PALERMO – La capitaneria di porto di Palermo e la stazione navale della guardia di finanza di Palermo hanno eseguito 5 misure cautelari personali (arresti domiciliari con applicazione di braccialetto elettronico) e contestualmente sequestrato in via diretta e per equivalente una somma di circa 57.900 euro quale provento del reato, perpetrato per quasi due anni, di cattura e commercializzazione di specie ittiche protette.
Sono state eseguite altresì quattro perquisizioni che hanno consentito di rinvenire e porre sotto sequestro svariate attrezzatura da pesca, tra cui mute e scooter acquatici, per un valore totale di circa 5 mila euro.
Gli indagati, cinque soggetti palermitani, sono accusati di essersi associati tra loro, avvalendosi di una stabile struttura organizzativa allo scopo di commettere una serie indeterminata di reati (art. 452 bis, 648 c.p.), tutti connessi al massivo prelievo ed alla commercializzazione delle specie ittiche denominate Riccio di mare e Oloturie (quest’ultima, nei Paesi Asiatici, in particolare in Cina, oltre ad essere considerata una prelibatezza gastronomica di lusso viene venduta tra 10 e 600 $/Kg con punte di 3000 $/Kg, a seconda della specie), perturbando così il relativo habitat marino e sottomarino.
L’indagine ha origine nel mese di dicembre 2020 e si è sviluppata nel corso degli anni con una serie di attività che hanno permesso di accertare un traffico illegale di circa 140.000 ricci e 137 kg di oloturie, con conseguente danno ambientale sia per le stesse specie oggetto di cattura, già a rischio di estinzione, che per l’intero ecosistema marino.
In particolare, la sussistenza nel caso di specie dell’ipotesi di inquinamento ambientale, attuato perturbando il relativo habitat marino e sottomarino delle specie protette, mediante il prelievo indiscriminato, con cadenza continua ed incessante, veniva accertato grazie all’esperimento di una consulenza tecnica di impatto ambientale che dava atto di una compromissione/deterioramento significativi e misurabili della popolazione di Riccio di mare e Oloturie, che ha determinato così un significativo squilibrio dell’ecosistema marino associato e della biodiversità correlata ai fondali della Sicilia Sud Occidentale, in quanto la condotta degli indagati avrebbe comportato una drastica e visibile eliminazione degli esemplari di P. Lividus e H. Poli ivi esistenti, lambendo il disastro ambientale.
La complessa operazione sottolinea ancora una volta il costante presidio attuato sul territorio dalla Capitaneria di Porto e dalla Guardia di Finanza a difesa della legalità, alla salvaguardia e tutela dell’ambiente e degli stock ittici ed al contrasto di tutti quei comportamenti illeciti in grado di minare la sana e leale concorrenza tra gli operatori del mercato, danneggiando le imprese ed i lavoratori onesti e, più in generale, l’economia del nostro Paese.