Skip to content
Sezioni
LiveSicilia
Cerca
Palermo
Catania
Trapani
Agrigento
Messina
Caltanissetta
Enna
Ragusa
Siracusa
Cerca
  • Home
  • Cronaca
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Cultura e Società
LiveSicilia.it / Cronaca / Crisi da Covid, i ristoratori ko: “Il nostro mestiere va rivisto”

Crisi da Covid, i ristoratori ko: “Il nostro mestiere va rivisto”

Gigi Mangia
Gigi Mangia
Il ristoratore Gigi Mangia studia alternative ed esorta i colleghi a seguirlo: "Fare rete e domare il delivery"
PALERMO
di Claudio Zagara
6 Commenti Condividi

PALERMO – Non raccontandosi bugie, studiando il modo di reinventarsi e facendo rete con chi sostiene il suo lavoro: così passa le sue giornate Gigi Mangia, ristoratore palermitano, fra i tanti che il Covid ha ‘intrappolato’ in un limbo di perdite, ristori e delivery. Il suo ristorante è la nuova tappa del viaggio di Live Sicilia fra le attività economiche colpite dalla crisi. Perché (ri)partire proprio dalla sincerità lo spiega il protagonista, in un ragionamento che non risparmia qualche stoccata alla politica ma si incentra soprattutto su una categoria che a suo dire ha un gran bisogno di ‘guardarsi allo specchio’.

Ristori ed errori, “bisogna dire la verità”

“Chiariamo due concetti. Il primo è semplice, e cioè che bisogna dire la verità. Io ho vissuto in prima persona il non chiedere i famosi seicento euro di marzo, per una questione di onestà intellettuale… Quella che spero abbiano avuto tutti coloro che non sentivano un bisogno essenziale di quei soldi. Ora però, in mezzo a tutto questo dire continuamente che ‘i ristori li hanno presi tutti’, ci sono io che aspetto da agosto. Non ho avuto niente. Il secondo concetto invece è più duro da accettare: il nostro mestiere è finito, o quantomeno sospeso. Un po’ come gli affetti in questo periodo”.

Proprio all’insegna del dire la verità, Mangia parte subito con le ammissioni. “Da marzo a giugno sono stato uno dei più battaglieri quando immaginavo una possibile ripresa, per esempio facendo e poi vincendo la guerra al plexiglas. Oggi però devo constatare che è inutile cercare di riproporre in forma tradizionale l’idea di ristorante. L’errore che penso di aver commesso io per primo – prosegue – è di aver fatto confusione fra due cose diversissime. Da una parte la ristorazione, dall’altra tutto il resto come i fast food ma anche i pub e tutti quei locali meno orientati al pranzo e alla cena. Nessuna discriminazione, ma l’attività dei ristoratori prevede di trasformare prodotti per il cliente. Oggi questa attività non è realizzabile come prima, e cercare di fare la guerra al ‘resto’ risulta assurdo”. Secondo Mangia i ristoratori rischiano di diventare “isole, sempre se già non lo siamo. Se dobbiamo salvarci dal contagio e al tempo stesso impegnare le nostre lunghe giornate, dobbiamo reinventarci”.

Leggi notizie correlate

• Covid, i giorni della rivoluzione - 'Così siamo cambiati per sempre'

• "Spaghetti, vino e separé di plastica - Come saranno i nostri ristoranti"

• Scontro stampa-M5s al ristorante - Di Maio al titolare: "O loro o noi"

Le certezze dalla parte dei ristoratori

Il ragionamento-appello ai ristoratori entra nel vivo: “Alcune certezze ce le abbiamo senz’altro. Intanto abbiamo le conoscenze, gli ingredienti e un bagaglio che dobbiamo sicuramente cedere e tramandare. Ma non solo, perché possiamo sempre e comunque contare sul pubblico. Non si tratta di soddisfare la fame o esigenze chiare, la ristorazione è una cosa a parte. Magari i clienti non avranno più intenzione di frequentare luoghi chiusi, ma non smetteranno mai di mangiare e di voler mangiare bene. Quindi la nostra missione, il primo passo, dev’essere questo. Anche perché – ironizza con un velo di rabbia – noi ristoratori mica possiamo pensare di attirare bagni di folla come quando il governo ha lanciato il cashback…”.

“A ogni chiusura, sarà più difficile”

“Mi chiedete come trascorro il mio tempo da quando il Covid mi ha bloccato. Rispondo: anche a coltivare rapporti con le professionalità che collaborano con me – racconta ancora Gigi Mangia –. Le idee sono tante, fra cui inventare e sviluppare insieme una piattaforma che possa raggiungere più clientela possibile con più prodotti possibili, ma restando nella territorialità. Chiaramente non possiamo arrivare a Busto Arsizio, ma perché non cominciare a pensare per esempio a Castelbuono o Cefalù? E poi sto cercando di capire sempre di più un ‘alfabeto’ che non mi apparteneva, quello digitale. Il mondo è cambiato, e così anche il nostro modo di parlare e usare questo linguaggio nel lavoro di tutti i giorni”.

Questo ottimismo però contrasta inevitabilmente con la tristezza di quei ristoratori che in questi mesi hanno perso tutto, costretti ad abbassare la saracinesca anche dopo aver tentato il tutto per tutto con asporto e delivery. “Lo so bene – osserva il nostro intervistato – e so anche che a ogni chiusura il momento si farà sempre più difficile. Anche per chi è rimasto aperto, perché da questo macello non ci si può salvare se si resta soli”. E il cerchio si allarga se si concepiscono i ristoratori, “quelli più veri e attenti al territorio, come terminali economici della nostra terra. I pastori, i fornitori, i produttori di ortofrutta anche di nicchia: finendo il nostro mestiere, ne finirebbero tanti altri. Invece non deve andare così, si deve proteggere la vita anche nelle campagne e nei borghi lontani dalla città, e si devono mantenere le radici che legano i piatti ai posti dove viviamo”.

Il lockdown: “Se non lo facciamo chi rimarrà?”

Gigi Mangia vuole ribadire che non si schiera più dalla parte di chi vuole tutto a tutti i costi. “Si comincia a sentire in giro che quindici giorni di lockdown non ce li possiamo permettere: per me non è così – dice, prendendo una posizione di fatto in linea con quella del sindaco Leoluca Orlando –. Se non chiudiamo, se non tuteliamo la salute, se non guariamo, chi rimarrà? Chiudere a questo punto potrebbe essere fondamentale, ma lo è anche dare la possibilità di vivere. E allora intanto non demonizziamo il delivery – aggiunge rivolgendosi di nuovo ai colleghi ristoratori – che io non vedo come un mostro ma come un cavallo da domare. Bisogna lavorare anche su questo: una volta porcellana pregiata, oggi cellulosa. Dobbiamo ricominciare, e se ripartiamo da piccole reti territoriali, incentivando un rapporto diretto con la clientela, credo che questo mestiere non morirà”.

Il nostro viaggio nella crisi da Covid

• “Prove, ma nessuno va in scena”: quei giorni sognando il teatro
• Agenzie di viaggio in ginocchio: “Siamo in un limbo”
• Gli alberghi chiusi e il centenario: “Avevamo superato la guerra…“
• L’allarme delle ludoteche: “Per noi niente ristori”

Tags: gigi mangia · ristoranti · ristoratori

Pubblicato il 16 Gennaio 2021, 06:0916 Gennaio 2021, 15:20
6 Commenti Condividi
Commenti
  1. Vitogol 1 mese fa

    Forza Gigi, tieni duro. I tuoi amici e clienti saranno sempre con te.

    Rispondi
    • Gigi Mangia 1 mese fa

      Grazie, sentire la vicinanza anche se virtuale aiuta moltissimo a superare questi tempi davvero duri

      Rispondi
  2. Francesco 1 mese fa

    D’accordo con Gigi Mangia anche se non si deve fare di tutta l’erba un fascio. Ci sono imprenditori nella ristorazione che operano in fasce diverse che vanno dalla trattoria per camionisti fino all’alta gamma extra-lusso come ad esempio Flavio Briatore che, se ricorderete, a settembre quando fu costretto a chiudere il Billionaire in Costa Smeralda con annesso ristorante si è lamentato di non avere potuto raggiungere i 30 milioni di utile netto annuale che aveva ottenuto negli anni precedenti. Occorre aiutare con urgenza chi realmente è con l’acqua alla gola ed è costretto a chiudere mandando soprattutto a casa i propri lavoratori…..

    Rispondi
  3. ulderigodisvevia 1 mese fa

    Due cose brevissime

    Gigi Mangia è un persona molto intelligente

    un nuovo lockdown non c’è l’ho possiamo permettere perchè abbiamo uno Stato povero ( tranne negli stipendi dei parlamentari ) . Basta vedere quanti mld di Euro sono stati dati come ristori alle attività produttive per capire la differenza fra uno stato ricco – la Germania – ed uno povero come il nostro

    Rispondi
  4. FERRO GIUSEPPE 1 mese fa

    Chiudete tutto… bravi così si fa… poi aspettate col cappellino in mano i ristori con i quali ci farete nulla… ma non lamentatevi… grazie…

    Rispondi
  5. Bene Vento 1 mese fa

    Troppi, troppi, troppi hanno puntato su pub, locali beverecci, pizzerie.
    Dopo periodi terribili come questo, sopravviveranno solo i migliori.
    Grande Mangia, storica salumeria di qualitá quand’ero ragazzina.
    Poi l’ambiente se é inquinato con personaggi…troppi.

    Rispondi

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Live Sicilia

Foto e Video

Rifiuti per centinaia di metri: il video choc da Brancaccio

Partono le vaccinazioni all'hub della Fiera VIDEO

Palermo, il nuovo hub vaccinale della Fiera FOTO

Il dirigente della Mobile: "Ad Adrano le istituzioni ci sono"

Apple Premium Reseller
0 Commenti Condividi

R-STORE. Stessa mela ma su un grande albero

di Sponsorizzato
Palermo
Catania
Trapani
Agrigento
Messina
Caltanissetta
Enna
Ragusa
Siracusa

Direttore Resp. Salvo Toscano - Aut. del tribunale di Palermo n.39 del 17/10/2008
Sede legale: Via Giuseppe La Farina nr. 3 - 90141 Palermo - Ufficio Registro delle imprese di Palermo nr. REA 277361 - P.I. 05808650823 - Capitale Sociale: 50.000 euro interamente versati
Tel. 0916119635 - Email: redazione@livesicilia.it - amministrazione@livesicilia.it - commerciale@livesicilia.it
Livesicilia.it Srl è iscritta nel Registro degli operatori di comunicazione al numero 19965.

Privacy Policy
Contatti
Pubblicità
RSS LiveSicilia