La storia infinita dei pannoloni | Tentata concussione per l'appalto - Live Sicilia

La storia infinita dei pannoloni | Tentata concussione per l’appalto

La sede dell'Asp in via Giacono Cusmano

Si aggrava la posizione processuale dell'ex manager del'Asp 6 (nella foto) Salvatore Cirignotta.

Salvatore Cirignotta

PALERMO – C’è una nuova contestazione che aggrava la posizione processuale dell’ex manager dell’Asp 6, Salvatore Cirignotta. Finora gli era stata contestata la turbativa dell’appalto da 42 milioni per la fornitura di pannoloni, ma adesso sui aggiunge l’accusa di tentata concussione. È stato il pm Pierangelo Padova a formulare la “contestazione suppletiva” accolta dal giudice. E così il processo è stato assegnato al Tribunale in composizione collegiale.

La vicenda dell’appalto riguarda la fornitura dei pannolini per tutte le aziende sanitarie siciliane, fatta eccezione per  l’Asp di Palermo dove il servizio, già in corso, è il frutto della tormentata gara su cui ha indagato la magistratura.

Il 31 gennaio 2013 l’avvocato Fabio Damiani, presidente della commissione per la gara e oggi alla guida della “Centrale unica di committenza”, chiede un incontro urgente al governatore Rosario Crocetta e all’assessore alla Salute, Lucia Borsellino. Racconta delle pressioni subite il giorno prima dal manager Cirignotta, ex magistrato. La sera qualcuno armato di coltello lo attende uscire dall’ufficio per strappargli la borsa che contiene i documenti della gara. Dentro c’è pure l’iPhone con cui Damiani dice di avere registrato le parole di Cirignotta. Crocetta e la Borsellino corrono in Procura assieme ad Antonio Candela, allora direttore amministrativo e oggi alla guida dell’Asp 6, il primo a raccogliere lo sfogo di Damiani e a indirizzarlo in Procura.

E parte l’inchiesta. Alla fine i pm contestano a Cirignotta di essersi attivati per favorire il rappresentante siciliano di una multinazionale. Incontrando Damiani nel suo ufficio l’allora manager gli avrebbe promesso avanzamenti di carriera se avesse accettato i suoi desiderata. Bisognava, però, strappare i verbali già fatti dalla Commissione e scriverne dei nuovi. Da qui l’ipotesi di turbativa d’asta. Secondo il pm, però, il comportamento di Cirignotta, in quanto pubblico ufficiale, configurava il reato di tentata concussione. Di parere opposto i legali dell’ex manager, secondo cui, sarebbe stato violato il principio del ne bis in idem: i fatti sono uguali a quelli contestati all’inizio. È passata la linea della Procura.


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