Cuffaro: il video con Falcone a Samarcanda resta su You Tube

Cuffaro perde la causa, il video con Falcone a Samarcanda resta su Youtube

I fatti del 1991. L'ex governatore: "Fango contro di me"

PALERMO – Niente risarcimento dei danni e il video resta on line. Il giudice della prima sezione civile di Palermo Michele Guarnotta ha respinto il ricorso dell’ex presidente della Regione siciliana Totò Cuffaro. Lo ha condannato pure a risarcire 6 mila euro a You Tube Llc Google Ireland per le spese di giudizio.

No al risarcimento

L’attuale segretario nazionale della Dc chiedeva un risarcimento danni di 250 mila euro per la mancata rimozione del video in cui il politico, allora giovane esponente della Dc, intervenne nella puntata speciale di “Samarcanda” e del “Maurizio Costanzo Show”.

Il programma, andato in onda il 26 settembre 1991, fu una staffetta dal Teatro Parioli di Roma al Biondo di Palermo. Erano i giorni successivi all’omicidio di Libero Grassi, l’imprenditore assassinato per essersi ribellato al pizzo.

“Giornalismo mafioso”

Nel video Cuffaro difendeva la Democrazia cristiana del tempo. “C’è in atto una volgare aggressione alla classe dirigente migliore della Democrazia cristiana in Sicilia. Il giornalismo mafioso che è stato fatto stasera fa più male alla Sicilia di dieci anni di delitti…“, disse fra le altre cose davanti agli ospiti della trasmissione.

In teatro ad ascoltarlo c’erano il giudice Giovanni Falcone, Claudio Fava, Giovanni Impastato e Rita Dalla Chiesa. L’intervento di Cuffaro finì in alcuni video su YouTube. Alcune di queste clip vennero riproposte in diversi canali con titoli in cui si affermava che Cuffaro aggrediva o attaccava Falcone.

Negli anni scorsi l’ex governatore ottenne da YouTube che quattro dei cinque contenuti indicizzati venissero tolti dal contenitore di Mountain Valley.

Ne rimane uno disponibile online dal titolo “Cuffaro da Santoro e Costanzo davanti al giudice Falcone”, video del quale il fondatore della Nuova democrazia cristiana ha chiesto la rimozione e il risarcimento per “lesione dell’onore e della reputazione scaturenti dalle pubblicazioni di commenti diffamatori da parte degli internauti a corredo dei video postati”.

Cosa scrive il giudice

Il giudice Guarnotta ha sottolineato come la clip non abbia contenuti diffamatori. “Non riporta alcuna affermazione offensiva limitandosi, invero, a riportare – si legge nella motivazione – una circostanza oggettivamente reale quale la partecipazione del ricorrente alla celeberrima staffetta televisiva condotta da Santoro e Costanzo alla presenza del giudice Falcone”.

La replica di Cuffaro

“Da anni sono costretto a richiedere che dalla rete internet sia rimossa una notizia tanto falsa quanto odiosa: ovvero, che nel 1991, innanzi a Santoro e Costanzo, avrei attaccato Giovanni Falcone – spiega Cuffaro -. E, periodicamente, sono costretto a chiedere ai miei legali di inviare diffide, avviare azioni e mediazioni contro giornali, blogger, utenti vari e leoni da tastiera, che a corredo di tali video mi insultano e mi minacciano di morte senza ritegno. Lo faccio non solo per tutelare la mia reputazione, ma anche per evitare che la figura dell’eroe e martire Giovanni Falcone venga strumentalizzata per fini opachi”.

“La società americana, nonostante diffide e istanze di mediazione avviate sin dal 2020 nel rispetto della normativa vigente, ha ritenuto di rimuovere i contenuti diffamatori solo dopo avermi costretto ad avviare una causa. Addirittura, aveva perfino negato la legittimazione passiva al giudizio – prosegue -. Ebbene, non può essere questa la sede per “appellare” puntualmente una sentenza che ritengo, a dir poco, sorprendente, ma un fatto non può non essere sottolineato”.

“Mai attaccato Falcone”

“Se è vero, come riconosce lo stesso giudice Guarnotta, che non ho mai attaccato Falcone nella trasmissione del 1991, perché Youtube può continuare a mantenere on line contenuti diffamatori che, come attestato da una perizia forense regolarmente depositata in atti, sono stati solo apparentemente rimossi dalla rete e restano visibili a tutti gli utenti? E’, infatti, sufficiente un semplice click per modificare le impostazioni e rendere visibili quei contenuti che la società sostiene essere stati rimossi”.

“Magari, di questo passo, si finirà con il dire che essere accusati di aver aggredito Falcone, in fin dei conti, sarà falso ma non è diffamatorio – conclude il segretario della Dc. Se per qualcuno non è diffamatorio essere contrapposto a Falcone, lo è certamente per me. Se non vi è diffamazione, vi è certamente lesione dell’identità personale, sulla cui domanda non si trova risposta nella sentenza. Ad ogni modo, continuerò a confidare nella giustizia ma prima ancora proverò a raggiungere una intesa con controparte. Perché mi interessa che questo fango venga finalmente rimosso dal web”.


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