CATANIA – Forse voleva essere ricordato come “il salvatore” del Catania. Più volte nelle conversazioni intercettate dalla Digos, Daniele Delli Carri viene definito come colui che sarà “portato in gloria” dai tifosi rossoazzurri. Classe 1971, il direttore sportivo con un passato da difensore in diverse squadre di serie A e B, è entrato nell’organico del presidente Pulvirenti a gennaio. Sei mesi per rimettere in sesto in Catania in piena zona retrocessione. Prima di Massannunziata Delli Carri è stato direttore sportivo del Pescara e del Genova insieme all’amico Di Liuzo, uno degli indagati arrestati martedì mattina.
“Il ruolo ricoperto da Delli Carri – scrivono gli inquirenti – in seno all’organizzazione criminale era quello di esserne l’organizzatore e il promotore unitamente al presidente Pulvirenti”. E’ la sconfitta con la “Virtus Entella” che avrebbe scatenato la reazione dei vertici del club per “correre ai ripari”. Delli Carri si sarebbe messo a disposizione di Pulvirenti e avrebbe contattato l’amico Di Luzio e il procuratore sportivo Arbotti. Le telefonate partono dal 23 marzo 2015, prima dell’incontro calcistico con l’Avellino. Per gli investigatori il ds del Calcio Catania sarebbe il “trâit d’union” tra la dirigenza siciliana e “l’articolazione abruzzese” composta da Piero Di Luzio e l’altro indagato Fabrizio Milozzi ai quali si sarebbe rivolto per “alterare le varie combine”.
Nell’organizzazione illecita il ds avrebbe avuto il compito di aggiornare e rassicurare Pulvirenti e l’Ad Cosentino sullo state delle “trattative”. L’ex difensore non avrebbe avuto paura di effettuare direttamente le consegne di denaro. La Digos “fotografa” diversi appuntamenti sospetti: a Villa San Giovanni Delli Carri si incontra direttamente con Arbotti il 22 aprile e il primo maggio, lo stesso accade a Roma il 25 aprile.
La vittoria con il Trapani fa da spartiacque alla “scalata di successi”. Una serie positiva che Di Luzio e Delli Carri non mancano di commentare proprio dopo la vittoria nel derby. “Senti forse non l’hai capito che a te fra otto domeniche te portano in gloria” – lo incita l’amico Di Luzio che, poi, riferendosi a Pulvirenti (secondo la ricostruzione degli inquirenti) commenta: “Ma io ho visto…era contento ooh”. Esternazione a cui Delli Carri fa eco: “Madonna mia contentissimo”.
Delli Carri avrebbe un ruolo di coordinamento e una certa autonomia di azione, ma comunque (stando alle risultanze investigative) ha sempre la piena consapevolezza che “il magistrato” e “capo cantiere” è Nino Pulvirenti. A Liuzzo infatti lo ricorda: “Un po’ sotto schiaffo ci dobbiamo stare”. Il patron avrebbe avuto insomma l’ultima parola.
Il ds sarebbe l’uomo giusto al posto giusto.Sembrerebbe che Di Luzio e Delli Carri da tempo avessero a che fare con il mondo delle partite truccate. I sospetti di una lunga esperienza del settore gli investigatori la traggono da due precise intercettazioni. La prima quando il direttore sportivo del Calcio Catania precisa la sua “professionalità” nel settore: “o magistrato e amico mio ascoltami bene io sono abituato…e sono trent’anni che lo faccio e siccome tu hai avuto un maestro di questo…gli ho detto…a me cazzate non me le devi raccontare”. La seconda quando l’amico Di Liuzo gli ricorda: “io non vado per le follie, io vado per le cose giuste…per come le abbiamo sempre fatte noi le udienze fatte per bene nella maniera giusta dove si possono fare”.