Casse vuote, "bilanci falsi": il paradosso degli uomini di Orlando

Casse vuote,”bilanci falsi”: paradossi degli uomini di Orlando

Oggi si chiedono lacrime e sangue mentre un'intera classe dirigente è finita sotto inchiesta

PALERMO – L’intera burocrazia comunale sotto accusa. Il terremoto giudiziario travolge innanzitutto numericamente il palazzo di città. Un’intera classe dirigete, a partire dal sindaco Leoluca Orlando, è indagata per i falsi nei bilanci comunali. L’inchiesta della Procura di Palermo ipotizza che l’equilibrio fra entrate e uscite che deve stare alla base di un bilancio comunale sia stato taroccato.

Una situazione contabile artefatta

Le entrate sarebbero state sovrastimate e le uscite sottostimate per fare quadrare i conti. Se la fotografia dei numeri fosse stata reale e non artefatta, ed ecco l’ipotesi al vaglio degli investigatori, le casse comunali sarebbero andate in default.

Senza i presunti falsi nei bilanci il dissesto sarebbe stato inevitabile già da tempo, soprattutto negli anni in cui si spendevano soldi che probabilmente il Comune già non aveva (dal Festino alle assunzioni, alle stabilizzazioni), a cavallo fra il primo e il secondo mandato del sindaco Leoluca Orlando.

Spesi i soldi che non c’erano

Palazzo delle Aquile avrebbe viaggiato al di sopra delle proprie possibilità. Come? Prevedendo, ma è solo un esempio, di incassare 85 milioni di euro di multe per infrazione al codice della strada, di cui in realtà solo 25 milioni accertate. E riproponendo le stesse cifre nell’anno seguente, senza tenere conto che di soldi ne erano stati raccolti poco più di un quarto di quelli previsti. Stessa cosa per la riscossione della Tari e della Tarsu, i condoni e i contributi di edificabilità. Oppure dichiarando di avere debiti con le partecipate, ad esempio la Rap, nettamente inferiori alla realtà. E si parla di milioni di euro.

Il paradosso dell’ex assessore

La sezione di controllo della Corte dei Conti negli ultimi ha più volte puntato il dito contro i bilanci del Comune, facendo emergere un paradosso che oggi viene riproposto dalla cronaca. Ed è quello di Luciano Abbonato, che è stato assessore al Bilancio del Comune di Palermo e oggi è consigliere laico di quella Corte dei Conti che aveva messo sotto accusa proprio i numeri di Palazzo delle Aquile. L’ulteriore tassello è che il controllore Abbonato oggi fra i 24 indagati.

Oggi lacrime e sangue

Di paradossi ne ce sono altri. Ad esempio quelli che riguardano Bohuslav Basile (ragioniere generale) e Sergio Pollicita (capo di gabinetto di Orlando) che oggi doverebbero contribuire al piano di rientro dei conti approvato dal Consiglio comunale dopo che, così sostiene l’accusa, avrebbero avuto un ruolo falsi dei bilanci finiti sotto la lente di ingrandimento dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria. Lo scorso settembre è iniziato l’iter di pre dissesto dell’ente al quale mancano ben 80 milioni di euro per chiudere il bilancio.

Non ci sono soldi per riparare le strade, si fanno pochissime manutenzioni nelle scuole, tante strade non sono illuminate. Oggi si annunciano lacrime e sangue, mentre ieri, ed è il cuore dell’inchiesta, si sarebbe speso molto più di quanto si potesse.


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