PALERMO – Il Partito Democratico siciliano dice “no ai cambi di casacca” all’Assemblea Regionale Siciliana e presenta una proposta di modifica al regolamento interno dell’ARS per introdurre, a partire dalla prossima legislatura, alcuni provvedimenti volti a scoraggiare il fenomeno.
Nel caso in cui un deputato decida di lasciare il Gruppo del partito o della lista con la quale è stato eletto, o il Gruppo al quale si è iscritto al momento dell’insediamento, le principali modifiche proposte dal PD prevedono tagli alle indennità e la decadenza dalle cariche interne dell’Ars, cioè nell’Ufficio di Presidenza o nelle Commissioni parlamentari. Queste misure, che prendono spunto da altri ordinamenti a partire da quello europeo prevedono, come unica possibilità di modifica dello status di appartenente ad un Gruppo che si realizza all’inizio della legislatura, la figura del “deputato non iscritto ad alcun Gruppo” che conserva, come ovvio, le proprie prerogative parlamentari ed istituzionali ma che ma che decade dalle eventuali cariche acquisite in quanto rappresentante di quel Gruppo corrispondente alla formazione politica nelle cui liste è stato eletto. Inoltre, il “deputato non iscritto” perderebbe il diritto ad usufruire del contributo previsto per il funzionamento dei Gruppi e del relativo personale.
Il testo, presentato in commissione Regolamento, è sottoscritto dal capogruppo Giuseppe Lupo (che è anche componente della commissione), dal segretario regionale Anthony Barbagallo e dai deputati del gruppo PD all’Ars Giuseppe Arancio, Michele Catanzaro, Antonello Cracolici, Nello Dipasquale e Baldo Gucciardi.
“Siamo di fronte ad un fenomeno, se non ad un vero e proprio ‘malcostume politico’, che in questa legislatura ha raggiunto numeri imbarazzanti – dice segretario regionale del PD Anthony Barbagallo – come si evince anche da numerose votazioni a Sala d’Ercole. Deputati che cambiano partito e coalizione con totale spregiudicatezza e si trasformano in ‘stampelle della maggioranza’ sulla base di una vera e propria campagna acquisti da parte di alcune forze parlamentari. Chiediamo che il testo venga calendarizzato al più presto all’esame della commissione per il Regolamento e ci auguriamo che su questo tema si possa aprire un dibattito alla luce del sole tra tutte le forze parlamentari”.
“Nel pieno rispetto delle norme Costituzionali che impediscono il vincolo di mandato – dice il capogruppo Giuseppe Lupo – queste proposte di modifica al regolamento interno dell’Ars intendono porre dei paletti per tutelare il rispetto delle scelte degli elettori che sono stanchi di votare candidati che poi, una volta eletti, fanno scelte diverse se non addirittura opposte rispetto a quelle indicate in campagna elettorale. E che oltretutto prima, grazie al partito con il quale sono stati eletti, ottengono ruoli istituzionali anche di primo piano ad esempio nelle delle commissioni o nell’Ufficio di presidenza dell’Ars, e poi cambiano partito se non addirittura coalizione. Si tratta di modifiche che entrerebbero in vigore dalla prossima legislatura e che servirebbero a rendere più corretto e coerente il rapporto tra cittadini e classe politica”.
“Un’ eventuale stretta conto i cambiacasacca? Il M5S sarebbe favorevole senza se e senza ma. Questo fenomeno è un vile, vergognoso tradimento agli elettori, e pertanto è inaccettabile, specie se, come spesso avviene, i voltagabbana finiscono per fare da stampella al governo cui gli elettori gli avevano dato mandato di fare ferrea e sana opposizione”.
Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars Giovanni Di Caro, riferendosi alla proposta di modifica del regolamento dell’Ars avanzata dal Pd. “Lo abbiamo sempre detto e ripetuto, se qualcuno, per i più disparati motivi, non si ritrova più nei valori e nella condotta della forza politica che rappresenta, può benissimo uscire dal gruppo parlamentare, ma contemporaneamente, per rispetto degli elettori, dovrebbe avere la correttezza di dimettersi, continuando magari a fare politica da semplice cittadino, fuori dalle istituzioni”.
“Vergognoso – continua Di Caro – mantenere anche ruoli nell’ufficio di presidenza, ottenuti col partito cui sono state voltate le spalle. Questo in futuro non dovrebbe essere più tollerato e, soprattutto, permesso. Rispetto alla proposta del Pd – conclude Di Caro – non solo siamo favorevoli, ma saremmo ancora più rigidi, visto che noi, a differenza del Partito democratico, non abbiamo mai contemplato l’eventualità che qualche fuoriuscito da altri partiti potesse entrare a far parte del nostro gruppo”.