Il femminicidio di Ada: “No a perizia psichiatrica per l’assassino”

Il femminicidio di Ada: “No alla perizia psichiatrica per l’omicida”

I giudici di Catania hanno deciso che l’imputato venga sentito in aula, cosa che avverrà il 13 aprile, dopo gli ultimi testi dell’accusa.
L'UDIENZA DI QUESTA MATTINA
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CATANIA. La Corte d’assise di Catania, dinanzi a cui si celebra il processo per la morte di Ada Rotini – la quarantaseienne originaria di Noto uccisa barbaramente a Bronte dal marito Filippo Asero, da cui si stava separando, l’8 settembre 2021 – dice no alla perizia psichiatrica per l’assassino. I giudici hanno respinto la richiesta del difensore di Asero, l’avvocato Gaetano Schilirò, e disposto la data in cui l’imputato, invece, sarà sentito, perché la difesa lo ha chiesto.

È il 13 aprile. In questo giorno sono in programma le audizioni degli ultimi testi del pubblico ministero, poi come detto l’esame dell’imputato, il quale, dopo aver accoltellato ripetutamente la povera Ada, aveva tentato di togliersi la vita. I giudici della corte, con in testa il presidente della sezione penale del Tribunale Sebastiano Mignemi, lo hanno deciso queueqsta mattina, al termine di un’udienza che ha vissuto la cronaca tragica del delitto, perché il medico legale che ha effettuato l’autopsia sul corpo di Ada, il dottore Giuseppe Ragazzi, ha riferito circa l’esito della sua perizia, affidatagli dalla Procura di Catania.

In aula sono state acquisite inoltre le dichiarazioni di due investigatori, che non dovranno essere interrogati. La famiglia della vittima, si ricorda, si è costituita parte civile; e in aula sono presenti, tra le parti civili, anche il centro antiviolenza Telefono Rosa Bronte. Il collegio dei legali di parte civile è composto dagli avvocati Giuseppe Cultrera, Samantha Lazzaro, Grazia Maisano, Laura Farkas, Valeria Sicurella e Antonella Cordaro.

Alla scorsa udienza aveva deposto il marito della sorella di Ada Rotini, che ha riferito della straziante telefonata ricevuta dalla moglie, la quale aveva appena assistito all’assassinio della sorella. In una delle scorse udienze, infine, era emerso che Asero, già mesi prima dell’omicidio, si sarebbe reso protagonista di atti di violenza e sopraffazione. È quello che aveva segnalato la donna, in una denuncia alle forze dell’ordine prodotta in aula dalla parte civile. Aveva denunciato, tra le varie accuse, di aver subito botte, minacce, insulti e un tentativo di spingerle la testa sott’acqua.


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