"Avevo 21 mesi e mio papà fu ucciso | I 'figli di mafia' cambino tutto" - Live Sicilia

“Avevo 21 mesi e mio papà fu ucciso | I ‘figli di mafia’ cambino tutto”

Parla il figlio del caposcorta di Falcone. E dice: "Devono prendere le distanze"

Giovanni Montinaro
di
2 min di lettura

PALERMO Giovanni Montinaro aveva ventuno mesi quando suo padre Antonio morì sull’autostrada, il 23 maggio 1992, con i suoi colleghi Rocco Dicillo, Vito Schifani, con Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. La strage di Capaci. Le immagini di repertorio. L’asfalto squarciato. Le lacrime. Poi sarebbe toccato a Paolo Borsellino.

Antonio Montinaro era il caposcorta. Sua moglie. Tina, in una intervista, lo descrive così: “Io ho saputo subito chi era e cosa faceva. Sapevo che il suo lavoro era pieno di rischi, che proteggeva, con i suoi coraggiosi compagni, l’esistenza del giudice Falcone. Ma non volevo una persona diversa, mi piaceva come era, con le sue scelte, con il suo ardimento, con la sua intelligenza, con la sua pulizia. Quando ami qualcuno, accetti tutto il pacchetto”.

Giovanni non ha avuto un padre accanto, suo malgrado. Non l’ha avuto per i primi passi. Non l’ha avuto per i compleanni. Si è dovuto inventare tutto, compresa la memoria. Sulla questione dei figli della mafia è reciso, ed è comprensibile che lo sia: “C’è chi vuole una vita normale? Va bene, ma per ottenerla devono prendere le distanze dalla figura del padre. E devono farlo con decisione, senza tentennamenti, soprattutto nei risvolti concreti, nei benefici che possono avere ricevuto. C’è chi ha tratto molto benessere dalle azioni dei genitori e anche uno status che dura nel tempo. La vita normale era quella di mio nonno. Era quella di mio padre che, purtroppo, è come se non avessi mai conosciuto”.

Giovanni non ha ricordi diretti. Gli hanno raccontato tutto. Dopo. “Ho una famiglia meravigliosa – spiega – mi sono stati vicini per farmi sentire di meno la mancanza, anche se è impossibile. Festeggiamo il compleanno di papà, come se fosse sempre con noi”. E poi torna sulla questione: “Chi prende le distanze da un genitore mafioso, con gesti concreti, certo, compie un atto che merita rispetto”.

Questo ragazzo, che è dovuto crescere in fretta, ha cura che le parole pronunciate siano precise: “Io non sono il parente di una vittima. Io stesso sono la vittima, come altri, per l’assenza che abbiamo dovuto sopportare. E sono fiero di mio padre. So che lui è stato contento di essere rimasto col dottore Falcone fino all’ultimo istante”.

Giovanni Montinaro


Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI