Meloni, Musumeci, Schifani. Fatto il governo nazionale, in attesa di quello regionale, considerati gli addendi, i fattori e le inclinazioni, cosa può cambiare per la Sicilia? Cominciamo dall’ultimo degli elementi a disposizione: la Sicilia. Terra derelitta in un periodo drammatico per tutti, sommandosi le antiche piaghe ai problemi recenti. Il caro bollette in una economia disastrata raggiunge livelli tragici. Giuseppe Russello, presidente di Sicindustria Palermo, lo ha detto chiaramente: “Non può (la politica, ndr) lasciare le persone nella disperazione. La Germania aiuta le sue imprese, dall’alto di una economia più solida della nostra. Le imprese italiane, dunque, si confronteranno sul mercato con un gap enorme. E presto, se non cambiano le cose, ci sarà da gestire la cassa integrazione in massa”.
Alla luce di una potenziale catastrofe imminente, cosa dicono le notizie che arrivano dai Palazzi del potere? Cerchiamo di analizzare il contesto. Giorgia Meloni (nella foto tratta dal sito della Presidenza della Repubblica), nuova premier, e il presidente della Regione, Renato Schifani, vengono descritti “in buoni rapporti”. Il governatore è un forzista, ma sarebbe riduttivo circoscriverlo nel perimetro di una squadra. E’ uno sperimentato uomo delle istituzioni ed è, anche, il candidato vittorioso del centrodestra, indicato, in Sicilia, dall’attuale presidente del Senato, Ignazio La Russa (siciliano), dunque da Meloni e Fratelli d’Italia, dopo il ‘no’ di Gianfranco Miccichè al Musumeci bis. Significa che ci sarà un filo diretto tra Palazzo Chigi e Palazzo d’Orleans, al netto di ogni descrizione? Significa semplicemente che, nel computo dei rapporti umani, sempre condizionanti perfino in politica, gli inquilini dei vertici sono persone che si parlano e che hanno una certa vicinanza.
C’è poi Nello Musumeci, insignito del rango di ministro senza portafoglio, per una sorta di ‘pagherò’ romano, dopo la sua rinuncia a dare battaglia fino all’ultimo per la candidatura. La dicitura ‘Politiche del Mare e Sud’ può essere un titolo suggestivo o un campo per azioni, magari fortemente simboliche, nel senso del Mezzogiorno, un bilanciamento di occhi ritualmente puntati soprattutto al Nord. Ecco perché ci pare di potere dire, senza entrare nel discorso strettamente partitico, che qualcosa potrebbe cambiare per la Sicilia, se non altro in termini di ribalta.
E forse non è nemmeno un caso che si ricominci a parlare di Ponte sullo Stretto, un argomento affrontato dal neo-ministro delle Infrastrutture, il leghista Matteo Salvini. Boutade o impegno? Si vedrà. Ma, tra fili più o meno diretti tra i palazzi e un ex governatore siciliano nella squadra meloniana, l’indirizzo di un successo o di un fallimento, per l’Isola, è già noto prima di cominciare. Ed è rassicurante sapere che c’è sempre un gentiluomo siciliano alla Presidenza della Repubblica. (Roberto Puglisi)