Dalle firme false al nuovo gruppo | M5s, storia di successi e di addii - Live Sicilia

Dalle firme false al nuovo gruppo | M5s, storia di successi e di addii

Primo partito in Sicilia, tra gli strappi: dai primi casi a Forello e ai cinque dell'Ars.

La democrazia interna, gli stipendi. Così se ne vanno i grillini. Uno dopo l’altro, negli ultimi anni. Espulsi, autosospesi o in fuga da un movimento in cui “non c’è più democrazia” o nel quale si è perso “lo spirito delle origini”. Sono andati via in tanti, così: da quelli delle primissime ore come Riccardo Nuti, per arrivare agli ultimi “dissidenti” che ieri hanno lasciato ufficialmente il gruppo dell’Ars, per aprire il cantiere di “Attiva Sicilia”. Vanno via Matteo Mangiacavallo, Angela Foti, Valentina Palmeri ed Elena Pagana. E per certi versi è, questa, una novità: vanno via, infatti, prima di essere espulsi, o sospesi. Si aggiungono a Sergio Tancredi già fuori da un Movimento che però, nonostante tutto, finora ha retto dal punto di vista elettorale. Soprattutto qui, in Sicilia. Dove ha sbancato alle ultime politiche. Resta da capire, però, se l’addio dei quattro è un piccolo cedimento o l’inizio di uno smottamento preoccupante.

I primi parlamentari fuori

Nonostante gli addii quello dei Cinquestelle resta il gruppo più numeroso dell’Ars e, stando alle ultime elezioni, è comunque il primo partito nell’Isola, grazie ai successi ottenuti sia alle Regionali che alle ultime politiche dove ha fatto registrare un en plein nei collegi uninominali che resterà nella storia recente della politica siciliana, un po’ come il 61-0 di altri tempi. Probabilmente anche perché, tra le contraddizioni aveva saputo comunque dimostrare di possedere un carattere, una identità. Non ci misero molto, i Cinquestelle, a mettere alla porta Antonio Venturino a causa, secondo il movimento, della mancata restituzione di parte delle indennità (ricostruzione smentita dal diretto interessato), mentre nel Parlamento nazionale Francesco Campanella fu presto espulso per alcune esternazioni sul confronto in streaming tra Renzi e Grillo. Passano gli anni e arriviamo ai giorni nostri: ancora per questioni di presunte mancate restituzioni, il Movimento ha perso uno dei suoi pezzi di maggior peso in Sicilia: il senatore catanese Michele Giarrusso è stato espulso appena un mese fa. Ma dalle prime cacciate a oggi, il Movimento è cambiato, cresciuto, è arrivato a governare l’Italia. Un mutamento in meglio o in peggio?

Firme false e faide

Perché a guardarla bene, la storia del “grillismo di Sicilia” è anche una storia di umanissime contraddizioni. Come quella che capovolgerà il motto “onestà onestà” in una inchiesta sulle cosiddette “firme false” alle elezioni amministrative del 2012. L’inchiesta è già sfociata in alcune condanne. Nel frattempo, erano già finiti fuori dal Movimento Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita. Autosospesi, Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca collaborano oggi con il gruppo dell’Ars. Ma la questione che interessa in questa occasione non è quella giudiziaria, bensì quella politica: “Il gruppo dei deputati regionali siciliani – raccontò ad esempio la Di Benedetto ai pm – avrebbero voluto un ruolo organizzativo nelle ‘Comunarie’, che invece Grillo e Casaleggio hanno affidato a noi deputati nazionali”. Una spaccatura su “chi dovesse fare cosa”, insomma. Nel partito dell’uno vale uno. Una chiara spia di ciò che sarebbe accaduto negli anni seguenti.

La “maledizione” palermitana

Non solo Nuti. La storia dei candidati grillini alla carica di sindaco di Palermo non è mai a lieto fine. L’ultimo a lasciare il Movimento è stato Ugo Forello, insieme alla consigliera Giulia Argiroffi. Ai due è stato contestato l’atteggiamento fortemente critico nei confronti dell’alleanza con la Lega. “Il Movimento Cinque Stelle non è più democratico – disse in quei giorni Forello durante la seduta del consiglio comunale – già da tempo nutro disagio per l’alleanza con la Lega che ha snaturato il movimento”. Ironia della sorte, il premier scelto dal Movimento, Giuseppe Conte, da agosto dell’anno scorso appare come il più fiero antagonista proprio di Matteo Salvini. Contraddizioni, si diceva. Ma anche lamentele che tornano, si ripetono. Mentre vanno via, vengono “sospesi” o addirittura rinnegati amministratori locali in diversi angoli di Sicilia: dall’allora sindaco di Gela Domenico Messinese, per arrivare a quello di Bagheria Patrizio Cinque.

La scissione dell’Ars

È diverso, però, il caso dei quattro che ieri hanno sbattuto la porta raggiungendo Tancredi. La mancanza di democrazia e lo “snaturamento” della forza politica, sono gli argomenti usati dagli ultimi “fuggitivi”. E, ovviamente, a completare la ricetta, la solita storia delle mancate restituzioni di parte degli stipendi. È il caso proprio di Tancredi: dal Movimento assicurano di aver fatto di tutto per non arrivare allo strappo, mentre il deputato regionale afferma che dietro la storia dei soldi si nasconde un “pretesto per mettere a tacere una voce in dissenso”.

Insomma, stando al racconto di chi c’era dentro, al partito della democrazia diretta sarebbe mancata un po’ di democrazia interna. Ovviamente, non è questa la tesi di chi resta, come ha spiegato Giampiero Trizzino: “Non è democrazia mettere le decisioni ai voti? Chi non rispetta la democrazia è proprio chi decide di andarsene se non si fa come vuole lui”. E così, anche gli altri quattro se ne sono andati. Verso un futuro assai incerto, spiegano i compagni che rimangono nel Movimento, probabilmente prendendo spunto anche dal destino finora non proprio brillante – tranne casi isolati – di chi è andato già: “Per loro si tratta di un salto nel buio. Verranno triturati” dicono nei giorni dello strappo all’Ars. “Erano partiti per cambiare la politica, – hanno ironizzato gli ormai ex compagni rimasti nel gruppo Cinquestelle – hanno finito per cambiare casacca”. Una prima volta anche questa, in fondo. La prima vera scissione del gruppo grillino in Sicilia. Matteo Mangiacavallo, Angela Foti, Valentina Palmeri, Elena Pagana raggiungono Sergio Tancredi. E anche Riccardo Nuti, Antonio Venturino, Michele Giarrusso e tutti quelli che potranno dire, un giorno: “Ho fatto parte del Movimento cinque stelle, ma poi…”.


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