Roberto Alajmo, scrittore e intellettuale, se non si offende…
“Non mi offendo, ma non sono, purtroppo, Leonardo Sciascia”.
Perché davanti allo sfascio di Palermo gli intellettuali tacciono?
“Un po’ mi brucia, devo ammetterlo. Ma non è del tutto vero. Scrivi su facebook, e chi ti ascolta? I tempi sono cambiati”.
In che senso?
“L’immenso Sciascia scriveva sulle colonne del ‘Corriere della Sera’ e un altro gli rispondeva per le rime, magari su un giornale altrettanto forte. Oggi sui social verrebbe massacrato da una folla di anonimi”.
Perché siamo arrivati a questo?
“Perché uno vale uno. Ricorda? Oggi, Sciascia varrebbe quanto, con rispetto parlando, lo scemo del villaggio. E poi Sciascia scriveva, Pasolini scriveva. Ma mentre scrivevano, proprio negli stessi anni, l’Italia dissipava se stessa. Erano ascoltati ma non seguiti: la borghesia è andata da una parte, cultura e intelligenza dall’altra”.
Torniamo a oggi. Gli orlandiani e i cinque stelle occupano il consiglio comunale, cosa ne pensa?
“Mi sembrano gli ultimi giapponesi nella giungla, tagliati fuori. L’ho detto anche alla deliziosa e generosa Valentina Chinnici. Non sanno che la guerra ormai è perduta. E attenzione, mi metto nel mazzo. Tra gli sconfitti ci sono anche io”.
Perché?
“Perché ho creduto in Leoluca Orlando. Mi cospargo il capo di cenere e per penitenza, al prossimo giro, prometto che non appoggerò nessuno. Voterò, ma non prenderò posizioni pubbliche. Un turno di riposo può farmi solo bene”.
Come vede il sindaco?
“Come una persona immersa nel potere da troppo tempo. Il potere distorce la materia alla stregua dei buchi neri. Ti fa credere a una realtà che non esiste più. E’ successo anche a me, nel mio passaggio da direttore al Teatro Biondo. Se hai potere, i rapporti con le persone sono falsati, nonostante le ottime intenzioni di tutti”.
Ma se le capitasse di andare a cena con il sindaco Orlando, cosa gli direbbe?
“Non potrebbe accadere mai”.
E se vi trovaste allo stesso tavolo?
“Mi alzerei. Leoluca Orlando è stato la più grande delusione umana e politica della mia vita. E non posso nemmeno perdonarlo: si perdonano i nemici, gli amici mai”.
In cosa è rimasto deluso?
“Nel vedere le condizioni di Palermo. Abbiamo fatto un bellissimo giro e siamo tornati al punto di partenza, forse peggio. Io una città così incanaglita non me la ricordo, nemmeno ai tempi pessimi di Ciancimino. Anzi, sa che le dico? Questa Palermo è perfino peggio di quella di Ciancimino, perché la speranza è andata perduta”.
Ma Orlando non è Ciancimino, su questo siamo d’accordo.
“Non c’è alcun dubbio, parliamo di personaggi incomparabili, nella sua complessità Orlando è molto meglio, ci mancherebbe. Tutti conosciamo la storia. Resta fermo che questa città oggi mi sembra anche peggiore, sotto certi punti di vista. Non nego i progressi del recente passato: ma la storia ti giudica per quello che lasci, non per quello che hai fatto”.
E con il prossimo sindaco di Palermo…
“Sarà ancora peggio”.
Addirittura?
“Sì, neanche Un superuomo ce la potrebbe fare, viste le condizioni di partenza. Vedo alcuni che potrebbero essere bravi sindaci e altri che, purtroppo, saranno ottimi candidati”.
Qual è la differenza?
“Che i primi sono sicuramente persone perbene. Ma non prendono voti”.