Musumeci, Orlando e il Covid: storia di due antagonisti

Musumeci, Orlando e il Covid: storia di due antagonisti

Quei due sembrano fatti per non piacersi. Ma in fondo...

Questa storia, che ha al suo epicentro l’inchiesta sui presunti numeri falsati del Covid in Sicilia, possiede anche una filigrana politica. E non c’è da stupirsi che sia così. Alla ribalta vanno le carte dell’accusa, le repliche, la vicenda giudiziaria e le valutazioni morali. Ma c’è il retrogusto di un antagonismo, talvolta sottotraccia, talvolta manifesto. Basterebbe, per coglierlo, sbirciare dallo spioncino delle intercettazioni in cui il presidente Musumeci e l’assessore Razza chiacchierano di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, riguardo alla possibile zona rossa in città. I dati sono allarmanti e si valuta il provvedimento che, poi, non verrà attuato.

L’assessore dice: “Il Dipartimento farà la proposta questa sera, decidiamo se glielo vogliamo dire oggi o se glielo vogliamo dire domani, perché se glielo diciamo ad Orlando, Orlando se la vende subito”. Musumeci. “Sì, se la vende subito, il problema è capire se siamo in condizione di potere avvisare poi domani in tempo utile. Questo è il discorso, perché non è che glielo possiamo comunicare due ore prima alla gente”. A parte l’incertezza sulla strategia da seguire, si nota immediatamente quel ‘se la vende subito’, pronunciato da Razza e amplificato, come in un’eco, da Musumeci. Senza pensare male, il nesso parrebbe chiaro: è vero che siamo insieme sul fronte della pandemia, ma lui resta pur sempre un avversario. Dunque, non diamogli vantaggi.

E che un’affermazione del genere risulti più naturale, a sensazione, sulle labbra del presidente è dovuto al fatto che si tratta dell’ultimo scorcio – questo privato, prima delle indagini, il resto soprattutto pubblico – di un antagonismo che punteggia il rapporto del governatore di Sicilia e del primo cittadino della sua Capitale. Quei due sembrano fatti per non piacersi.

Un antagonismo già morfologico, se si considera la provenienza e la cristallizzazione dei destini di un ragazzo che milita a destra e di un ragazzo cattolico-progressista. Un doppio binario che non poteva che finire dentro irriducibili trincee esistenziali, in cui forse c’entra, inconsciamente, l’appartenenza a due città – Catania e Palermo – che trovano difficile dichiararsi l’amore che comunque provano l’una per l’altra. Perfino il genere dell’aracin (o\a) diventa il campo di una saporita distinzione.

Un antagonismo, naturalmente, politico che ha trovato l’opportunità di esprimersi in diverse occasioni, sempre con il passo felpato che i due condividono, essendo navigatori esperti dei fondali istituzionali: dall’alluvione, a Salvini, fino al Covid, come quando il sindaco definì la zona rossa stabilita con un’ordinanza del presidente una zona ‘rosa pallido’, con la chirurgia lessicale che non gli è mai mancata. Botte e risposte su elementi concreti ma, verosimilmente, orientate da una spontanea e reciproca diffidenza che i percorsi hanno approfondito.

Davvero, sembrano fatti per non piacersi e per non coincidere, se non in un aspetto: sono entrambi tra i residuali esponenti di una politica che, nel bene o nel male, sapeva di rappresentare pure una periodica e insanabile contraddizione tra fini e mezzi (legittimi per carità). Tutti e due pragmatici, decisi e capaci di puntare in alto, rischiando di persona. Ecco perché Luca e Nello sono, in fondo, gemelli diversi che si specchiano, ognuno, nella rispettiva differenza. Chissà se se lo confesseranno mai. Magari davanti a un’arancin (a\o).


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