CATANIA – Pietro Puglisi, ergastolano e genero di Giuseppe Pulvirenti ‘u Malpassotu (deceduto, ndr), nel 2017 ha molti pensieri per la testa. A turbarlo è una notizia che viene da Belpasso. Una volta una delle sue roccaforti, ma dopo la morte del capomafia pentito, ha deciso di mettere radici a Mascalucia, facendola diventare un fortino del clan Santapaola-Ercolano.
A rompere le uova nel paniere però è Carmelo Aldo Navarria, vecchio suo compagno di squadra mafiosa con l’appellativo “spazzino” del Malpassotu. Aveva il compito di far scomparire i cadaveri il killer Navarria che diversi anni fa ha deciso di collaborare con la giustizia.
Puglisi però non ha paura di quello che potrebbe dire sul passato. Ma è il “presente” che lo impensierisce. Perché potrebbe mettere nei guai i suoi figli.
In una discussione durante un colloquio in carcere con la moglie Lucia Pulvirenti e la figlia Francesca – sposata con Salvatore Tiralongo, già rinviato a giudizio nel processo Malupassu – parla proprio della collaborazione di Navarria. È il 29 giugno 2017.
Puglisi è preoccupato che il nuovo pentito possa indicare il figlio Salvatore come “reggente del gruppo di Mascalucia”: “Sì, sì… magari è il capo, suo figlio.. Salvuccio è il sottocapo… queste cose… “me lo ha confermato nel carcere”, queste cose”.
Una preoccupazione che si è – in verità – rivelata profetica.