PALERMO – “Lavoravano” fianco a fianco. Eppure, a giudicare dalle parole intercettate, Gregorio Palazzotto aveva una pessima considerazione del cugino Domenico Palazzotto e di Pietro Magrì. Sono stati tutti e tre arrestati nel blitz Apocalisse del 2014. Lo scorso aprile Gregorio Palazzotto, considerato il capomafia dell’Arenella, è stato condannato in appello a vent’anni di carcere. Il cugino Domenico ha avuto 16 anni e 10 mesi. Otto anni la condanna inflitta a Magrì.
Intercettando i colloqui in carcere con la compagna si è scoperto che Gregorio Palazzotto non era tenero con il cugino: “… cornuto… si sta riparando dietro le sue spalle… hai capito…e io l’ho capita la situazione… poi quando esco io..”. Le “spalle” erano quelle di Giuseppe Corona, uomo chiave del blitz dei finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria che ha portato all’arresto di 28 persone. Corona era “come un padre” per Domenico Palazzotto.
Ancora più sprezzante erano le parole rivolte a Pietrò Magrì. “Balla di merda” lo definiva Gregorio Palazzotto. Magrì per un periodo avrebbe scalato il vertice della famiglia mafiosa. “Ma dice che sta uscendo quello… e lui se ne sta andando forse…”, commentava la donna. “…è morto il cane, anzi…”, aggiungeva lapidario Gregorio Palazzotto. “Quello che sta uscendo” viene identificato in Vincenzo Di Maio, storico boss della zona che effettivamente meno di un anno dopo avrebbe finito di scontare una lunga pena. È stato arrestato alcuni mesi fa: una volta fuori sarebbe tornato nel giro, scalzando la concorrenza.