PALERMO – L’Ars ha approvato la legge che sposta ancora più in là le elezioni per le ex Province siciliane. Per il voto se ne parlerà in autunno, quando potrebbe essere giunto il giudizio della Corte costituzionale nei confronti della legge approvata la scorsa estate con la quale si è reintrodotto il voto diretto per i presidenti e i consiglieri.
La legge approvata in estate, infatti, prevedeva il ritorno alle urne “alla prima tornata utile per le elezioni amministrative del 2018”: un periodo compreso tra il 15 aprile e il 30 giugno 2018. In particolare, il giorno buono sarebbe stato il 10 giugno, data in cui si voterà, appunto, in molti Comuni siciliani. Quella stessa legge prorogava automaticamente gli incarichi dei commissari fino al 30 giugno.
Nel resto d’Italia, intanto, si è votato già con elezioni di secondo grado (votano soltanto sindaci e consiglieri comunali). Per questo motivo, la legge regionale fu impugnata dal Consiglio dei ministri.
La nuova norma, approvata dall’Ars spinge più in là la data buona. Non più in occasione delle più vicine elezioni comunali, ma “in concomitanza del turno straordinario delle elezioni amministrative”. Cioè in una domenica compresa tra il 15 ottobre e il 15 dicembre. E intanto, i commissari vecchi e nuovi possono rimettersi comodi: resteranno in carica, come prevede questa norma del governo, fino alla fine dell’anno. A quel punto i commissariamenti avranno toccato la cifra record di sei anni.
“Perdiamo tempo a dibattere di una legge che verrà sicuramente impugnata definitivamente dalla Corte Costituzionale. E noi del M5s – ha detto Giancarlo Cancelleri, vicepresidente grillino dell’Ars – vi diremo ‘ve l’avevamo detto’. Volevamo per una volta essere uguali agli altri, al resto d’Italia e invece siamo qui a parlare di leggi diverse che fanno comodo a qualche partito”.