"Su don Rugolo accuse gravi, noi eravamo all'oscuro di tutto"

“Su don Rugolo accuse gravi, noi eravamo all’oscuro di tutto”

Dopo l'arresto del sacerdote per violenze sessuali, parla l'associazione da lui fondata

ENNA – “Ci dispiace che a causa dell’accusa rivolta ad un singolo membro, per quanto abbia avuto un ruolo essenziale nella nostra storia associativa, venga compromessa l’immagine di tanti giovani ennesi e della nostra ‘associazione 360′”. Lo afferma ‘l’associazione 360’ sugli arresti domiciliari per violenza sessuale di don Giuseppe Rugolo, il sacerdote di Enna che ne era il fondatore e la guida spirituale.

“Fino ad oggi – si legge in una nota – non ci siamo pronunciati, scegliendo la via del silenzio, per rispetto delle indagini e delle persone coinvolte ma alla luce dei recenti risvolti che coinvolgono don Giuseppe Rugolo, fondatore ed ex guida ed assistente spirituale della nostra associazione, riteniamo opportuno chiarire la nostra posizione. Negli anni – prosegue il documento – sono stati migliaia i giovani coinvolti nelle nostre attività e centinaia le associazioni del territorio con cui abbiamo collaborato credendo in un progetto giovanile in cui ci siamo spesi. Quando Don Giuseppe si allontanò, due anni fa, decidemmo di continuare anche senza la sua presenza ed allora, come del resto sempre, nessuna tra le persone che apprendiamo essere al tempo informate dei fatti ci informò sulla vicenda. La nostra associazione – si sottolinea nella nota – è stata tenuta all’oscuro di tutto e solo dalla stampa abbiamo appreso delle indagini e del contesto accusatorio”.

“Ribadiamo la nostra massima e piena fiducia nella Magistratura e negli investigatori, affinché venga fatta luce su una vicenda che ci addolora fortemente e facciamo nostri i loro appelli. Le accuse, se confermate, sarebbero gravi e moralmente inaccettabili in quanto contrarie anche e soprattutto ai valori che negli anni abbiamo cercato di coltivare. Chiediamo alla città ed alla comunità – chiosa la nota – vicinanza e comprensione: il nostro dolore non è neanche lontanamente paragonabile a quello delle parti in causa ma anche noi, inconsapevolmente, indirettamente e nostro malgrado, siamo vittime di questa triste vicenda”.
(ANSA)


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