CATANIA – Sant’Agata, il beato Pino Puglisi e la piccola Iulia Florentina. Ma anche la violenza contro le donne, i tumori al seno e la partecipazione dei devoti agatini al bene della città. Monsignor Barbaro Scionti, parroco della Cattedrale e veterano della Festa, parla a tutto campo con LiveSicilia prima di immergersi nei giorni più intensi dell’anno. “Diciamo spesso che Agata è nel dna dei catanesi, beh, se così fosse Catania sarebbe una città meravigliosa, ma non lo è. I semi seminati nelle nostre vite devono portare frutto”, ha ammonito.
Quello di Agata è un messaggio di guarigione. “L’apostolo Pietro, inviato da Cristo, la guarisce dalle sue ferite, accogliendo una parola che supera il dolore e infonde speranza”, spiega Scionti. “Il mio augurio ai devoti è di accogliere, dallo sguardo della Santa, una parola che possa servire a seminare bene e a costruire bene la vita quotidiana”, ha detto. Sant’Agata deve “essere quello specchio entro il quale guardarci”.