Allo vinni (e se ne andò) - Live Sicilia

Allo vinni (e se ne andò)

 In allegato al nuovo numero di I love Sicilia in edicola da questo fine settimana, i lettori di Caltanissetta, Catania, Messina, Agrigento e Trapani potranno acquistare il libro “Carissimo fratello Salvatore” di Daniele Billitteri, un esilarante epistolario che raccoglie il meglio della fortunata rubrica tenuta per anni dallo scrittore palermitano su I love Sicilia. Pubblichiamo qui di seguito un estratto del libro, edito dalla Novantacento.
Il libro con I Love Sicilia
di
5 min di lettura

Carissimo fratello Salvatore,

l’altro giorno viene Desirè e mi dice: Papà Allo vinni. Io mi stavo leggendo il Sicilia e stavo facendo il conto di che cosa ci guadagno con la finanziaria di Brodi. Non ci ho perso tanto tempo perchè ho capito subito che non vusco proprio niente. Rispondo: Allo? e lei conferma: Sì Allo vinni. E io: va be’ io sto un altro poco….Lo sai com’è tua nipote, si misi a fare uffa uffa e a stricare i piedi per terra e mi disse: ma che hai capito? E io: ca vinni un certo Allo che io non so chi è. Ceerto, uno ca si chiama Allo già si appresenta negativo ma comunque…. Allora lei mi spiegò che stava parlando di una festa quasi di carnevale che però si fa in questo periodo. Una festa che viene dalle parti tue. E mi scrisse in un pizzino che si chiama Halloween ma che si dice Allo vinni. Ci potevo arrivare mai? Non è che è conto che io parlo l’americano. Va bene u papà – ci dissi a Desirè – e io che c’entro cu Allovinni?
Allora lei mi dissi ca per questa festa le picciotte si travestono tutte di streghe come a carnevale e che fanno le feste. E che si doveva accattare la vesta nera sfardata, il naso finto, un cappello a punta e una scopa. E quanto ci vuole? Complessivo – mi disse – cento leuri.

Ora, carissimo fratello, tu lo sai che Desirè è il sangue mio. Ma ti pare che ha bisogno del naso finto dopo che suo fratello Geiar, quando erano nichi ce l’ha scugnato con una timpulata? E come si può fare a accattarisi una vesta già spardata? Perché noi non siamo già spardati che u pitittu nni fici acitu? E la scopa? Che bisogno c’è? Si piglia la superpippo nuova nuova che ci accattai a Rosetta la simana passata. Ma lei dice noooo, ci vuole la scopa quella che le streghe ci volavano di sopra. Seee, me l’ho visto questo film… Desirè, lo sai, non è poi tanto scannaserpi. E’ avuta un metro e menzo e pisa ottantachili. Ci ho detto: una scopa? Cuore della mia vita, pi tia ci ni vonnu tri…

Ora tu pensi ca non mi scippò i cento leuri? Me li scippò lo stesso e se ne andò tutta contenta. Quando uscì a me mi venne una curiosita terribile di sapere com’è u fattu di Allovinni e me ne acchianai dal ragioniere Vadalà, quello orbo che io ci leggo sempre il giornale e che sa una del tutto. Come infatti lui sapeva tutte cose e mi spiegò che Allovinni è una festa antica che si fa in America e che c’entrano le streghe. Allora tutte le femmiine si vestono di streghe (comprese quelle che basta che si vestono come si vestono ogni giorno), davanti alle case appendono cucuzze svacantate con un lumino di dentro e tutti i picciriddi vanno case case e bussano. Quando aprono loro ci dicono “Dolcetto o scherzetto”. Allora il padrone di casa ci avvia un confettino, un pizzuddu di ciccolatto. Se non ci dà niente, i picciriddi ci escono la lingua oppure ci buttano nella sala una palloncino chinu r’acqua. E io pensai, ma che bella cosa, ma noi che c’entriamo? Un altro modo per farci spendere piccioli senza motivo. Ma comunque, questa con le altre.

L’indomani mi telefona mia cognata Adele, la sorella di Rosetta, quella che ha due gemelli di 9 anni, Pino e Rino. E mi raccontò che i picciriddi si arricamparano a casa di dopo mangiare, fecero scorta di palloncini chini r’acqua e partirono per fuori. Ma dove andate?, ci disse Adele. E loro: a fare la festa di Allovinni. Minchia, pure loro.

Insomma mia cognata mi cuntò che nel quartiere sono successe le peggio cose. Allora: ci fu una festa alla sala Niù Romantic, quella dove di solito fanno vattii e matrimoni. Erano tutti vestiti di streghe che sembravano tutti uguali. Tanto uguali ca uno ci toccò le minne a una che ci pareva che era la sua zita come invece era la zita di un altro e finì ca pigghiaru i cortelli del cenone e si cominciarono a aggaddare. Ma siccome i cortelli del ristorante come si sa non tagghiano, tirarono dalle tasche i liccasaponeddi che sono studiati proprio per aggaddarsi. E si fidduliaru della bella. A un certo punto uno della comitiva che fa lo sbirro, tirò la pistola e si mise a sparare nell’aria per cercare di scalmire la situazione. Ma incocciò il lampadario e lo fece cadere sopra il tavolo dove c’erano i tortellini con la cucuzza, le milinciane alla parmigiana e le sgaloppine. Caddero pure le bottiglie di spumante e a terrà si formò un lippo che pareva una gebbia sbacantata a quel minuto. Cominciarono ad allippichiare tutti ca parevano strummuli. Ma almeno non si pottero dare cortellate. Di poi arrivarono le volanti e se li hanno portati a tutti.

Nel frattempo i picciriddi andavano case case. Ma qui non ci siamo abituati e appena tu bussi a mezzanotte a casa di qualcuno manco ti domandano “Cu è??”, ti lasciano sbattere e, magari magari, si affacciano nella finestra per vedere se un per iposito sono, menti, i carrubinieri. Lo sai com’è, qui nel quartiere una poco hanno qualche pobbrema. Ma i picciriddri, come ci hanno spiegato quelle cose inutili delle maestre a scuola, sanno che quando non ti aprono vuol dire che dolcetti non ce ne sono e allora devono fare gli scherzetti. Cosi a Giacomo Ammirata (te lo ricordi? quello che faceva il posteggiatore alla stazione centrale) ci rumperu titti i vetri a pietrate, a Tano Graziano, lo scarparo, ci tagliarono i copertoni della macchina, alla signorina Loiacono, che avi 86 anni, ci ficiru affacciari u baubau dalla finestra che quella è ancora che grida e l’appiru a ricoverare ca ci vinni lo stinnicchio. Ma a un certo punto avevano addumato una poco di giornali davanti alla porta di Salvo Amato, te lo ricordi? quello cha ci dicinu “u milli liri”, e lui uscì subito dalla porta con un marranchino e ne mandò tre all’ospedale ca ci dettero sei punti l’uno nella matrice dei pidocchi. Pino e Rino invece, se la sono fatta franca perchè a ora di correre sunnu i megghiu.

Insomma stamattina il quartiere aggiornò ca pareva Beirutto. E tutto perché Allo vinni. Per fortuna, doppo che vinni se n’è andò. E questo è quanto.

Ti abbraccio e mi firmo

Vincenzo Pensabene


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI