"Pronto presidente...": Razza, Musumeci, Costa e "l'inganno Palermo"

“Presidente…”: Razza, Musumeci, Costa e “l’inganno Palermo”

I pm a caccia di prove nei cellulari dell'assessore che sono finiti sotto sequestro
INCHIESTA COVID
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PALERMO – Sono le 14:30 del 15 marzo scorso. Il dirigente generale Maria Letizia Di Liberti chiama Renato Costa, commissario per l’emergenza Covid a Palermo. Ci sono 500 nuovi contagi in Sicilia, di cui 355 in città e provincia.

Si tratta del capitolo più recente dell’inchiesta della Procura di Trapani sui “falsi dati Covid” trasmessi dalla Sicilia a Roma. Al di là degli esiti penali dell’indagine emerge la confusione gestionale. Palermo stava per diventare zona rossa, ma alla fine ci fu la marcia indietro dopo che era stato avvisato il presidente della Regione Nello Musumeci.

Secondo l’accusa, il governatore sarebbe stato ingannato. I dati non erano veritieri. Se così è stato si vedrà, sin d’ora emerge che le procedure di caricamento dei dati sono state lacunose. Potrebbe anche essersi verificato che alla cabina di regia regionale giungessero i dati raggruppati di più giorni, ma dalle intercettazioni emerge che la stesura dei bollettini giornalieri era affidata al caso. I numeri venivano spalmati un tot al giorno e con un occhio a non superare la soglia di allarme. Soglia che venne superata due settimana fa a Palermo.

Il dato su Palermo il 15 marzo è preoccupante: “… ma diventa un problema serio”, dice Di Liberti. “Ma gioia mia io più di darti i dati “, Costa è sicuro dei numeri raccolti dal suo gruppo di lavoro. È stato effettuato il contact tracing e ha chiesto al prefetto e al questore interventi mirati per contenere il contagio.

In particolare, dice il commissario, servono maggiori controlli allo Zen, ma “loro l’unica cosa che sono riusciti a fare, tra sindaco, questore e prefetto fu quello che non fanno fare i mercatini rionali”.

Di Liberti ha un’idea: “… una delle cose che si può fare è di diluirli in due giorni, 355 sono un numero esageratissimo”. Costa: “Va bene secondo me non sono tutti di una giornata, sono… oggi è lunedì e quindi sicuramente…”. Ed ecco l’ipotesi che i dati siano relativi a più giorni. “Ho capitoooo… ma io oggi che ho questi dati, che cosa faccio? Io dico… ne parlo con te”, chiede ancora Di Liberti.

Il commissario risponde: “Li vuoi dividere? Li vuoi dividere… dividili”. La dirigente non è d’accordo: “Nooooo… no, ce ne puoi togliere 60”. Ancora Costa: “Eh… e manteniamoci sui valori di sempre… ora io te li do per provincia perché vedi che abbiamo Caltavuturo… che c’è l’inferno”.

Di Liberti cerca di spiegarsi meglio: “Oggi sono 355… giusto? O ne togliamo 65… li lasciamo a 290, visto che sono quelli di due giorni… ma i 65 glieli mettiamo domani. Oppure niente… lasciamo questi e valutiamo, quello che viene viene”. “Io… io lascerei questi Letizia… ti dico la verità”, conclude Costa.

Di Liberti ne parla con Razza (l’assessore è indagato) e richiama Costa: “Gli ho mandato i dati e Ruggero dice che sono troppi, c’è il problema della domenica e di non darli tutti… di spostarli a domani un poco… ma te lo devo dire però, perché altrimenti…”. Costa: “… va bene gioia mia, certo”.

Il 19 marzo sono le voci di Di Liberto e Razza a finire intercettate. Ci sono 50 nuovi casi di cui 255 a Palermo e 245 in Provincia: “Ruggero, secondo me, noi, Palermo dobbiamo fare zona rossa, 500 positivi solo in provincia di Palermo, di cui 250… non è lunedì e quindi non abbiamo il problema del sabato e domenica, oggi è venerdì e sono quelli di ieri. Abbiamo controllato i laboratori, i comuni…”.

C’è grande fibrillazione. Di sera Razza chiama il presidente della Regione Musumeci: “Ti volevo dire che abbiamo una situazione molto difficile a Palermo e provincia. La incidenza ha superato la quota dei 250 per 100.000 abitanti e solo oggi superiamo i 400 casi solo a Palermo. Si impone la necessità di dichiararla zona rossa”. Musumeci è d’accordo: “E vabbè, ma di fronte a numero del genere”.

Bisogna avvertire il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché e il sindaco Leoluca Orlando. “E certo”, dice Musumeci. Razza: “Il Dipartimento farà la proposta questa sera, decidiamo se glielo vogliamo dire oggi o se glielo vogliamo dire domani, perché se glielo diciamo ad Orlando, Orlando se la vende subito“. Musumeci. “Sì, se la vende subito, il problema è capire se siamo in condizione di potere avvisare poi domani in tempo utile. Questo è il discorso, perché non è che glielo possiamo comunicare due ore prima alla gente”.

All’indomani, il 20 marzo, le cose sono nettamente cambiate. La sera prima fibrillazione, ora tranquillità. “Non ti sei più fatto sentire ieri… non so più niente su Palermo per quanto riguarda la zona rossa”, chiede Musumeci. Razza è rassicurante: “… non ti… abbiamo i dati… è sotto… è abbondantemente sotto i 250…”. Musumeci: “… allora perché mi avevi detto 400”. Ancora Razza: “No… ieri erano 400… ma nella settimana.. eh… sono stati centonovantasei per 100.000 abitanti”. Secondo il gip Caterina Brignone, queste telefonate descriverebbero un possibile inganno ai danni di Musumeci. Se è davvero stato così è presto per dirlo, di sicuro la raccolta dei dati ha mostrato i suoi limiti. Palermo sembrava dovere passare in zona rossa. Nella note il cambiamento di rotta. Solo confusione o c’è altro? I pm sperano di trovare la risposta nei cellulari dell’assessore che sono finiti sotto sequestro.


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