MESSINA – Il professor Michele Limosani, docente di Economia pubblica e prorettore dell’Università di Messina, è il vero “motore” assieme al suo collega Josè Gambino, del progetto dell’area metropolitana di Messina. L’argomento è di stringente attualità in questi giorni in Sicilia. “Il rilancio economico del paese – afferma Limosani – sarà necessariamente trainato dalle città metropolitane. Entro questa settimana si attende la costituzione della città metropolitane siciliane alle quali si aggiungeranno Trieste e Cagliari. Le città di Messina, Catania e Palermo, quindi se l’Ars approverà l’istituzione delle città metropolitane anche nella nostra Regione, potranno entrare a far parte del “C15”, cioè il Club delle 15 città metropolitane italiane”. Secondo il docente si tratta di un club ristretto e selezionato che, nel dialogo diretto con il governo nazionale e la Commissione europea, sarà chiamato a definire le linee strategiche e progettuali sulle quali impegnare le future risorse finanziarie europee.
L’Europa cosa chiede?
“Lo sviluppo locale richiede una dimensione metropolitana; la competizione in Europa è ormai tra territori e non tra singoli comuni. L’Unione Europea incoraggia le politiche comprensoriali, delle città metropolitana e di area vasta in ambito urbano che mettono insieme più comuni in alcuni casi appartenenti a più province e anche a diverse regioni. L’accordo di programmazione Stato Regioni siglato dal Ministro Trigilia espressamente prevede l’attribuzione di fondi alle città metropolitane e alle aree vaste in ambito urbano (agenda urbana), così come, è ormai a tutti noto, viene espressamente previsto un PON sulle città metropolitana, con risorse finanziarie destinate alle tre città metropolitane, si parla di circa 100 milioni di euro per ogni città siciliana. Una situazione quindi che lascia già presupporre il ruolo strategico che in futuro ricopriranno le città metropolitane rispetto ai liberi consorzi dei comuni che rischiano di rimanere in un cono di ombra se non agganciate in modo strutturale alle città metropolitane”.
I profani si chiedono quali sono le loro funzioni.
“Le città metropolitane dovranno mettere in campo dei veri e propri strumenti di programmazione e pianificazione strategica. Ma tutto questo dipenderà dalla funzioni e dalle competenze che la Regione vorrà attribuire alle nascenti città metropolitana e di cui, è risaputo, il disegno di legge in discussione all’Ars non fa cenno. Sono fiducioso che nel richiamo del principio di autonomia, tanto rivendicato a livello regionale rispetto allo governo nazionale, ma scarsamente applicato poi, al livello delle autonomie locali, e coerentemente al principio di sussidiarietà si penserà a trasferire tutte quelle funzioni che renderanno autonoma dal punto di vista politico, amministrativo e gestionale la città metropolitana”.
E la dimensione?
“Il territorio delle città metropolitane con l’attuale testo del disegno di legge in discussione all’Ars coinciderà, nella fase iniziale, con quello dei rispettivi comuni. In teoria, in assenza di future adesioni dei comuni appartenenti all’area metropolitana individuate con decreto del presidente della Regione del 1995, le città metropolitane corrono il rischio di essere mono-comunali. Ora, ciò costituisce una peculiarità tutta siciliana. Gli studi teorici relativi alle città metropolitane e tutti i modelli operativi esistenti, e che costituiscono le frontiere avanzate dello sviluppo in Europa, concordano su un punto fondamentale: non possono essere definite “città metropolitane” città con estensione solo monocomunale per un motivo molto semplice, in quanto le città metropolitane costituiscono enti di area vasta e con tale configurazione devono essere istituite e rese operative. Difatti nelle aree più evolute d’Europa si tratta di enti che sovrintendono a territori pluricomunali”.
Quale proposta per la nostra Isola?
“Per costituire in Sicilia città metropolitane di eccellenza, una possibilità potrebbe essere quella di emendare l’attuale disegno di legge ampliando il territorio delle città metropolitane per Messina, Catania e Palermo oltre gli attuali confini del Comune capoluogo per farlo coincidere inizialmente con quello delle aree metropolitane istituite con DDR del 1995, lasciando la possibilità ai comuni appartenenti alla città metropolitana di confermare la propria adesione e di consentire ai comuni inizialmente non appartenenti alla città metropolitana di potervi aderire”.
Infine, quali potrebbero essere i riflessi nazionali?
“Gli industriali nel manifesto sulle città metropolitane apparso di recente sul Sole 24 ore hanno espresso preoccupazione sulla proposta Del Rio laddove il disegno prevede la possibilità di istituire ulteriori città metropolitane, rispetto a quelle previste dal progetto originario. In questo modo, dicono gli industriali, si rischia di snaturare il concetto stesso di Città Metropolitana, che diventerebbe una semplice variante delle province; una preoccupazione condivisa, peraltro, dallo stesso Ministro Del Rio, che si è impegnato a sostenere correttivi in sede di approvazione. Non vorrei che a livello nazionale oltre alle voci critiche e di dissenso a quello che a prima vista appare un privilegio tutto siciliano, ossia quello di individuare tre città metropolitane, si aggiungesse il coro di coloro che sostengono che la classe politica siciliana ha deciso di istituire città metropolitana che per dimensione non diventeranno mai ‘Global City’ e neanche ‘Euro City’ ma solo ‘Insula city’”.