Covid, il pronto soccorso si svuota: nessun vaccinato tra i ricoverati

Covid, il pronto soccorso vuoto: nessun vaccinato tra i ricoverati

Ottime notizie dall'ospedale 'Cervello'. Ecco che succede.
OSPEDALE CERVELLO
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2 min di lettura

PALERMONon può essere soltanto il vaccino, anche se ci sta dando una fortissima spinta, perché non siamo tutti protetti. Dietro lo svuotamento del pronto soccorso Covid dell’ospedale ‘Cervello’, a Palermo, deve esserci anche altro. Per esempio – ecco il ragionamento che si fa – l’estate, con il caldo e con le alte temperature che, in Sicilia, già l’anno scorso, hanno fermato la pandemia. Ma, certo, il vaccino, pur tra marce e retromarce, è l’alleato numero uno.

Gli accessi crollano

La buona notizia è il crollo degli accessi, non più trenta giornalieri, ma poche unità. Numeri bassissimi che hanno provocato anche la decongestione del punto di osservazione breve. Questo permette di distanziare i pazienti: ci sono stati falsi tamponi positivi al Covid, con il test rapido, che poi il molecolare ha trasformato in negativi. Ma nessuno è venuto a contatto con altri ‘veri positivi’.

I pazienti non vaccinati

Il problema è un altro. Arrivano ancora persone non vaccinate, con forme importanti di Covid, da tempo in target per la somministrazione. Gli anziani, specialmente. E c’è anche chi, alle prime cure e alla domanda: scusi, lei perché non ha fatto il vaccino?, ha risposto: io il vaccino non lo farò mai…

Nessun vaccinato in corsia

L’altra buona notizia è questa. Tra gli ultimi arrivati in corsia, non ci sono vaccinati, come era accaduto in passato. Un ulteriore punto a favore dell’immunizzazione, nei giorni in cui si parla della variante Delta e del suo presunto potere di ‘bucare’ i vaccini. Resta la prudenza necessaria da mantenere per non vanificare gli sforzi fin qui compiuti.

La questione del personale

Una questione – antichissima – è quella del personale che è comune al ‘Cervello’ e ad altri ospedali. Al pronto soccorso del ‘Cervello’ è stata approvata la nuova pianta organica di trenta medici, dai sedici attualmente previsti. Ma cosa sarà dei ragazzi, i giovani specializzandi, che hanno prestato assistenza durante la pandemia? Sono stati essenziali per fronteggiare l’urto e sono comunque necessari alla sanità siciliana che non viene da un’età dell’oro. Qualcuno, in qualunque scenario, dovrebbe impegnarsi a non disperderne abnegazione e professionalità.


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