Mattarella: "Borsellino e Falcone saranno sempre esempio"

Mattarella: “Borsellino e Falcone saranno sempre esempio”

Le parole del Capo dello Stato
LA COMMEMORAZIONE
di
10 min di lettura

ROMA – “L’attentato di via D’Amelio, ventinove anni or sono, venne concepito e messo in atto con brutale disumanità. Paolo Borsellino pagò con la vita la propria rettitudine e la coerenza di uomo delle Istituzioni. Con lui morirono gli agenti della scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. La memoria di quella strage, che ha segnato così profondamente la storia repubblicana, suscita tuttora una immutata commozione, e insieme rinnova la consapevolezza della necessità dell’impegno comune per sradicare le mafie, per contrastare l’illegalità, per spezzare connivenze e complicità che favoriscono la presenza criminale”. Lo scrive in un messaggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“Paolo Borsellino, e come lui Giovanni Falcone – prosegue -, sapevano bene che la lotta alla mafia richiede una forte collaborazione tra Istituzioni e società. Per questo si sono spesi con ogni energia. Da magistrati hanno espresso altissime qualità professionali. Hanno intrapreso strade nuove, più efficaci, nelle indagini e nei processi. Hanno testimoniato, da uomini dello Stato, come le mafie possono essere sconfitte, hanno dimostrato che la loro organizzazione, i loro piani possono essere svelati e che i loro capi e i loro sicari possono essere assicurati alla giustizia. Per questo sono stati uccisi. Non si sono mai rassegnati e si sono battuti per la dignità della nostra vita civile. Sono stati e saranno sempre – sottolinea il capo dello Stato – un esempio per i cittadini e per i giovani. Tanti importanti risultati nella lotta alle mafie si sono ottenuti negli anni grazie al lavoro di Borsellino e Falcone. La Repubblica è vicina ai familiari di Borsellino e ai familiari dei servitori dello Stato, la cui vita è stata crudelmente spezzata per colpire le libertà di tutti. Onorare quei sacrifici, promuovendo la legalità e la civiltà, è un dovere morale che avvertiamo nelle nostre coscienze”.

“A 29 anni dalla Strage di via D’Amelio, l’Italia non dimentica il giudice Paolo Borsellino. L’esplosione che il 19 luglio 1992 uccise il magistrato e gli agenti della sua scorta – Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina – ci ammonisce che nella lotta alla mafia nessun compromesso può essere tollerato. A quasi 30 anni di distanza è inaccettabile che non si sia arrivati a una reale ricostruzione dei fatti. Solo la piena verità può consentire alla giustizia di liberare l’Italia da questo peso doloroso e insostenibile”. Lo ha dichiarato il Presidente del Senato Elisabetta Casellati in occasione del 29° anniversario della Strage di via D’Amelio.

“Quando commemoriamo uomini come Paolo Borsellino, il dovere della memoria non deve essere fine a sé stesso, ma deve sempre richiamare il valore di una salda responsabilità civile, ispirata ai principi della Carta costituzionale, che faccia di noi una comunità sempre più unita nella solidarietà, nella giustizia e nel progetto, irrinunciabile, di un Paese finalmente libero dalle mafie”. Lo afferma il presidente della Camera Roberto Fico nell’anniversario della strage di via D’Amelio.

“La strage di via D’Amelio – sostiene Fico – è una delle ferite più dolorose della storia repubblicana. A meno di due mesi dalla bomba che sventrò l’autostrada a Capaci un altro ordigno uccise il magistrato Paolo Borsellino. E con lui i componenti della sua scorta: Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina, anch’essi fedeli servitori dello Stato. Ricordare chi ha sacrificato la propria vita per amore della propria comunità, della legalità, dello Stato significa anche ricordare la poderosa reazione che l’Italia ebbe. La nostra democrazia non si è mai ripiegata su se stessa, ma ha saputo difendersi e reagire: perfezionando una normativa per contrastare il fenomeno mafioso; agendo sul piano della giustizia sociale; creando le condizioni per un vasto movimento associativo che ha contribuito a diffondere una rinnovata mentalità di impegno civile, legalità e trasparenza. Il Parlamento sta portando avanti un prezioso lavoro con la decisione della Commissione antimafia di desecretare documenti acquisiti nel corso di inchieste svolte dal 1963 al 2001, partendo proprio dalle audizioni del giudice Borsellino. Una scelta coerente con ciò che la Camera sta facendo in questi anni per gli iter di declassificazione degli atti delle commissioni d’inchiesta”. “La criminalità organizzata però non è ancora sconfitta. La mafia assume costantemente volti e forme diverse e l’impegno per combatterla richiede il contributo delle migliori energie del Paese. Ciascuno deve poter concorrere a plasmare una coscienza civile che, nelle grandi come nelle piccole scelte del quotidiano, rinneghi il fenomeno mafioso nella sua interezza e, ciò che più conta, dimostri come la forza morale di chi ha combattuto la mafia, anche a costo della propria vita, non è andata perduta ma si è ramificata nella società, rendendola più forte, più critica e consapevole”, conclude.

 “In questo 29esimo anniversario della strage di Via D’Amelio tornano alla mente le immagini terribili dell’attentato, degli effetti devastanti dell’autobomba che stroncò la vita di Paolo Borsellino e di cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e di Emanuela Loi. Per chi ha vissuto quei giorni la memoria di quell’orrore è indelebile, ma conforta che il ricordo delle vittime resti vivo a dispetto del tempo passato e che sia diventato patrimonio di tutti, anche di chi quel giorno non era nato”. Lo ha detto la professoressa Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone, il giudice ucciso a Capaci e presidente della Fondazione che del magistrato porta il nome.

“Con Paolo Borsellino, che rimase al suo posto pur sapendo di rischiare la stessa sorte di Giovanni Falcone, non ricordiamo solo l’uomo, le sue grandi qualità, il suo coraggio, ma soprattutto i suoi valori, quel senso di giustizia e di libertà che deve ispirarci tutti. – aggiunge Maria Falcone – La Fondazione Falcone in questo 29esimo anniversario dell’attentato ha voluto manifestare la sua gratitudine a Borsellino facendo omaggio alla sua famiglia e alla città di Palermo di un murale che lo raffigura e che è stato realizzato vicino a quello che ritrae Giovanni Falcone”. 

“Abbiamo chiamato l’opera, di Andrea Buglisi, ‘La Porta dei Giganti’ in memoria di due uomini che hanno lasciato un ricordo indelebile e che sono tornati vicini, come vicini sono stati in vita, sulle facciate di due palazzi di questa nostra città che ha tanto bisogno di bellezza e riscatto”, conclude. 

“È passato un altro anno dalla morte di Borsellino e il suo ricordo è più vivo che mai. Zio Paolo, come voleva lo chiamassi, è il giudice che mi ha convinto a diventare testimone di giustizia e mi ha reso la donna che sono. Oggi sarò a Palermo per onorare la sua memoria, ma questo non basta. Per rendere omaggio a un così grande servitore dello Stato servono fatti, non parole vuote. Possiamo e dobbiamo farlo da subito, a partire dalla ricerca della verità sulla sua morte, dalla riforma della giustizia – che al momento non mi pare vada nella giusta direzione – e dal controllo dei soldi che arriveranno con il Recovery fund”. Così Piera Aiello, deputata di Italia dei Valori e testimone di giustizia sotto scorta.

“Il 19 luglio del 1992, la criminalità organizzata sferrava un altro duro colpo al cuore dello Stato: pochi mesi dopo la morte del giudice Falcone, la mafia – con la sua furia criminale – uccise anche il giudice Paolo Borsellino. A distanza di anni, noi continuiamo a ricordare il sacrificio di chi ha donato la propria vita per difendere la Legalità e la Giustizia. La sua memoria, il suo esempio e il suo insegnamento resteranno impressi nelle nostre menti e nelle nostre coscienze. Paolo Vive, nel ricordo di tutte le persone perbene”. Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.

“‘Contro la mafia serve la buona politica’. Era il 1989 quando Paolo Borsellino pronunciò questa frase, parte di un audio inedito recentemente ritrovato. Una registrazione di sorprendete attualità che racconta il coraggio e la determinazione del magistrato ucciso il 19 luglio 1992 nella strage di via D’Amelio in cui persero la vita anche 5 servitori dello stato: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina”. Così in un post su Facebook il presidente di Italia Viva Ettore Rosato “Vite stroncate, di chi si batteva per la giustizia, la legalità, per un’Italia più libera e giusta. Nel loro ricordo il nostro impegno quotidiano come rappresentanti delle Istituzioni deve essere massimo, contro ogni tipo di mafia”.

“La strage di via d’Amelio, che seguiva di appena 57 giorni quella di Capaci, significava un attacco allo Stato, un attacco alla democrazia. Il magistrato soprattutto quando impegnato, così come lo erano stati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, è espressione dello Stato di diritto, della Giustizia. Attaccare la giurisdizione significa voler indebolire la democrazia e quindi attaccare lo Stato come un vero e proprio atto di guerra” così il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, ai microfoni di Uno mattina Rai. “Con quella strage nasceva credo in ciascuno di noi una reazione forte, un impegno da moltiplicare proprio per conseguire al più presto i migliori obiettivi che consentissero di indebolire le mafie, la camorra e tutte le altre organizzazioni mafiose. Mi ricordo che in quel giorno ero a casa, leggendo i verbali di collaboratori di giustizia, da poco era entrata in vigore la legge che aveva istituito il nuovo circuito giudiziario antimafia secondo le volontà di Giovanni Falcone, che istituiva la direzione distrettuale antimafia e la direzione nazionale antimafia, con il compito di approfondire il contrasto alle mafie e quindi e portare avanti le indagini in questo campo. Borsellino era un magistrato di estremo rigore morale, di eccezionale professionalità e specializzazione nelle investigazioni sulle mafie; portatore, con Giovanni Falcone e Rocco Chinnici, della cultura del coordinamento e della condivisione delle conoscenze nelle indagini; protagonista di frequenti incontri con i giovani studenti ai quali divulgava i valori dello Stato di diritto e la cultura della legalità: un uomo straordinario.”, ha concluso De Raho.

Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, insieme all’assessora alla Scuola Giovanna Marano, hanno partecipato questa mattina all’iniziativa “Coloriamo via D’Amelio”, la manifestazione organizzata in occasione dell’anniversario della strage di via d’Amelio, dove il 19 luglio del 1992 persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina e Vincenzo Li Muli. “Partecipare a Coloriamo via D’Amelio, insieme ai bambini – ha detto il sindaco – significa testimoniare il profondo cambiamento della città non governata più dalla mafia. E che si apre al futuro con i loro sorrisi, la loro gioia e con l’Albero della Pace, simbolo di speranza e di cambiamento. La scuola fa comprendere com’è diversa e migliore la vita senza la criminalità mafiosa”. L’assessora Marano ha sottolineato “l’importanza che attività creative, laboratori e animazioni rivolte a bambini e ragazzi assumono nel processo di costruzione della memoria e della legalità. La presenza ancora una volta di migliaia di ragazzi e ragazze, di bambini e bambine, di tanti laboratori educativi cittadini è un grande elemento di speranza per il futuro di Palermo e un segnale del cambiamento culturale già in atto e irreversibile. Partecipazione e ricordo – ha concluso – sono elementi fondamentali affinché i giovani possano sviluppare senso civico e coltivare la cultura della vita”.

‘Contro la mafia serve buona politica’. Nel solco delle parole di Paolo Borsellino, eroe, senza volerlo, del nostro tempo, il ricordo del sacrificio suo e della scorta non sia solo commemorazione ma rinnovato e concreto impegno perché la Sicilia si affranchi dal giogo di tutte le mafie, riaffermando ogni giorno i principi di legalità e giustizia”. Lo dice il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, nell’anniversario della strage di via D’Amelio.

CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI