PALERMO – “I manager che violeranno le norme contenute nella rete ospedaliera verranno denunciati”. L’annuncio è del presidente della commissione Salute all’Ars Pippo Digiacomo. Che ha pensato addirittura a un incarico “ad hoc”. Un “consulente-ispettore”, che avrà il compito di monitorare l’attività dei direttori generali delle Asp. E, in caso di direttive che si discostano dalla rete sui posti letto approvata nelle settimane scorse e pubblicata in Gazzetta ufficiale, scatterà la segnalazione alle autorità giudiziarie, attraverso il coinvolgimento dell’Avvocato dello Stato. Se la violazione venisse reiterata, si potrebbe giungere persino alla revoca dell’incarico.
Un “poliziotto” nelle mani del parlamento. Anzi, una poliziotta in questo caso. “Abbiamo nominato l’avvocato Angela Barone – spiega Digiacomo – consulente gratuito della Commissione legislativa. Tra gli altri delicati compiti, l’avvocato Barone avrà quello di segnalare alle autorità giuridiche, giudiziarie e politiche competenti ogni iniziativa delle aziende sanitarie in contrasto con la rete ospedaliera regionale pubblicata sulla Gurs lo scorso gennaio a firma dell’assessore alla Sanita’ Lucia Borsellino. Questo decreto, – prosegue Digiacomo – nella sua faticosa redazione, ha usufruito dell’impegnata e fattiva attivita’ della sesta commissione parlamentare che ho l’onore di presiedere, in un lunghissimo tour regionale che ha contato decine di migliaia di chilometri percorsi per sedute itineranti con ampio coinvolgimento di sindaci, consiglieri comunali, associazioni, popolazioni, oltre a centinaia di audizioni svoltesi a Palazzo Reale”.
E l’azione di denuncia, secondo Digiacomo, poggia anche sul “rango costituzionale” dello Statuto siciliano, per cui “leggi e decreti non possono essere considerati irrilevanti norme, buone per essere ignorate, se non per svanire per iniziative di libera interpretazione di non titolati esegeti. Dico questo – conclude Digiacomo – perché mi risulta che qualche direttore d’azienda stia per prendere iniziative in contrasto con la rete ospedaliera”.
E le “violazioni” starebbero avvenendo un po’ in ogni zona della Sicilia. In diverse aziende sanitarie siciliane. I manager, in qualche caso, avrebbero autonomamente deciso di chiudere reparti e Unità complesse per recuperare personale e abbattere le spese. Nonostante la rete ospedaliera, appunto, prevedesse la presenza di queste strutture. È il caso, stando a quanto filtra dallì’Ars, della chiusura del reparto di chirurgia all’ospedale di Scicli, che fa capo all’Asp di Ragusa. Un’azienda guidata al momento da uno dei manager più quotati, cioè Maurizio Aricò. Dubbi anche sulla chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Acireale, controllato dall’Asp di Catania diretta da Ida Grossi. Non convincono nemmeno le ipotesi di accorpamento tra gli ospedali Piemonte e Papardo di Messina, che porterebbe alla chiusura del “Piemonte” come vero e proprio ospedale di emergenza-urgenza. Un’idea che sarebbe stata già espressa dall’attuale direttore generale dell’Asp dello Stretto, Michele Vullo.
E ancora, nel mirino della commissione sarebbero già entrati anche gli ospedali di Ribera (controllato dall’Asp di Agrigento, diretta da Salvatore Ficarra), l’Ingrassia di Palermo e l’ospedale di Corleone (Asp di Palermo, guidata da Antonino Candela), quello di Lonforte (Asp di Enna, diretta da Giovanna Fidelio) e quello di Mazzarino (Asp di Caltanissetta, Carmelo Iacono). Adesso c’è anche il consulente-poliziotto a vigilare sull’operato dei manager.