CATANIA – Chiedono un intervento urgente a favore del Centro di eccellenza di Odontoiatria Speciale Riabilitativa per diversamente abili dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico – Vittorio Emanuele di Catania. Dopo la segnalazione di LivesiciliaCatania, anche il consiglio comunale interviene sulla vicenda. E lo fa con una interpellanza urgente indirizzata direttamente al sindaco Bianco. Gli esponenti del gruppo Con Bianco per Catania, Elisabetta Vanin, agatino Lanzafame, Maria Ausilia Mastrandrea, Alessandro Porto e Mario Crocitti, chiedono ufficialmente al primo cittadino di “attivarsi, a tutti i livelli, per scongiurare il ridimensionamento drastico dell’attività se non addirittura la chiusura di un reparto di eccellenza, che fa da punto di riferimento, non solo ai pazienti della nostra provincia ma ha un indice di attrazione del 23% per pazienti delle altre provincie siciliane e del 1,2% extra regione”. Una necessità, specificano i consiglieri, per garantire a tutti i cittadini disabili il pieno diritto di accedere alla cure sanitarie, continuando a usufruire di un servizio di particolare pregio orientato ai bisogni globale del paziente disabile e non ristretto al solo bisogno odontoiatrico.
“La quantità e la qualità degli interventi effettuati, le innovazioni tecnologiche e l’avanguardia delle tecniche chirurgiche adottate oltreché la gestione clinica delle patologie odontoiatriche dei pazienti clinicamente vulnerabili – affermano i consiglieri nel documento – ha reso la struttura in questione, uno dei principali centri di riferimento a livello nazionale in questo campo tanto che, con decreto assessoriale del 26 ottobre del 2012, la U.O.C. è stata riconosciuta come Centro di Riferimento Regionale per la prevenzione e cura delle patologie orali nei soggetti disabili. Grazie all’attività dell’Unità Operativa – proseguono – negli ultimi 10 anni sono stati curati ben oltre 11 mila disabili registrando il più alto tasso di interventi di alta specializzazione a livello europeo con una media di circa 1700 interventi l’anno”.
Una struttura punto di riferimento, dunque, dotata anche di tecnologie all’avanguardia. “Inoltre – aggiungono – l’attività assistenziale dell’Unità Operativa è rivolta non soltanto agli utenti disabili ma anche a quei pazienti affetti da patologie croniche invalidanti (cosiddetti “Special Needs”) quali quelle infettive trasmissibili, talassemici, trapiantati o candidati a trapianto d’organo, cardiopatici gravi ecc”.
Da qui la richiesta al sindaco Bianco di farsi carico del problema, cercando di risolverlo, a iniziare dalla questione relativa alla pianta organica. “Il reparto di Odontoiatria Speciale Riabilitativa è a tutt’oggi privo di una sua pianta organica stabile e definita, di fatto al momento nell’unità operano un Primario facente funzione, due dirigenti medici di cui uno in comando, due odontoiatri precari con contratto a trenta ore settimanali, un fisioterapista della riabilitazione con contratto a 20 ore settimanali e un psicologo precario con contratto a 15 ore settimanali – aggiungono. Con tale esiguo organico e l’assegnazione di 550.000,00 euro nell’ambito del Piano Sanitario Nazionale 2012 si è riusciti a fino ad oggi a garantire elevati standard di cure uniche in tutto il territorio nazionale ed accoglienza sia ai soggetti disabili che ai loro familiari”. Non solo. In seguito ai tagli al settore sanitario si prevede l’assegnazione di soli 100.000 euro all’Unità di Odontoiatria Speciale, una decurtazione dei fondi che, secondo gli scriventi, rischia di mettere in ginocchio all’attività del reparto per l’impossibilità di rinnovare i contratti al personale non stabilizzato che sono prossimamente in scadenza.
“Per effetto di questa destrutturazione del personale – concludono – sarà impossibile garantire il trend di 1700 interventi l’anno con seguente allungamento dei tempi per accedere al servizio e creazione di liste di attese di oltre un anno e mezzo, oltre al conseguente venir meno degli interventi in regime di multisciplinarietà che necessitano di una idonea equipe in sala operatoria. Tutto ciò si tradurrebbe in un inevitabile aumento dei costi a carico del sistema sanitario, nonché di quelli sociali, determinati dall’impossibilità di garantire con un singolo intervento la risoluzione di più patologie”.