CATANIA – Il “re delle slot machine” Antonio Padovani finisce nuovamente in manette. Il suo nome è nel lungo elenco dei 55 arrestati dell’operazione antimafia “Rischiatutto” condotta dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Frosinone e dalla Squadra Mobile, unitamente alla Guardia di Finanza di Aversa e ai Carabinieri del Ros su mandato della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Napoli. Gli investigatori hanno individuato nella figura di Padovani uno dei tre personaggi di spicco di un’organizzazione, capeggiata dai vertici del clan dei Casalesi che aveva tra gli affari principali il riciclaggio di denaro attraverso sale Bingo, gioco d’azzardo on-line e slot machine.
Antonio Padovani, già noto alle cronache giudiziarie per il suo coinvolgimento in diverse inchieste, aveva intestato alla moglie e a un affiliato dei Casalesi le quote di una società di gestione di sale bingo. Da quanto emerge dalle indagini avrebbe innescato un meccanismo capace di riciclare milioni di euro, frutto delle attività illecite del clan camorristico dei Casalesi e della famiglia mafiosa dei Santapaola, attraverso una fitta rete di prestanome che gestivano sale da gioco e società per l’istallazione di slot machine.
Il “modus operandi” dell’organizzazione prevedeva, secondo la ricostruzione degli inquirenti, prima il contatto con l’imprenditore, per la maggior parte dei casi in difficoltà economiche, per la fornitura delle “macchinette” e successivamente avveniva uno scavalcamento estromettendolo dall’affare. Il patrimonio sequestrato dai militari ammonta a 450 milioni di euro. L’operazione prende il via dall’inchiesta “Normandia”, risalente al 2005 e coordinata dal pm Antonello Ardituro della Dda di Napoli.
Padovani, condannato in primo grado dal Tribunale di Gela per la sua presunta vicinanza alla famiglia nissena di Giuseppe “Piddu” Madonia nel 2011 aveva subito un maxi sequestro di beni da parte delle Fiamme Gialle del valore di 40 milioni di euro. Nel mirino dei finanzieri erano finite decine di centri scommessa di Catania e provincia, una Ferrari F35 e 40 conti correnti bancari.
Il nome del “colletto bianco” originario di Sant’Agata li Battiati compare in diverse indagini di numerose procure italiane. Per la Dda di Potenza, Padovani, avrebbe avuto il peso di influenzare le scelte di un funzionario dei Monopoli di Stato per la concessione di nulla osta al fine di far sembrare legali slot machines fuori norma, equipaggiate con schede elettroniche in grado di camuffarle da semplici video giochi. Nel 2000 Padovani veniva tratto in arresto su disposizione della Dda di Catania insieme a Roberto Vacante, genero di Salvatore Santapaola fratello del capomafia Nitto per associazione mafiosa.
La scalata di Padovani nel mondo dei gioco d’azzardo si sarebbe estesa anche fuori dai confini nazionali. L’imprenditore, in passato, avrebbe chiuso degli affari con uno dei maggiori investitori nel casinò di Bucarest.
I NOMI DEI 4 CATANESI INDAGATI