Ancora medici morti |Il coraggio negli ospedali

Ancora medici morti |Il coraggio negli ospedali

Il semplice eroismo del personale sanitario.

Coronavirus
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Stanno in trincea, magari senza un momento di tregua, mentre altri trovano difficile il piccolo sacrificio di restare a casa. Loro stanno lì, con il semplice e mai esibito eroismo di chi è abituato a una vita in emergenza per salvare gli altri. E muoiono, come i pazienti che cercano di curare. Muoiono perché hanno scelto di non disertare. E’ la storia valorosa e tragica del personale sanitario che sta cercando, a mani nude, di fermare il Coronavirus, in un Paese che ha difficoltà a rispettare le regole basilari della comunità.

Altri tre medici sono morti a causa della pandemia di Covid 19.  La notizia è stata resa nota dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo). Si tratta di Luigi Ablondi, ex direttore generale dell’Ospedale di Crema, di Giuseppe Finzi, medico ospedaliero di Cremona, e di Antonino Buttafuoco, medico di base di Bergamo.

Il dottore Buttafuoco era un siciliano, originario di Alcamo. Tutti lo descrivono come un uomo generoso, sempre disponibile. “Aveva sessantasei anni – scrive Bergamonews – da più di venticinque anni prestava servizio nella Bergamasca”. La sua memoria, come quella, commossa, per gli altri colleghi, desta accenti di autentico rimpianto. 

Si combatte negli ospedali. Si combatte e si muore. Qualche giorno fa Serena, infermiera di Villa Sofia, aveva scritto una lettera al nostro giornale: “Abbiamo paura? Certo che abbiamo paura. E ognuno di noi reagisce a suo modo. Ma se mi viene da scappare, faccio un passo in avanti. Mi mantengo razionale, controllo le mie procedure per eventuali errori. Se mi viene da rifiatare, mi ricordo subito che presto assistenza, che devo esserci. Non siamo eroi, siamo persone che hanno un preciso compito. Mancano i mezzi e ci siamo organizzati. Manca il personale e abbiamo intensificato i turni. E nel frattempo abbiamo pianificato la vita dei nostri cari. Il disagio è di tutti. Ma è di tutti anche la certezza che, un giorno, tutto questo finirà”.

Davvero, al cospetto di questo eroismo semplice e immane, qualcuno trova insopportabile restare a casa?

Leggi anche: la lettera di Serena


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