Omicidio Agostino, accuse e reclami | "Scontro" al Palazzo di giustizia - Live Sicilia

Omicidio Agostino, accuse e reclami | “Scontro” al Palazzo di giustizia

La Procura generale ha avocato l'inchiesta sul delitto dell'agente di polizia e della moglie. Nel decreto si parla di inerzia dei magistrati di primo grado. I pubblici ministeri rispondono con un reclamo.

PALERMO – Nelle stanze dei pubblici ministeri c’è chi minimizza e parla di “rapporti fisiologici”, ma quello che si consuma al Palazzo di giustizia di Palermo è uno scontro, “formale e sostanziale”.

La Procura generale ha avocato l’inchiesta sulla morte dell’agente di polizia Nino Agostino, assassinato, insieme alla moglie Ida Castellucci, il 5 agosto 1989, a Villagrazia di Carini. Il pg Roberto Scarpinato e il sostituto Luigi Patronaggio “spogliano” la Procura della Repubblica dell’indagine. D’ora in poi si occuperanno loro del caso. Nel decreto di avocazione si parla di inerzia dei pubblici ministeri. In soldoni, secondo la Procura generale, si poteva fare di più per accertare la verità. Il capo dei pm Francesco Lo Voi, l’aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Francesco Del Bene e Nino Di Matteo hanno firmato un reclamo inoltrato al procuratore generale della Cassazione. Rispondono al decreto di avocazione sul piano formale e sostanziale. Innanzitutto, l’avocazione sarebbe avvenuta oltre i termini previsti dal codice di procedura penale. Dal punto di vista sostanziale i pm, a differenza di quanto sostenuto dalla Procura generale, ritengono di avere battuto tutte le piste investigative suggerite dal giudice per le indagini preliminari. E altre erano ancora in corso.

Nei mesi scorsi, infatti, Di Matteo e Del Bene avevano chiesto l’archiviazione del caso ritenendo che a carico dei due indagati, il boss Antonino Madonia e Gaetano Scotto, mafioso ritenuto vicino ad ambienti dei Servizi segreti, non ci fossero elementi tali da potere chiedere il rinvio a giudizio. L’istanza dei due pm, che avevano riaperto l’inchiesta dopo una precedente archiviazione, non è stata accolta, però, dal gip Maria Pino che ha indicato alla Procura una serie di approfondimenti da effettuare.

Nino Agostino e la moglie Ida Castelluccio, furono uccisi un pomeriggio d’agosto. I killer entrarono in azione in moto e poi si dileguarono. Per anni è rimasto uno dei grandi misteri d’Italia, fino a quando il pentito Vito Lo Forte non fece i nomi di Madonia e di Scotto. I magistrati ritennero di avere cercato i riscontri alle dichiarazioni senza trovare elementi utili a sostenere un processo. E così si arrivò alla richiesta di archiviazione, respinta il mese scorso. Il giudice ha imposto altri sei mesi di indagini chiedendo, tra le altre cose, di interrogare il neo pentito Vito Galatolo, originario dell’Acquasanta e dunque vicino all’ambiente di Scotto e Madonia, e di approfondire il capitolo investigativo che riguarda Giovanni Aiello. Si tratta dell’ex poliziotto della squadra mobile di Palermo sospettato di essere “faccia da mostro”, e cioè l’uomo dei misteri nella lunga stagione degli omicidi eccellenti. Un uomo con la “faccia da mostro” sarebbe andato a cercare Nino Agostino, così ha raccontato il padre dell’agente, a casa dei genitori.

Su questi due punti e su altri, la Procura è certa di avere lavorato a fondo. Galatolo, ad esempio è stato inrterrogato e sarebbe stato sentito di nuovo a breve nel corso di un incidente probatorio. Ecco perché Lo Voi, Teresi, Del Bene e Di Matteo hanno presentato il reclamo contro l’avocazione. Nel frattempo hanno dovuto trasmettere il fascicolo dell’inchiesta ai sostituti procuratori generali Nico Gozzo e Umberto De Giglio. Gozzo e Scarpinato indagarono in passato sulla morte dell’agente, un caso mai risolto che, secondo alcune ipotesi investigative, sarebbe collegato al fallito attentato all’Addaura a Giovanni Falcone.

 


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