Feriti padre e figlio allo Zen: contatti e scontri con i boss - Live Sicilia

Feriti padre e figlio allo Zen: contatti e scontri con i boss

Sono stati soccorsi dal 118. Indagini in corso. IN AGGIORNAMENTO

PALERMO – Si torna a sparare allo Zen a Palermo. In via Fausto Coppi due uomini, padre e figlio, sono stati feriti da colpi di arma da fuoco. Soccorsi, sono stati portati all’ospedale Villa Sofia.

Si tratta di Giuseppe Colombo, 58 anni, e del figlio Antonino di 35 anni. Ferita anche una terza persona.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri e gli agenti di polizia che hanno già individuato alcuni bossoli sull’asfalto. Lo scorso 9 marzo un 32enne, Emanuele Cipriano, era stato colpito durante una sparatoria. In meno di 24 ore la polizia aveva fermato Giacono Cusimano.

Ancora da accertare il movente dell’agguato. La competenza delle indagini è passata alla Squadra mobile. Ci si concentra sul più giovane dei feriti.

Antonino Colombo non è un nome nuovo per gli investigatori. E non solo per i suoi precedenti penali. C’è anche la sua presenza nelle informative che hanno di recente fotografato la mafia dello Zen.

Gli investigatori, in questo caso i carabinieri, lo hanno intercettato più volte mentre parlava con Giuseppe Cusimano, considerato l’ultimo capo della famiglia mafiosa. Colombo era entrato in conflitto con un nipote del boss di San Lorenzo Salvatore Lo Piccolo.

Cusimano si sarebbe speso per ricomporre i contrasti e invitava alla calma Colombo perché temeva che la discussione potesse degenerare: “Faccio sapere a Carluccio questo discorso perché…questa è una camurria… però ah”.

Carluccio voleva che Colombo gli restituisse qualcosa che verosimilmente gli era stato rubato ma che Colombo aveva comprato da terze persone: “… ma io non te li do i pezzi … io le ho comprate le cose, non è che dice me li hanno regalati”.

Nonostante Cusimano negasse di avere un ruolo mafioso Colombo era certo del peso del suo interlocutore: “Allo Zen quando dici chi è che c’è qua, c’è Giuseppe”.

La cosa rischiava davvero di degenerare: “Io mi sono immischiato perché ti ripeto… tu sei amico, Carluccio è amico… e uno vuole mettere la buona, però non è una cosa bella, non è uno schiaffo, una cosa, hai capito che ti voglio dire… e Franco la pensa pure come me… perché come ti ripeto… mandare ai figli di madre al macello per minchiate, perché alla fine… è una minchiata e a… che tu hai ricapito pure che tuo padre ha sbagliato, dico non c’era bisogno… tutto questo bordello”.

Colombo non voleva sentire ragioni. Anzi pensava di alzare il tiro: “… che tu mi vuoi fare morire a me, io ti… ti ammazzo io a te prima… ci sarebbe vero di sparargli pure nella faccia”.

Cusimano lo rimproverava: “Per dimostrare che? Tipo… che dimostrare, che sei forte? Non sei forte… tutti gli scimuniti che escono le pistole, noi ci dovremmo”. E Colomba insisteva. Parlava dei trascorsi criminali di qualcuno: “… quello che ha il pedigree. Io che non ne ho… cioè io devo vedere annacare a te, per dire che hai la stessa età mia perché… c’hai il pedigree… cioè mi devo fare arrestare pure a me, pure io per associazione, questo senti dire?”.

Alla fine Cusimano spiegava che il suo intervento era dovuto al fatto che “Carluccio” stava a cuore ad uno che contava: “Però hai capito poi arriva quello… ah… io lo voglio bene, ah… uno grosso… e ci scassa la minchia”. Forse parlava di Giulio Caporrimo, il reggente del mandamento.

È presto per dire se questi contrasti, risalenti alla scorsa estate, c’entrino con il ferimento. Di sicuro denotano il contesto in cui Antonino Colombo si muove allo Zen. Un contesto che conosce bene. Era al corrente ad esempio dello scontro sfociato in una sparatoria lo scorso settembre fra le famiglie Barone e Maranzano.

I Barone, appoggiati dal boss Giuseppe Cusimano, avevano esploso colpi di pistola contro i fratelli Letterio e Pietro Maranzano, rimasti miracolosamente illesi.

Andrea Barone, in particolare, ce l’aveva a morte con Letterio Maranzano che lo accusava di avere provocato disordini nella zona ‘cuscinetto’ che si trova tra lo Zen 1 e lo Zen 2, detta “Pitrulizzu”. Ed anche Antonino Colombo aveva criticato il comportamento di Maranzano. Anche questa pista viene battuta dagli investigatori.


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