CATANIA – Nel primo giorno della “riapertura” del Palazzo di Giustizia dopo le restrizioni Covid, si è iniziato a respirare un clima di normalità. Ieri è stata una giornata densa di lavoro e di attese. Come quella per la sentenza della Corte d’Appello del processo di secondo grado frutto dell’operazione Enigma, che nel 2015 ha documentato gli affari illeciti (droga ed estorsioni) della squadra di Lineri della cosca Mazzei. Le indagini della Squadra Mobile di Catania si sono mosse dal ritrovamento di alcuni block notes in cui erano appuntati nomi e cifre. Una volta decodificati gli inquirenti hanno fatto partire una serie di intercettazioni e pedinamenti che hanno portato all’arresto degli esattori con in tasca le tangenti. Nel dibattimento di primo grado, durato parecchi mesi, sono state ascoltate molte vittime. E poi è arrivata anche la testimonianza dell’ex soldato del clan Nicotra Luciano Cavallaro, che ha riferito particolari di quella cellula mafiosa operativa nella frazione di Misterbianco già emersa nello storico blitz Traforo. A rappresentare l’accusa nel processo d’appello è stata la pg Rosa Cantone, che ha chiesto riforme e alcune conferme rispetto alla sentenza del Tribunale.
Quando, ieri, è arrivata la lettura del dispositivo da parte del presidente della Corte d’Appello di Catania le reazioni si sono divise: tra chi faceva i conti per capire quanta riduzione c’era stata rispetto alla condanna di primo grado e chi, invece, non nascondeva l’amarezza per il rialzo della pena comminata. Come nel caso di Costantino Grasso, ritenuto il ‘referente’ degli affari di Lineri e interfaccia con Nuccio Mazzei, capo della famiglia di Cosa nostra. La Corte ha accolto l’appello della Pg e condannato il boss a 24 anni e 2 mesi. A Salvatore Cosentino, difeso dall’avvocato Francesco Maria Marchese, concesse le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti per il reato di associazione mafiosa. Riduzioni di rilievo per i due Giuseppe D’Agostino (classe 74 e 81), entrambi difesi dall’avvocato Maria Michela Trovato, per Alfio Grazioso, Francesco Renda e Daniele Di Mauro, tutti e tre difesi dal penalista Giuseppe Orlando. Salvatore Di Gregorio, difeso dall’avvocato Fabio Presenti, è stato assolto dalle accuse. Le altre condanne vanno da 14 a 3 anni.
LE CONDANNE RIFORMATE IN APPELLO. Guido Acciarito, 8 anni 11 mesi e 9 mila euro di multa, Giuseppe Avellino, 7 anni e 6500 euro di multa, Paolo Cosentino, 6 anni 10 mesi e 7 mila euro, Salvatore Cosentino, 7 anni, Andrea Diego Cutuli, 11 anni 3 mesi e 20 giorni, Giuseppe D’Agostino (classe 1974), 14 anni, 11 mesi, Giuseppe D’Agostino (classe 1981), 5 anni e 4 mesi e 1900 euro di multa, Concetto Ganci, 6 anni 8 mesi e 7 mila euro di multa, Costantino Grasso, 24 anni e 2 mesi, Domenico Antonio Grasso, 7 anni, 9 mesi e 7500 euro di multa, Alfio Grazioso, 12 anni e 8 mesi, Giovanni Miuccio, 5 anni e 1 mese e 1500 euro di multa, Giovanni Papa, 7 anni, 9 mesi e 2500 euro di multa, Francesco Renda, 13 anni e 6 mesi, Daniele Di Mauro, 3 anni e 1000 euro di multa, Mirko Antonino Santonocito, 6 anni 4 mesi e 5500 euro di multa, Giuseppe Chinnici, 3 anni, 4 mesi e 1000 euro di multa, Alfio Francesco Terranova, 3 anni 4 mesi e 1000 euro di multa. Assolto Salvatore Di Gregorio. La motivazione della sentenza arriverà tra 90 giorni.