Damiani confessa, ai domiciliari "Tangenti prese per amicizia" - Live Sicilia

Damiani confessa, ai domiciliari “Tangenti prese per amicizia”

Le ammissioni dell'ex manager della sanità pubblica si sono affievolite le esigenze cautelari

PALERMO – Fabio Damiani da alcuni giorni è agli arresti domiciliari. Venerdì scorso ha lasciato il carcere, dove si trovava dallo scorso maggio, dopo avere confessato di avere intascato tangenti per pilotare gli appalti della sanità pubblica.

Ed è proprio sulla confessione che si è basata l’istanza presentata dagli avvocati Sergio Monaco e Vincenzo Zummo e accolta dal giudice per le indagini preliminari Clelia Maltese.

Come ha ricostruito livesicilia, il 20 e 26 novembre scorsi Damiani ha ammesso ai magistrati di Palermo tutte le contestazioni che gli vengono mosse e che secondo l’accusa gli erano valse l’appellativo di “sorella sanità” per la sua capacità di controllare le commesse pubbliche.

Era Damiani a scegliere chi dovesse vincere le gare ed erano solo ed esclusivamente gli imprenditori disposti a pagare le tangenti. Tangenti che secondo i pubblici ministeri nel suo caso ammonterebbero a un milione e 200 mila euro.

E qui si apre lo scontro fra ciò che dice l’ex manager e i verbali di Salvatore Manganaro, l’imprenditore agrigentino che di Damiani era il referente. C’è una netta differenza di cifre e anche nella ricostruzione del rapporto che lega i due indagati. Damiani sostanzialmente ha detto di avere intascato le tangenti per “il rapporto di amicizia che aveva con Manganaro”.

La confessione del manager è piena, ma al momento si sarebbe limitata ai soli fatti che gli vengono contestati, senza un’apertura totale con l’intento di ricostruire altri episodi corruttivi su cui continuano a indagare il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Giacomo Brandini e Giovanni Antoci. I pm palermitani hanno dato parere favorevole alla scarcerazione. Alla luce delle ammissioni e della sospensione dal servizio le esigenze cautelari possono essere garantite anche con gli arresti domiciliari.

Adesso si dovrà capire se i due verbali saranno o meno depositati nel processo in cui l’ex manager e gli altri indagati hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato. Il rito alternativo, infatti, stabilisce che il processo vada celebrato allo stato degli atti nel momento in cui si chiede l’abbreviato. I verbali invece sono successivi. È pur vero però che l’imputato in abbreviato ha diritto di rendere l’interrogatorio, e dunque in ogni caso le sue dichiarazioni entrerebbero nel processo.

Le ammissioni di Damiani potrebbero valergli un ulteriore sconto di pena in caso di condanna, che si aggiungerebbe a quello di un terzo previsto per chi sceglie di essere giudicato con il rito abbreviato.

La confessione di Damiani puntella ancor di più la ricostruzione dell’accusa. Si aggiunge, infatti, alle ammissioni di Salvatore Manganaro, l’imprenditore agrigentino referente di Damiani, alle richieste di patteggiamento avanzate dallo stesso Manganaro e da Roberto Satta e Ivan Turola.

L’inchiesta, però, non è chiusa. Dai verbali di Manganaro, infatti, è emerso il controllo sistematico di piccole e grandi commesse nella sanità pubblica nell’ultimo decennio. Commesse su cui si allunga la mano della politica. Ed è forse quest’ultimo il capitolo più complicato dell’inchiesta. Damiani però, al momento, il 20 e il 26 novembre scorsi ha risposto solo ed esclusivamente sui capi di imputazione finora contestati.

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