“La mafia è un’organizzazione criminale fatta di strategie da capire, traffici illegali, relazioni esterne da individuare e troncare, ma la repressione giudiziaria da sola non basta”. Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso è arrivato a sorpresa, con la sua scorta, durante la presentazione del libro “Ricette di legalità” di Andrea Vecchio a Villa Filippina a Palermo, in un dibattito moderato da Salvo Toscano al quale erano presenti, oltre l’autore, il procuratore aggiunto a Palermo Antonio Ingroia. L’imprenditore, che nella prima mattinata aveva incontrato gli studenti dell’Istituto commerciale Francesco Crispi nell’ambito del progetto “A tu per tu”, ha ricordato le prime intimidazioni e la scelta di ribellarsi al racket delle estorsioni, invitando i ragazzi a “tenere alta la curiosità, a esercitare il diritto di critica e riconoscere le piccole illegalità quotidiane che in modo subdolo cercano di corromperci sin da giovani”. Durante il dibattito il procuratore Grasso ha affrontato il tema dei rapporti tra politica e magistratura e la riforma della giustizia: “Alcuni ddl che iniziamo a intravedere mirano a ridimensionare i compiti del pubblico ministero e indebolirne i poteri a vantaggio della polizia giudiziaria e dell’esecutivo”. Per il procuratore occorrerebbe piuttosto puntare a “due valori fondamentali, la velocità del processo e la certezza della pena, realmente utili ai cittadini ma verso i quali non sembra si stia investendo”. “E’ giusto colpire gli eccessi – ha detto – ma è sbagliato eliminare gli strumenti necessari alle indagini”. E non è mancato un cenno anche al rapporto tra mafia e informazione: “Ormai per manifestare il proprio pensiero si usano sempre più i libri e sempre meno i giornali, ma far passare l’idea che la mafia è sconfitta è una mistificazione – ha aggiunto – finché ci sarà una sola estorsione non si potrà mai dire, poiché con la richiesta del pizzo la mafia esercita il proprio prelievo fiscale e la propria attività predatoria”.
Il libro (Novantacento edizioni, 96 pagine, 5 euro), accompagnato da due lettere dello scrittore Andrea Camilleri e del delegato di Confindustria per la legalità, Antonello Montante, intreccia il racconto di una scelta coraggiosa alla passione per la cucina con “l’ironia e la leggerezza della civiltà”, ha detto il magistrato Antonio Ingroia, procuratore aggiunto a Palermo.
Durante il proprio intervento il magistrato ha voluto puntualizzare quanto nei giorni scorsi è stato riportato da alcune testate giornalistiche in merito “a una sorta di polemica a distanza con lo scrittore Saviano del tutto inventata” sulle ‘etichette’ dei professionisti dell’antimafia. “La cosiddetta icona mediatica del supereroe suscita il clamore delle tifoserie” – ha detto Ingroia – “Che ci siano icone di valori nobili come la legalità, l’antimafia e la giustizia è importante, ma se tutto si concentra solo sulle icone si determina una distanza tra azione quotidiana e tifosi. Oggi, invece, abbiamo bisogno di giocatori, piuttosto che di tifosi – ha precisato – e per questo l’immagine del supereroe è pericolosa, perché rischia di far passare il messaggio che per combattere la mafia serva necessariamente qualcosa di straordinario”. Una manipolazione mediatica alla quale, secondo il magistrato, non sono sfuggiti certi film e fiction che “attirano il pubblico rappresentando spesso uomini soli intenti a combattere contro i mulini a vento e che vanno inesorabilmente incontro a un finale drammatico. Per creare commozione negli spettatori – ha aggiunto – si è arrivati anche a cancellare personalità importanti come Leonardo Guarnotta e Ignazio De Francisci, riducendo cosi il pool antimafia a Falcone e Borsellino”. “Spero che questo libro sia letto anche fuori dalla Sicilia – ha concluso Ingroia – perché riesce a parlare di mafia senza retorica dimostrando come sia possibile vincere la mafia affrontandola da antieroi”.
In una delle ricette descritte vi è quella della pasta alla norma: “La norma è una regola di vita quasi inusuale – scrive Vecchio – ed è un paradosso che proprio a Catania si celebri la norma come eccellenza e poi la si calpesti perché scomoda o contraria”. E agli studenti l’imprenditore ha fatto diversi esempi di vere regole. “Quando non avevo la scorta preferivo guidare per altri 100 metri ed evitare il parcheggiatore abusivo – spiega – ma ogni giorno bisogna imparare a dire no ed evitare di piegarsi ad espressioni siciliani errate come ‘mi pare brutto’. Condividere certe bugie è sbagliato”.
L’auspicio dell’autore è che “Il libro possa essere un ‘lievito’ che contribuisca a far crescere la coscienza dei cittadini”.