“Micciché, Musumeci e le regionali: cosa farò da grande” - Live Sicilia

“Micciché, Musumeci e le regionali: cosa farò da grande”

Le elezioni regionali, le comunali. Intervista a tutto campo a Leoluca Orlando.

CATANIA – Da abile tessitore sta lavorando, non proprio nella penombra, ai prossimi appuntamenti politici. Ma la sua città è diventata invivibile, non c’è pace da vivi, né da morti. Eppure Leoluca Orlando continua a essere Leoluca Orlando. La città è un delirio, ma “il sindaco lo sa fare”. Si muove, con un cuore solo biologicamente a destra, in piedi sulle rovine. Nel suo passato c’è di tutto, anche il ruolo di attore, oltre che di scrittore. Ma adesso la sceneggiatura non è delle migliori. È qui che appare quella che chiama “visione” in vista delle regionali. Sarà un abbaglio, o la sua ennesima vittoria? L’intervista.

Palermo sta vivendo una vera e propria catastrofe. Cosa sta succedendo?

“È una realtà complessa. Per comprendere l’attuale condizione di Palermo bisogna aver chiaro che io, se muoio questa notte, muoio felice. Missione compiuta, non completata, ma compiuta. Perché guardando indietro a cos’era Palermo negli anni, posso dire che c’è stato un grande e profondo cambiamento culturale. Convenienza economica, una città turistica, questo risponde al fatto che ho cercato di portare avanti una visione improntata sul rispetto della visione umana e comunitaria, alternativa agli individualismi e a logiche soffocanti. Mi riferisco a famiglie, clan e parrocchie.

Questa visione è una realtà in cui ci sono anche problemi, molti problemi”.

C’è il rischio che questa visione si sia trasformata in un abbaglio?

“C’è il rischio opposto. Che qualcuno, incolto, trasformi i problemi che ci sono in una clave per distruggere la visione. Fate tutte le critiche che volete nei confronti di un sindaco che è l’unico responsabile, così semplifichiamo tutti i percorsi”.

È vero che lei ha detto “mi nni staiu futtennu”, parlando della mozione di sfiducia?

“Sostanzialmente ho manifestato una forma di distacco rispetto a una polemica che rischia di essere usata come una clava per raggiungere la visione. E io sono convinto che, alle prossime elezioni, la maggioranza dei palermitani sceglierà questa visione perché a conti fatti è conveniente, che ha prodotto notevolissimi cambiamenti. Per definizione le responsabilità sono tutte mie. Tanto che ho detto, ai consiglieri comunali, di presentare una mozione di sfiducia, ma per favore, non bloccate le attività del consiglio comunale non approvando il bilancio consolidato e il piano annuale delle opere pubbliche, per essere appaltate in una città che ha fame di lavoro”.

Torniamo alla visione. Ha detto che prevarrà alle prossime elezioni?

“Sicuramente!”.

Vuol dire che, per consentire la realizzazione della visione, è in corso una strategia?

“Da parte mia sì”.

Cosa sta succedendo?

“Non cado nella trappola dei riferimenti politichesi. Io sto qui a guardare perché sono interessatissimo alle prossime elezioni del 2022, nel senso che farò di tutto per fare affermare questa visione. Mi sto guardando attorno per capire quali forze politiche condividono la visione”.

Per esempio, Miccichè? Qual è la verità?

“Gianfranco Miccichè è un uomo libero, col quale sono stato anche competitor, lui si è candidato sindaco contro di me e ho vinto con larga maggioranza. Ma lui non ha avuto paura di perdere, il centrodestra non trovava un candidato e lui, come sanno fare i politici che aspirano a essere dei leader, ci ha messo la faccia e ha perso. Posso esprimere apprezzamento per il fatto che si sia candidato contro di me? Recentemente ha manifestato l’espressione che considera un errore votare la mia sfiducia. Lo dice lui che rappresenta una forza di opposizione al mio governo. Mi sembra che abbia fatto una dichiarazione di buonsenso. Se si va alla sfiducia vuol dire consegnare Palermo alla gestione commissariale. Se qualcuno ritiene di votare la mozione di sfiducia lo faccia, ma posso indignarmi quando vedo interminabili sedute di consiglio comunale inconcludenti, evitando di affrontare i temi fondamentali, come il piano delle opere pubbliche che vale 550 milioni di euro.

Non mi conforta il dire che il consiglio comunale se non approva queste delibere va al consiglio comunale per responsabilità”.

Lei si candiderebbe come presidente della Regione?

“Non credo che sia questo in agenda. Sono pronto fare tutto il necessario per fare affermare la mia visione

Un nome, c’è un nome per il quale si spenderebbe?

“No”.

Nel centrosinistra non è tutto lineare

“Non entro in questo gioco che è un carnaio, che serve a dare a qualche illustre sconosciuto un po’ di visibilità. Io spero che alle prossime elezioni regionali possa vincere la visione di questi anni e questa visione possa diventare una visione regionale. È lo stesso sogno che avevo nel 2001, quando mi candidai alla Regione e non fui eletto. Il corpo elettorale non scelse me come presidente della Regione, ma Cuffaro. Io ebbi il doppio dei voti di Cuffaro, ma la coalizione prese la metà dei voti.

Il mio sogno è sempre lo stesso. Poter morire felice dicendo di aver compiuto la mia missione. Come sindaco di Palermo posso dirlo. Come cittadino del mondo, no”.

Qual è il suo giudizio sull’operato di Nello Musumeci?

“Io credo che il governo Musumeci si è trovato a gestire una situazione drammatica lasciata dal governo precedente, avendolo denunciato come Anci più volte. Dal 2014 l’Anci che io rappresento ha sempre parlato di una Regione in stato di calamità istituzionale”.

Questo era il governo Crocetta

“Sì e Crocetta dirà che era colpa di Lombardo, Lombardo che era colpa di Cuffaro. Il governo regionale di Musumeci ha cercato di affrontare i problemi ma non ha sciolto i nodi strutturali. Ma soprattutto non è riuscito ad avere autorevolezza nei confronti dei governi nazionali, che sono cambiati tre volte. La più grande responsabilità del governo regionale è che conti poco sul tavolo nazionale”.

Dal punto di vista pratico?

“Lo dice il presidente della Regione. C’è una insufficienza della burocrazia, lo ha detto anche in occasione del giudizio di rendiconto”.

Ma lei non sta bocciando, quindi, Nello Musumeci?

“Io ho un rapporto istituzionale con lui, lo considero politicamente alternativo, ma faccio il sindaco di Palermo e sono presidente dell’Anci”.

Non lo promuove, ma non lo boccia, giusto?

“Gli parlo, sarebbe utile tagliare i ponti e non dialogare?”.

Io le chiedo solo di esprimere un parere

“Il mio parere è assolutamente insufficiente rispetto alle esigenze della Regione, ma questo è il governo e con loro devo dialogare”.

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