Palermo, la zona rossa e la partita di ping pong della politica

Palermo, la zona rossa e la partita di ping pong della politica

In questa tragedia c'è anche una sfida politica con un obiettivo: non rimanere con il cerino in mano
CORONAVIRUS
di
3 min di lettura

In uno dei pezzi che abbiamo scritto sulla zona rossa a Palermo, c’era una descrizione sportiva degli eventi: la partita di ping pong della politica, con le persone nel ruolo di pallina. Troppe voci discordanti. Troppi numeri ondivaghi. Troppi significati differenti, attribuiti alle percentuali. E troppe narrazioni che non collimano, come se ci fosse una dialettica ostile, anche se non dichiarata, tra le rispettive propagande. Da una parte il Comune di Palermo, con il suo sindaco in testa, dall’altra la Regione, con il suo presidente sulle barricate. Ma non tanto un confronto – diciamo così – tra le istituzioni, piuttosto un braccio di ferro strategico e comunicativo tra Leoluca Orlando e Nello Musumeci che viene da lontano. Sullo sfondo, si colgono le rispettive ansie di non restare con il cerino in mano.

Intendiamoci: tornando alle cose, agli ospedali, ai contagi, alla sofferenza, alla voragine economica, la situazione appare molto seria. Perché è vero che la misura dell’accoglienza nelle strutture sanitarie non è giunta alla disperazione, almeno secondo le statistiche. Ma anche riempire tre quarti del bicchiere del dolore ci mette al cospetto di una catastrofe. Ci sono le file di ambulanze, le varianti, una campagna vaccinale che non è entrata nel vivo. C’è tanta gente fragile e a rischio. Ci sono le voci dei medici che narrano, ogni giorno, un dramma diverso in corsia.

Torniamo alla ‘partita di ping pong’ che traspare già dalle comunicazioni ufficiali. Con la Regione che, attivando il colore rosso specifica: “Le superiori misure sono state adottate a seguito della richiesta del sindaco di Palermo di disporre provvedimenti maggiormente restrittivi rispetto all’attuale ‘zona arancione’ e dopo la relazione in tal senso del Commissario ad acta per l’emergenza Covid dell’area metropolitana di Palermo”. Come dire: citofonare Orlando.

Mentre il primo cittadino incalza: “Nell’auspicio che tutti comprendano veramente e finalmente la gravità della ormai evidente incertezza e contraddittorietà di dati forniti in passato e di pressione sulla situazione e sulla tenuta ospedaliera che sta mettendo a rischio centinaia di vite, non possiamo che ribadire che non è più rinviabile un tavolo di confronto urgentissimo perché il Governo nazionale e quello regionale valutino tutti i provvedimenti necessari a garantire il diritto alla salute ed aiuti veri alle famiglie e alle imprese”. Un riferimento en passant alle ultime vicende di cronaca, per i soldi citofonare Draghi e Musumeci. E il commissario Costa che, a più riprese, “pur condividendo la preoccupazione”, specifica che i numeri “non sono da zona rossa”.

Già, i dati, tirati di qua e di là, con centrali multiple che – a quanto pare li calcolano, li sommano, li dividono e sono, comunque, in molti casi, riferibili alla politica. L’ultima diatriba? Eccola servita. Il commissario Costa dice: “Non ho mai dato al Comune numeri che superavano il limite della zona rossa. Se qualcuno ha fatto altre elaborazioni non sono le nostre. I nostri conteggi non vanno al decisore politico, servono per calibrare la risposta sul territorio. Noi siamo medici”. Un’ulteriore conferma della pluralità di visuali da cui si può osservare una pandemia.

E poi ci sono le aritmetiche di Lampedusa e di Linosa che convergono nel calderone di Palermo. Sicchè Igor Gelarda, capogruppo della Lega in consiglio comunale, attacca: “Vogliamo chiarezza e pulizia. A Palermo la situazione è difficile. Le statistiche dei migranti finiscono qui, mescolate al resto. Con la zona rossa senza controlli e senza ristori si dà la botta finale alle attività commerciali”. E’ davvero possibile che una persona che cerca una vita nuova in Sicilia, a Lampedusa, diventi una cifra nel bollettino della capitale?

La tragedia del Covid è sotto gli occhi di tutti. Forse lo è pure la partita di cui scriviamo. Ognuno deciderà per chi tifare, chi sono i buoni e i cattivi, di chi il torto e la ragione. Non è un argomento molto interessante nel momento in cui si dovrebbe tendere all’unità per combattere il vero nemico. Eppure, il problema sembra quello di non restare con il cerino in mano.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI