Tangenti nella sanità. Manganaro confessa. Trovati biglietti in carcere

Sanità, il faccendiere confessa|Dubbi, nomi e la lista inquietante

I verbali di Salvatore Manganaro, arrestato con Candela e Damiani. Possibile "depistaggio investigativo". Sequestrati in carcere due biglietti.

PALERMO – Ammette di avere intascato tangenti. I suoi verbali sono zeppi di nomi di politici, dirigenti, funzionari e imprenditori.

Salvatore Manganaro, il faccendiere agrigentino (ma non ama essere definito così, preferisce “imprenditore”), uno dei dieci arrestati nel blitz del Nucleo di polizia economico-finanziaria, parla da due mesi con i magistrati di Palermo. Nel frattempo in carcere gli sono stati sequestrati due “biglietti in codice”. Uno viene definito “inquietante”.

“Parere negativo”

Al momento, però, la sua collaborazione, secondo l’accusa, non è né piena né credibile tanto che il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini hanno espresso parere negativo sulla sua scarcerazione.

Ritengono che sia “ben lontano dall’intraprendere un credibile percorso di collaborazione” e “ha proseguito nel rendere dichiarazioni dalle quali traluce una ben definita e palese strategia volta a sottrarsi ad ogni costo all’applicazione della custodia cautelare in carcere, ma anche a limitare il proprio perimetro di responsabilità per i fatti in contestazione anche con riferimento all’individuazione delle esatto quantum delle indebite utilità concretamente erogate a lui a Damiani dalle imprese coinvolte nei fatti per cui si procede”.

“Un utile idiota”

Fabio Damiani è l’ex manager dell’Asp di Trapani, pure lui in carcere, nonché ex responsabile della Centrale unica degli appalti della Regione siciliana. “Un utile idiota” messo all’Asp di Palermo da Salvatore Cirignotta, così lo definisce Manganaro. Cirignotta, ex manager dell’azienda sanitaria palermitana, finì nei guai per la denuncia di Damiani e Antonio Candela sul mega appalto per i pannoloni.

I politici

Di Candela, ancora oggi ai domiciliari, Manganarono racconta il percorso che da uomo di Forza Italia lo portò al fianco di Beppe Lumia del Pd: “Quando Lumia cade politicamente continua anzi aumenta i suoi rapporti con certi ambienti della procura, delle istituzioni, che non si capisce come riusciva ad avere così forti”.

Infine divenne strettissimo il rapporto con Giuseppe Taibbi (“Aveva una venerazione”), altro faccendiere, colui che, così ha detto Candela, avrebbe fatto credere all’ex manager che i servizi segreti ne ammiravano la professionalità e volevano assoldarlo.

Dopo un primo interrogatorio bollato subito come reticente, Manganaro ha detto di volere cambiare approccio: “Il tempo è galantuomo, se me ne darete la possibilità. Non sono il genere di persona come Taibbi o Candela, adesso ho trovato il tempo di riflettere e ho capito di non avere dato l’impressione di essere credibile”.

“Soldi, soldi, soldi”

“Mentre Candela colpiva Salvatore Cirignotta – racconta Manganaro – per la gara turbata dei pannoloni, Taibbi veniva da me a chiedermi se io potessi fare qualcosa”. E mentre parlava faceva segni con le mani. I pm invitano Manganaro a spiegarsi meglio e lui chiarisce: “… soldi, soldi, soldi, soldi… quello fu il primo episodio”.

Manganaro ammette di avere ricevuto cento mila euro da Crescenzo De Stasio, manager della Siram, per pilotare un appalto. Soldi che avrebbe diviso con Damiani (quest’ultimo ha confessato di avere ricevuto 37 mila euro). Perché Damiani a un certo punto avrebbe ceduto alle “tentazioni”, così le definisce Manganaro, e cioè le tangenti. Sulle cifre incassate è piuttosto vago.

Verbali zeppi di nomi

I suoi verbali sono lunghi e ricchi di nomi. Ci sono quelli di politici, che avrebbero spinto nomine e aggiudicazioni di gare (alcuni profili sembrerebbero avere carattere illecito – come nel caso dell’onorevole Carmelo Pullara, finito sotto inchiesta – e altri no), e ci sono i nomi di altri imprenditori e mediatori, alcuni dei quali molto noti nell’ambiente sanitario.

Sul punto però i pm scrivono che “con riferimento ai fatti che riguardano terzi soggetti c’è l’assenza di concretezza e specificità delle propalazioni. Ha preservato un atteggiamento di assoluta reticenza e ostinata falsità venuto meno soltanto alcune rare occasioni sol perché posto di fronte all’evidenza e documenti allegati in cui alla fine a mettere aveva dato a Damiani somma ben più consistenti di quelle che aveva messo fino a quel momento attraverso carta di credito anche ricaricabili che lo stesso Manganaro gli aveva consegnato”.

Sono le carte di credito intestate a due giovani del Capo, uno dei mercati storici di Palermo, e che costituivano la riserva delle tangenti.

“Biglietti inquietanti”

Il racconto di Manganaro sta dando vita a ulteriori sviluppi investigativi ma la Procura è molto cauta. I pm si spingono a parlare di inattendibilità e depistaggio investigativo che trova conferma in due episodi scoperti dagli agenti del carcere di Agrigento dove è detenuto.

Durante i colloqui con i familiari sono stati rinvenuti due bigliettini con messaggi in codice. In uno c’era un codice fiscale e il numero di una carta di credito. Nel secondo, definito “inquietante” da chi indaga, c’erano iniziali e date di nascita.

Personaggio strano Manganaro, che conservava la contabilità e non solo in alcuni archivi segreti su cui gli esperti stanno lavorando per decifrarli (“Un bordello di progetti”). Ci sono dentro nomi, contabilità e registrazioni audio di conversazioni.


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