PALERMO – “Non può essersi ucciso, non può averlo fatto. È successo qualcosa in quella casa. Qualcuno ha fatto del male a Mario”, continua a ripetere il padre. L’ipotesi del suicidio non convince i familiari di Mario Biondo e da oggi neppure la Procura della Repubblica.
Le indagini sul decesso del cameraman palermitano si spostano da Madrid, città in cui è morto, a Palermo, città dove era nato e dove è stato sepolto. Il prossimo passaggio dell’inchiesta sarà la riesumazione della salma del trentenne trovato cadavere nel maggio scorso in una bella casa della capitale spagnola. I carabinieri del Reparto territoriale del comando provinciale di Palermo hanno raccolto la denuncia dei familiari della vittima. Da qui l’apertura di un fascicolo da parte dell pocuratore aggiunto Maurizio Scalia e del pubblico ministero Calogero Ferrara.
Si parte dai tanti, troppi dubbi su cosa sia veramente accaduto ad inizio estate. E dell’accorato appello dei familiari di Biondo: “Non aveva alcun motivo per ammazzarsi”. Perché mai un uomo deve decidere di togliersi la vita in momento in cui la stessa gli offre gratificazione personale e professionale? “Non si comprende per quali ragioni non siano stati eseguiti gli accertamenti tecnico- scientifici nella casa”, aggiunge l’avvocato Toni Palazzotto, che assiste la famiglia Biondo.
Biondo viene trovato senza vita il 30 maggio. La moglie, Raquel Sanchez Ilva, famosa conduttrice televisiva spagnola, cerca di contattarlo al telefono. Mario non risponde. La donna racconterà che, preoccupata, ha chiesto alla domestica di andare a controllare in casa. E la colf trova Mario impiccato in salone. Ha una pashmina di seta legata al collo e fissata ad una libreria di metallo. Nei familiari nascondo i primi dubbi. Mario è in piedi, con le ginocchia leggermente piegate. Non è la tipica posizione di un morto suicida.
Questi i fatti, a cui segue il chiacchiericcio che riempie le pagine dei giornali scandalistici spagnoli. Cominciano a circolare strane voci: da un gioco di autoerotismo finito in tragedia all’uso di cocaina. Sono voci che la famiglia Biondo, già provata dalla tragedia, non intende ingoiare in silenzio. E si rivolge alla magistratura spagnola. L’iter per avere notizie e carte processuali è piuttosto complicato. “Appresa la notizia siamo andati subito in Spagna – ricorda oggi il padre Giuseppe -. Siamo rimasti lì cinque giorni. Dopo il funerale del 6 giugno aspettavamo notizie. Niente. Solo bugie e ricostruzioni discordanti. Il 25 luglio siamo andati di nuovo a Madrid. Finalmente ci hanno date le carte che non chiariscono nulla. Anzi, è tutto più complicato – aggiunge Giuseppe Biondo -. Ci dicono che mio figlio aveva dei lividi nelle gambe. Che c’entrano con il suicidio?”.
“Infarto dovuto a soffocamento. Probabile suicidio”: il caso è chiuso. La frase è un pugno nello stomaco dei familiari. Ripensano alla vita di Mario e si convincono sempre di più che c’è dell’altro sotto. Non pronunciano la parola per rispetto nei confronti degli investigatori, ma è chiaro che pensano all’omicidio.
Mario Biondo aveva lavorato come cameraman per l’Isola dei famosi, il popolare programma televisivo condotta da Simona Ventura. Poi era andato a Madrid dove aveva trovato posto nella troupe per la versione spagnola del reality show. Durante le riprese in Honduras aveva conosciuto la bella e famosa Raquel. Una passione travolgente la loro, culminata nel matrimonio celebrato a Taormina. Ed era anche arrivata la grande proposta: la regia di un programma per Telecinco. Poprio all’indomani della morte, Mario aveva un appuntamento per comprare una nuova attrezzatura. Era al settimo cielo, raccontano i familiari. Familiari che non vedeva l’ora di riabbracciare. Era tutto pronto, biglietti compresi. I genitori, Santina e Giuseppe, i fratelli, Andrea ed Emanuele, sarebbero volati in Spagna il 19 luglio per una vacanza. Ci sono andati, invece, per vedere un cadavere.
La notte del decesso Mario aveva chattato su Facebook e Whatsapp con i fratelli. C’è traccia dei contatti sul suo pc fino alle 24, 06. E’ lo stesso computer su cui ha lavorato fino all’1, 18. La morte viene collocata intorno alle 4 del mattino. Cosa è successo in quelle tre ore? “Qualcuno ha fatto del male a Mario – ripete il padre Giuseppe -, aveva parlato in chat con il fratello, ma non si erano neppure salutati. Di punto in bianco si lasciano senza uno ciao. Non può essere. È successo qualcosa in quella casa”. Ai carabinieri guidati dal colonnello Enrico Scandone, al pocuratore aggiunto Maurizio Scalia e al pm Geri Ferarra il compito di scoprire cosa.