L’ultimo suo impegno da vice presidente sarà lunedì prossimo, quando rappresenterà la Regione siciliana alla cerimonia di commemorazione per il 30/esimo anniversario dell’uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Poi Massimo Russo, l’ex magistrato antimafia che lavorò al fianco di Paolo Borsellino, chiuderà la sua esperienza di “tecnico” prestato alla politica firmando la lettera di dimissioni. Resterà solo alla guida dell’assessorato alla Salute – ma senza partecipare alle riunioni di giunta – fino alle prossime elezioni di ottobre.
Una richiesta avanzata dalla stesso governatore Lombardo, per garantire la continuità amministrativa, a conclusione di un lungo incontro avvenuto ieri sera. Un “chiarimento” tra il presidente e il suo vice che non é servito per far cambiare idea a Russo, il quale ha ribadito la sua intenzione di tornare a fare il magistrato. “E’ stato un colloquio leale, franco ed emotivamente intenso”, afferma Russo rivelando di avere dato del ‘tu’ al Governatore per la prima volta dopo quattro anni. “Ci siamo guardati negli occhi – aggiunge – ripercorrendo le tappe di questa esperienza amministrativa che io giudico esaltante perché mi ha consentito di lavorare per la mia terra”. Lombardo ha riconosciuto il grande risultato ottenuto dall’ assessore che, attraverso una riforma duramente osteggiata da diverse forze politiche, anche all’interno della maggioranza, è riuscito sostanzialmente ad azzerare il deficit astronomico della sanità siciliana: 617 milioni di euro. Ma tutto questo non è stato sufficiente a far cambiare idea all’ex Pm, che pure era stato indicato come uno dei ‘papabili’ per la corsa a Governatore: “Ho detto a Lombardo che le nostre strade si sono separate definitivamente e irrimediabilmente, che questa politica non sa coltivare la speranza e costruire un futuro”.
Russo ha spiegato a Lombardo i motivi del suo dissenso, dovuto soprattutto all’accordo siglato dagli autonomisti dell’ex Mpa che hanno deciso di sostenere la candidatura di Gianfranco Micciché: “Con tutto il rispetto nei suoi confronti – dice – si tratta di una persona lontana da me in modo siderale. Micciché è amico di Berlusconi e Dell’Utri, mentre i miei punti di riferimento sono Borsellino e Falcone; lui pensa di cambiare la Regione perché amico di banchieri e imprenditori, io credo che bisogna creare condizioni di legalità, trasparenza e affidabilità perché banche e imprese investano in Sicilia; dice di avere fatto uso di droghe pesanti da giovane mentre io, pur non essendo un bacchettone, non ho mai fumato nemmeno uno spinello; sostiene che occorre ‘derattizzare’ la burocrazia, io sono invece per una riorganizzazione in grado di rendere efficiente la macchina burocratica rispettando la dignità di chi lavora all’interno della Regione”. Ma l’obiettivo del vice presidente sono soprattutto quelli che lui definisce “avvoltoi e rapaci”, cioé “quei politici che si autoperpetuano per coltivare i loro interessi”.
Eppure in molti, anche tra i suoi colleghi, non avevano nascosto riserve e perplessità quando Russo decise di lasciare la Dda di Palermo per entrare nel governo di Raffaele Lombardo, poi coinvolto in un’inchiesta per mafia. Una situazione imbarazzante per l’ex Pm, che tuttavia riconosce al Governatore “una grande sensibilità istituzionale, visto che si è dimesso prima ancora di un rinvio a giudizio e di fronte a un’imputazione coatta decisa dal Gip dopo una richiesta di archiviazione da parte della Procura”. Russo ribadisce, tuttavia, le sue critiche a Lombardo: “Nel corso dell’incontro di ieri gli ho detto che ha fatto molti errori, a cominciare dalla decisione di candidare il figlio e fare l’accordo con Micciché. Lui mi ha invitato a rifletterci perché in politica non bisogna mai dire mai, gli ho risposto che non sono un politico e che questa politica non la capisco né la voglio capire. Per questo torno a fare il magistrato”.
(di Francesco Nuccio – tratto da Ansa)