Covid, l'appello del primario: "Serve il lockdown" - Live Sicilia

Covid, l’appello del primario: “Serve il lockdown”

Parla Vincenzo Provenzano, direttore dell'Uoc Medicina e diabetologia dell'ospedale 'Civico' di Partinico e direttore medico del Covid Hospital

PALERMO – Il Covid fa paura: l’appello per chiudere tutto. “A chi ci governa faccio un appello: serve un lockdown di 15-20 giorni. Chiudiamo tutto per bloccare questa marea montante omicida. In caso contrario non usciremo da questa situazione e si rischia tra un paio di settimane, quando arriverà il picco dei contagi dopo le festività natalizie, di trovarci davanti a una catastrofe”. A lanciare l’sos con l’Adnkronos è Vincenzo Provenzano, direttore dell’Uoc Medicina e diabetologia dell’ospedale ‘Civico’ di Partinico e direttore medico del Covid Hospital.

“Non ci sono più posti”

Davanti all’impennata dei contagi trainata dalla nuova variante Omicron fuori dal nosocomio è stata montata una tensostruttura. Ospedali da campo allestiti in tutta fretta per consentire ai pazienti di scendere dalle ambulanze e avviare la loro presa in carico cercando di dare una boccata di ossigeno a pronto soccorso e reparti sempre più in affanno. A Partinico come a Palermo. “Qui abbiamo dovuto aprire un altro piano, non ci sono più posti. Stiamo riempiendo tutto, arrivano da ogni parte”, dice Provenzano senza nascondere la propria preoccupazione. Chi contrae la malattia e finisce in corsia nella maggior parte dei casi non è vaccinato. “Sono l’80 per cento, il restante 20 per cento è formato da vaccinati con seconda dose da più di quattro mesi ma con patologie pregresse”. In questi ultimi giorni anche all’ospedale di Partinico come in quelli di Palermo si è assistito a un’escalation di ricoveri. ” Sono dieci volte di più. Cerchiamo di fare posti dappertutto, sembra di essere in guerra”, dice il direttore del Covid
Hospital. A essere cambiata è la malattia, che non è, però, meno grave. “Continuare a ripetere che la variante Omicron è poco più di un raffreddore è un errore – taglia corto -. Non è affatto meno virulenta. Lo è nei soggetti vaccinati con terza dose, che rischiano, però, di essere, in quanto paucisintomatici, vettori del contagio,
rendendo praticamente impossibile la tracciabilità”. In chi non è vaccinato la malattia è “devastante”, anche tra i giovani. “Non si tratta più solo di un’infezione respiratoria, ma una di una patologia multiorgano – avverte Provenzano -. E’ una malattia completamente nuova e chi non è protetto dal vaccino si infetta in
maniera dannata e grave. Abbiamo avuto, persino, il caso di un giovane di 30 anni che ha rischiato di morire per un’occlusione intestinale”. Ecco perché l’appello a vaccinarsi da solo non basta.


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