Agata e l'ossessione per Saro: 'Uccisa perché incinta' - Live Sicilia

Agata e l’ossessione per Saro: ‘Uccisa perché incinta’

Il puzzle accusatorio della procura. E il movente che avrebbe scatenato la mano assassina.
L'OMICIDIO DI ACIREALE
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CATANIA – “Sono a Messina con un uomo, voglio vivere la mia vita”. Sono queste le ultime parole di Agata Scuto a mamma Maria il 4 giugno del 2012. Da quel giorno la 22enne, malata di epilessia e con diversi problemi di deambulazione, è stata – come dice la madre in un intercettazione – “inghiottita dalla terra”.

Nelle 40 pagine dell’ordinanza della gip Maria Ivana Cardillo è ricostruita passo passo l’inchiesta dei carabinieri che avrebbe (ancora manca il contraddittorio) risolto il cold case di Acireale. Oggi Saro Palermo, ex convivente della mamma di Agata, è finito al carcere di Noto con l’accusa di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. Ed è stato proprio lui, ormai dieci anni fa, a convincere la compagna e gli altri due figli a ritirare la denuncia di scomparsa. Per l’indagato si sarebbe allontanato volontariamente per la fuitina siciliana.

Una cosa molto strana, visto che Agata non è mai uscita da casa da sola. Cristallino lo sfogo di mamma Maria con un uomo: La ragazza non usciva mai…c’è stato qualcuno che è venuto a prendersela fino a qua, ma lei non se ne andava con nessuno. È stata qualcuno che le i conosceva e che si è fidata. Lo dicono tutti che c’è lui nel mezzo… Saro Palermo… lo dicono tutti. Se l’è portata lui se l’è portata… Può essere anche l’ha ammazzata”. Sospetti che per la Procura sono fondati.

Le indagini hanno portato a individuare le bugie e i tentativi di creare falsi alibi. Addirittura Palermo avrebbe chiesto a un amico conosciuto dopo il 2014 di raccontare che quel giorno dell’estate era con lui. Una richiesta rimandata al mittente. Ma il 60enne acese avrebbe trovato invece l’appoggio da un altro conoscente che ha confermato la tesi degli spostamenti prima alla piana di Scordia per raccogliere lumache e poi sull’Etna per andare a cercare origano. E lì si sarebbe ferito alla gamba.

Forse sarebbe bastato questo già a far scattare la misura cautelare, ma Palermo compie due passi falsi. Il primo è “un articolato piano – da CSI – per dimostrare ove fosse stato necessario” il ferimento di quel pomeriggio in montagna. L’indagato avrebbe cercato “di occultare un tondino in ferro intriso del sangue del Palermo nelle campagne pedemontane in modo che – in caso di arresto – l’amico avrebbe potuto condurre gli inquirenti sul luogo in cui, a suo dire, si sarebbe ferito nel 2012 e lì avrebbe fatto ritrovare il tondino di ferro con un’estremità intrisa di sostanza di natura ematica, i Carabinieri lo avrebbero analizzato e avrebbero trovato il suo sangue”. Il piano però è fallito.

Il secondo scivolone è stato il suo delirante vizio di parlare a voce alta da solo. Nei suoi monologhi ha raccontato l’angoscia dell’arresto, di cosa avrebbero potuto trovare al casolare in provincia di Siracusa, dove Agata sarebbe stata “strangolata e bruciata”. Nel mosaico che piano piano i carabinieri hanno composto – dopo la famosa puntata di Chi l’ha visto? – è comparso il nome Rosario Palermo. 

Ma quale è stato il movente che avrebbe portato il 60enne ad uccidere Agata? Un interrogativo che trova una prima traccia sempre in un’intercettazione. Nello sfogo amaro di mamma Maria: “Abusava di mia figlia, mia figlia era anche ammalata. Perché io penso che lui quando la ragazza rimaneva qua, io me ne andavo da mia madre, e lui abusa della ragazza abusava…”. Già nel comunicato di questa mattina gli inquirenti hanno parlato che tra la vittima e l’arrestato ci sarebbe stato un rapporto particolare. E anche la madre aveva avvertito qualcosa. Agata sarebbe stata quasi gelosa della madre, o meglio delle effusione che riceveva dal suo ex compagno. “Agata era fissata con Saro Palermo e nel diario ho trovato cornuta mamma cornuta…” Tutto è rimasto però nel silenzio. Forse per paura di ritorsioni di Palermo, che non avrebbe avuto un carattere quieto. Anzi. 

Quegli abusi avrebbero provocato qualcosa di non programmato. Agata sarebbe rimasta incinta.
“Agata aveva confidato, cosa mai accaduto sino a quel momento, di avere due mesi di ritardo del ciclo mestruale circostanza questa confermata anche dal figlio Cristian”. Per la gip “è verosimile che il movente dell’omicidio debba essere ricercato nella scoperta dello stato di gravidanza della ragazza che l’indagato intendeva evitare si venisse a sapere in giro”. 

Questo il puzzle accusatorio da cui Rosario Palermo dovrà difendersi il prossimo giovedì, data in cui si terrà l’interrogatorio di garanzia. L’indagato, difeso dall’avvocato Marco Tringali, già sentito dagli inquirenti l’anno scorso si è sempre professato innocente. 


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