Antimafia, Musumeci attacca| "La politica libera di indagare" - Live Sicilia

Antimafia, Musumeci attacca| “La politica libera di indagare”

Il presidente della commissione Antimafia Nello Musumeci: "Non bisogna confondere le inchieste giudiziarie col controllo che deve operare il parlamento. I due dirigenti Asi? Non mi risulta siano stati condannati. E la loro audizione è stata molto interessante".

PALERMO – “Le polemiche sulle audizioni in commissione davvero non le capisco. Qualcuno deve mettersi in testa che c’è differenza tra l’antimafia giudiziaria e quella politica”. Nello Musumeci misura le parole. Ma non gira attorno alla questione. Le critiche piovutegli addosso a causa dela scelta di sentire, in commissione Antimafia, due ex dirigenti dell’Asi di Agrigento, denunciati dall’allora commissario Cicero, non gli sono andate giù: “I deputati hanno il diritto-dovere di approfondire quei temi”.

Partiamo dall’origine, onorevole. Qual è l’obiettivo della commissione Antimafia, in particolare sulla questione Irsap.
“La commissione, anche sulla base della stessa legge che l’ha istituita, ha il compito di portare avanti un’istruttoria per verificare se l’Irsap e le ex Asi, enti sottoposti a controllo della Regione, abbiano subito interferenze o condizionamenti nello svolgimento della propria attività”.

L’Irsap è un ente finito al centro di furiose polemiche anche all’Ars. Dove si è discusso molto sulla composizione del cda e anche sull’iter di nomina del cda presieduto da Alfonso Cicero.
“Abbiamo ascoltato il presidente Cicero nella scorsa seduta della commissione. Un’audizione andata avanti per tre ore abbondanti. Quindi, abbiamo deciso anche di ascoltare i due dirigenti oggetto delle accuse dello stesso Cicero”.

E a quel punto, apriti cielo. I suoi colleghi Ferrandelli e Malafarina hanno parlato addirittura di possibili interferenze con le indagini in corso. Anche Miccichè dell’Udc si è detto in disaccordo. È stato lei a decidere di convocare i due ex dipendenti dell’Asi?
“E’ proprio questo il punto. Riconosco al collega Ferrandelli serietà ed equilibrio. Ma in questo caso, ha dimenticato un fatto essenziale: è stato l’Ufficio di presidenza, non solo il presidente della commissione Antimafia, a fissare le audizioni di Catuara e Casesa. E devo dire che, durante l’audizione, i deputati presenti hanno posto molte domande”.

Insomma, quell’audizione è stata comunque utile?
“Una delle due sicuramente sì. Ha fornito elementi interessanti. E comunque, non dobbiamo dimenticare un fatto essenziale”.

A cosa si riferisce?
“Al fatto che un’indagine non equivale a una condanna. E inoltre, abbiamo saputo ieri mattina che a carico di tutti e due c’erano in corso indagini da parte della magistratura”.

Insomma, nessuna interferenza, nessun imbarazzo.
“Dobbiamo chiarire bene questo punto: l’indagine della magistratura non può condizionare il lavoro della commissione. Che, lo ripeto, è rimasta fino all’ultimo, anche con i rappresentanti del centrosinistra e del Pd, e del Megafono, a seguire l’audizione e a porre domande ai due ex dirigenti dell’Asi di Agrigento. Anche per questo le polemiche mi hanno molto sorpreso. Io credo che la commissione abbia il diritto di ascoltare tutti i soggetti interessati. Per poi determinarsi sulla opportunità di chiudere l’istruttoria o di acquisire nuovi elementi.”.

Adesso come si procederà?
“Ci riuniremo la prossima settimana, per decidere tutti insieme, come abbiamo sempre fatto, in che modo procedere. Certamente, condivido la proposta avanzata da alcuni colleghi: quella di darci delle regole a proposito delle persone da chiamare in audizione”.

Lei crede che la Commissione debba imporsi dei limiti in questo senso?
“No, questo no. Credo che l’obiettivo della Commissione sia quello di ottenere ogni elemento utile per l’accertamento di eventuali responsailità. Il che però non mi impedisce di condividere l’esigenza di stabilire un metodo procedurale. Di fissare delle regole. Ma dobbiamo stare attenti a non fare confusione”.

In che senso?
“Non dobbiamo confondere l’antimafia giudiziaria con l’antimafia politica. Qualcuno, invece, ha proprio fatto confusione parlando di intralcio alle indagini. L’antimafia giudiziaria è quella che svolge con tanto impegno la magistratura. La antimafia politica è quella assegnata alla nostra commissione. E l’una non potrebbe mai interferire con l’altra”.

È possibile che queste polemiche rientrino, in un certo senso, nel clima coinciso con l’insediamento del nuovo governo? Proprio lei, in Aula, denunciò l’eccessivo gusto del presidente Crocetta per le denunce plateali e per il fatto di cavalcare l’antimafia anche a sproposito.
“Tutto quello che avevo da dire al presidente Crocetta l’ho detto in Aula. La prego, non mi faccia tornare su questo tema. Certamente, il fatto stesso che lei mi ponga la domanda significa che, probabilmente, ha già colto l’essenza del clima che si sta determinando, soprattutto al di fuori di Palazzo dei Normanni”.

Il presidente Cicero è stato considerato anche dal ministro Alfano una delle personalità più “a rischio” in Sicilia, a causa delle sue denunce sulla gestione delle Asi.
“Al presidente Cicero, e lui stesso può confermarlo, ho espresso, a nome di tutta la commissione, solidarietà e apprezzamento per il coraggio dimostrato. Ma anche qui, non bisogna confondersi: la Commisisone deve ascoltare tutti. Anche persone sgradite al presidente Cicero”.

Dopo due audizioni, i dubbi sulla gestione di Irsap e Asi sono stati chiariti? O ne sono, magari, emersi altri?
“Ho promesso, e intendo mantenere la promessa, come è nel mio stile, di non divulgare i contenuti delle audizioni. Posso solo dire che la nostra indagine prescinde da quelle giudiziarie. La commissione, sulla base della legge istitutiva, deve indagare sugli enti regionali o sottoposti al controllo della Regione. E sui flussi di denaro pubblico che vengono utilizzati in Sicilia. Abbiamo il diritto-dovere di capire, dopo le denunce del presidente Cicero, se qualcuno, all’interno o all’esterno dell’Asi ha esercitato qualche influenza negativa. Il nostro obiettivo, insomma, rimane quello indicato dalla norma: verificare l’operato degli ex consorzi Asi, e indagare sull’ipotesi di eventuali collusioni con poteri mafiosi, politici e anche imprenditoriali”.


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