CATANIA – Pregherà per il nuovo titolare di Palazzo degli Elefanti, monsignor Salvatore Gristina, il capo della Chiesa catanese, che stamani ha ricevuto in Curia, per un primo incontro istituzionale, Enzo Bianco. I due si sono intrattenuti prima in un incontro privato durato poco più di un quarto d’ora. Successivamente le due autorità hanno incontrato la stampa. Gristina ha voluto, in primo luogo, salutare pubblicamente il nuovo sindaco, citando Papa Francesco: “Dobbiamo farci carico tutti della patria”. Un richiamo che, nelle parole del vescovo, vale soprattutto per la Chiesa: “Anche noi cattolici catanesi, come membri della comunità cittadina, dobbiamo essere al fianco degli amministratori che operano per il bene pubblico”. Parole accolte con particolare apprezzamento dal nuovo sindaco, che ha voluto citare anche lui l’insegnamento di un romano pontefice. “Catania, alzati: ritrova luce e dignità”, furono, infatti, queste le parole che il beato Giovanni Paolo II pronunciò durante la visita nel capoluogo etneo del 1994. Per Bianco quell’esortazione può valere ancora oggi: “Un motto che in questa fase storica segnata dalla Crisi deve pervadere tutti noi, se vogliamo riappropriarci del futuro”. A margine dell’incontro di oggi, il sindaco Bianco si è soffermato con LiveSiciliaCatania per approfondire lo stato dei rapporti tra le due autorità cittadine, guardando in particolar modo ai festeggiamenti agatini di agosto e alla gestione del patrimonio artistico catanese.
Col 17 Agosto esce nuovamente sant’Agata e ripropone il problema delle cere. In merito lei ha le stesse idee del suo Predecessore?
“Il problema delle ceri, per fortuna, durante il diciassette agosto, non è così pressante come a febbraio. Abbiamo ancora tutto il tempo per affrontare un nodo che deve trovare un punto di equilibrio tra la tradizione e la sicurezza. A questo lavoreremo con l’Arcivescovo e il Prefetto. Noi, comunque, cercheremo di fare del nostro meglio”.
Con Gristina avete avuto modo di parlare delle nuove povertà. Quali sono le emergenze da affrontare immediatamente?
“Ci sono dei quartieri dove la gente soffre in modo disperato, dove le strutture pubbliche non ce la fanno più. Ma non devono rinunciare al proprio ruolo e devono aiutare il volontariato a svolgere al meglio la propria funzione. Questo non vuol dire scaricare tutto sulle spalle del volontariato tutte le emergenze cittadine, ma bisogna aiutare il settore a sempre di più”.
Parlando del mondo dell’Arte e dei beni culturali. Ci sarà un impegno maggiore da parte del comune nella gestione dei beni ecclesistici, affinché passano essere maggiormente fruibili dal pubblico?
“Assolutamente sì. Se Catania decide di avere un futuro di sviluppo e di lavoro, anche legato al turismo, deve voltare pagina, diciamolo con franchezza. Nel rispetto, innanzi tutto, del fatto che i luoghi religiosi sono luoghi di culto. Ma ci sono anche opere d’arte. Bisogna riuscire, dunque, a ottemperare entrambe le funzioni. Immagino che si possa lavorare creando delle cooperative di ragazzi che tengano aperti i monumenti e le chiese in ben altri orari rispetto a quelli attuali. Il tutto, ovviamente, nel pieno rispetto della destinazione fondamentale degli edifici di culto. Se vengono i turisti a Catania, non possiamo fargli trovare una via Crociferi con tutto chiuso. Questo è impensabile. Non può esistere”.