatelo per salvare la vostra vita, quella dei vostri familiari, fatelo per tutti i medici e gli infermieri che ogni giorno lavorano per salvare vite umane nonostante la paura di essere contagiati”.

“L’amore mi ha salvato”

Commenta Daniela Faraoni, direttore generale dell’Asp di Palermo: “La toccante testimonianza del paziente ci commuove, ma, al tempo stesso, rappresenta la conferma che l’urgenza con cui abbiamo agito nel mese di aprile, oggi consente di potere disporre di una struttura ben organizzata, efficiente e, soprattutto, sicura nella quale lavorano professionisti che hanno saputo affrontare il cambiamento con grande spirito di servizio e straordinaria generosità. Non posso dimenticare che in questi mesi, per le iniziative intraprese all’Ospedale di Partinico, ho ricevuto attacchi feroci”.
Dario al telefono, come tutti quelli che raccontano il ritorno dal nulla, ha una voce stanca, ma piena di una scintilla che non si spegnerà più: “Ho visto dottori e infermieri non lasciare nemmeno per un attimo il mio letto e altri che aiutavano i pazienti a telefonare alle famiglie. Sono stato protetto da un muro di affetto. Ho visto camici bianchi pregare e piangere ed esultare come per un gol, quando qualcuno riusciva a salvarsi da una situazione brutta. Ma ho visto, purtroppo, le persone morire. Ho avuto paura di andarmene da solo, ma ho avuto fortuna. E adesso posso dirlo: l’amore mi ha salvato”.


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