PALERMO – Quasi due miliardi e mezzo di euro. È quanto la Sicilia rischia di perdere se all’Ars non approveranno il taglio dei vitalizi per gli ex parlamentari. Il calcolo, ancora approssimativo, è stato fatto dagli uffici del gruppo parlamentare del Movimento 5 stelle dopo l’approvazione della legge di stabilità nazionale. “Per il privilegio di pochi, si rischia di tagliare i soldi di tutti”, dice Giancarlo Cancelleri, il vicepresidente grillino dell’Ars, che aggiunge: “La norma parla chiaro: o ci adeguiamo o a pagare saranno tutti i cittadini siciliani”.
Il messaggio, stavolta, non è rivolto soltanto al presidente del Parlamento regionale Gianfranco Miccichè, che dovrà farsi carico della modifica regolamentare e sottoporre la questione all’Aula, ma anche al presidente della Regione Nello Musumeci che fino a qualche tempo fa aveva parlato di “volontà sacra del Parlamento”, intendendo di non voler entrare nelle questioni che riguardano l’Assemblea regionale siciliana. “Fino a oggi se n’è lavato le mani – prosegue il grillino – ora è direttamente coinvolto e le conseguenze, se non si agisce a Palazzo dei Normanni, le pagherà direttamente il suo governo”. A rispondere per la Giunta è l’assessore all’Economia Gaetano Armao: “Ma chi ha detto che non ci adegueremo? La legge è legge e come tale va rispettata. Dura lex sed lex, la disobbedienza civile esiste soltanto nelle dittature, nei paesi democratici esistono altre forme di contestazione. in ogni caso, parlare di tagli è come fasciarsi la testa prima di essersela rotta”.
La Finanziaria nazionale, in pratica, impegna le Regioni a procedere con il ricalcolo dei vitalizi degli ex parlamentari sulla scorta di quanto già fatto alla Camera e al Senato. “I criteri e i parametri per la rideterminazione dei trattamenti previdenziali e dei vitalizi – è scritto nella norma – sono deliberati in sede di Conferenza permanente Stato-Regioni entro il 31 marzo 2019, al fine di favorire l’armonizzazione delle rispettive normative. In caso di mancato raggiungimento dell’intesa entro il 31 marzo 2019, le regioni e le province autonome provvedono in ogni caso a rideterminare i trattamenti previdenziali e i vitalizi secondo il calcolo contributivo entro i termini previsti”.
A questo punto, dunque, nonostante la questione sia già stata affrontata in tre sedute del Consiglio di presidenza dell’Ars, le regole per “tagliare” i vitalizi arriveranno da Roma, dalla Conferenza presieduta da Stefano Bonaccini, che si riunirà il prossimo 17 gennaio e, presumibilmente, comincerà a valutare le procedure da seguire. Questo, a meno di impugnative da parte delle Regioni – che la Sicilia comunque non può presentare per via dell’accordo firmato di recente – o di soggetti che si rivolgano a un giudice per tutelare il proprio diritto al vitalizio.
“I vitalizi per gli ex deputati saranno solo un brutto ricordo – prosegue Cancelleri -. Peccato per l’Ars e per Miccichè: potevano tagliare in autonomia, scrivendo la storia, invece della storia saranno solo tristi spettatori passivi”. Alle regioni inadempienti, detta la legge, “non è erogata una quota pari al 20% dei trasferimenti erariali a loro favore, diversi da quelli destinati al finanziamento del servizio sanitario nazionale, delle politiche sociali e per le non autosufficienze e del trasporto pubblico locale”.
Il “no” alla proposta del M5s all’Ars di tagliare i vitalizi era arrivato con una relazione tecnica firmata dagli uffici della Ragioneria di Palazzo dei Normanni per cui provvedimenti di questo genere “sembrano configurare una misura impositiva fiscale, in violazione dei principi di uguaglianza, in quanto imposta a una sola categoria di soggetti”. Inoltre, all’Ufficio di presidenza è arrivata anche una “memoria procedimentale” dell’Associazione ex parlamentari dell’Ars che “contesta la legittimità” di una eventuale delibera “avente oggetto la rideterminazione dei vitalizi” in quanto “in contrasto con diverse norme e principi costituzionali”.
Su richiesta del parlamentare regionale del Pd, Nello DiPasquale, gli uffici Ars hanno quantificato “l’ammontare dell’eventuale credito di imposta che andrebbe riconosciuto agli ex deputati cessati dal mandato nel caso in cui si adottasse la proposta di modifica regolamentare, ovvero 17 milioni di euro”. Miccichè, nel corso del Consiglio di Presidenza del 13 novembre, fece presente ai componenti che per “qualunque decisione in merito alla proposta di modifica del sistema dei vitalizi degli ex deputati dell’Ars, è necessario che si tenga indenne il patrimonio dell’Assemblea”.
Tutte questioni di cui, adesso, si dovrà fare portavoce Armao in sede di Conferenza Stato-Regioni. L’Ars può ancora decidere di procedere autonomamente? “Sì – spiega l’assessore all’Economia – ma a questo punto conviene che le regioni si pronuncino dopo la mappatura delle indennità che sarà stabilità a livello nazionale”.