PALERMO – Il percorso che porterà alla definizione della lista dei candidati del Movimento 5 Stelle al Comune di Palermo, e poi al nome del candidato sindaco, è ancora lungo ma la campagna elettorale sui social network è già decisamente aperta. Post sponsorizzati su Facebook, endorsement sotterranei a questo o a quel candidato a suon di like e tag e tentativi di accreditamento più o meno fittizio presso i “vertici” del Movimento hanno fatto storcere il naso agli attivisti locali di lunga data, che hanno anche aperto un fronte contro i portavoce nazionali, “accusati” di parteggiare per questo o quel candidato, pur essendo lontani dalla realtà cittadina per via degli incarichi nella Capitale. La partita è quanto mai delicata visto anche che le amministrative di Palermo rappresenteranno per i 5 Stelle una prova generale per la corsa a Palazzo d’Orleans.
L’uso spregiudicato dei social network, e di Facebook in particolare, ha costretto lo staff liste civiche a correre ai ripari e, pochi giorni dopo il termine per la presentazione delle autocandidature, tutti i partecipanti hanno ricevuto una mail in cui si chiede espressamente di “non rilasciare dichiarazioni pubbliche in tal senso e di non partecipare ad eventi pubblici”. “Comportamenti contrari al rispetto dell’iter costituiranno valutazione sull’accettazione o meno della proposta di candidatura”, è specificato in calce alla comunicazione. Come dire: andateci piano, che ancora non siete mica candidati!
L’ITER – Le autocandidature presentate sono state 122 e sono ancora al vaglio dello staff di Milano del movimento di Beppe Grillo, che deve preliminarmente verificare il mero rispetto delle regole (fedina penale pulita, nessuna candidatura precedente con partiti politici, iscrizione al sito del Movimento 5 Stello al 30 giugno 2016) e vagliare eventuali segnalazioni “per fatti gravi e circostanziati” che riguardino i candidati.
L’esito della prima scrematura delle candidature arriverà presumibilmente tra domani e l’inizio della prossima settimana, dopo un passaggio formale svolto dai cinque deputati nazionali pentastellati di Palermo (Chiara Di Benedetto, Giulia Di Vita, Loredana Lupo, Claudia Mannino, Riccardo Nuti) che stanno analizzando i curriculum dei diversi soggetti.
I nomi che saranno ammessi dovranno produrre una lettera e un video di presentazione e parteciperanno successivamente alle cosiddette “comunarie”, una votazione sulla piattaforma Rousseau, da cui verranno fuori i quaranta candidati al Consiglio comunale. Infine, le dieci persone più votate delle “comunarie” – o le cinque persone più votate, ancora non è stata presa una decisione ufficiale in merito – torneranno sulla piattaforma digitale per le “sindacarie”, da cui uscirà il nome di chi correrà per la carica di primo cittadino. La partecipazione a questa ultima fase, però, non sarà automatica: i soggetti coinvolti dovranno accettare o meno la candidatura per le “sindacarie”, perché gli attivisti vogliono scongiurare la possibilità di ritrovarsi con un candidato sindaco che non si senta pronto per una sfida così importante.
TENSIONI INTERNE – Il gruppo territoriale del Movimento 5 Stelle di Palermo sta seguendo tutto il procedimento con la massima attenzione, e con un pizzico di tensione, che non ha mancato di creare anche qualche attrito con i rappresentanti nazionali. Rivendicando il lavoro svolto negli ultimi anni, in cui si sono preparati instancabilmente, sin dalla fondazione del Meetup, per questo appuntamento elettorale, stilando via via un programma ben dettagliato sull’amministrazione futura della città, gli attivisti di Palermo non sono disposti a correre rischi. Il progetto deve essere credibile e si devono evitare attacchi strumentali, soprattutto in una competizione che si svolge praticamente “a livello portineria”, con il pettegolezzo e la calunnia sempre dietro l’angolo. Dunque, ben vengano le autocandidature e la votazione in Rete, nel rispetto di uno dei principi fondamentali dei grillini, ovvero quello di tenere sempre in considerazione il volere della base, ma attenzione a non far passare nomi sgraditi o pericolosi. L’esperienza di Roma e della Raggi insegnano.
Tra i nomi in ballo, infatti, si distingue sottobanco tra “candidati di Roma” e “candidati di Palermo”. Tra i primi spicca su tutti il marito della deputata M5S Loredana Lupo, Riccardo Ricciardi, che preoccupa perché potrebbe esporre il Movimento 5 Stelle ad accuse di nepotismo (come successe, per esempio, nel caso di Azzurra Cancelleri, sorella dell’ex candidato per Palazzo d’Orleans, Giancarlo Cancelleri).
Tra i nomi graditi alla base di Palermo ci sono, senza dubbio, i nomi di Adriano Varrica, tra i fondatori del Meetup e responsabile di molte iniziative del Movimento 5 Stelle sui temi ambientali; Daniela Tomasino, ex presidente di Arcigay Palermo e attivista per i diritti Lgbt. Poi, c’è Samantha Busalacchi, collaboratrice del gruppo M5S dell’Ars e attivista grillina della prima ora, che sembra conquistare il gradimento di tutti. Infine, ci sono anche i cosiddetti “outsider”, come il giornalista sportivo William Anselmo e Igor Gelarda, fondatore di un sindacato di polizia, che fanno parte di quelle autocandidature a sorpresa che gli attivisti stanno studiando e di cui è difficile, ad oggi, prevedere il futuro.
Colpi di scena sono attesi già con l’esito della prima scrematura da parte dello staff e, formalmente, del gruppo dei cinque deputati nazionali. Una cosa, però, è certa: per Italia 5 Stelle, a Palermo il 24 e il 25 settembre, i giochi dovranno essere chiusi, perché quell’appuntamento nazionale, con tutti i big del Movimento riuniti al Foro italico, sarà anche il momento in cui i grillini apriranno la campagna elettorale e non ci sarà più spazio per i tentennamenti e i contrasti interni.