Bar Mazzara, ancora proteste | Blocco in via Ruggiero Settimo - Live Sicilia

Bar Mazzara, ancora proteste | Blocco in via Ruggiero Settimo

Continuano le proteste dei lavoratori dello storico bar, quando manca poco alla chiusura. Le storie, tra chi perde il posto e chi non riuscirà ad andare nemmeno in pensione.

PALERMO- Chiude i battenti dopo 105 anni il bar Mazzara, un pezzo storico della ristorazione palermitana, e continuano le proteste dei suoi 32 dipendenti, che ieri sera hanno incontrato il sindaco, Leoluca Orlando, per concordare un incontro nel quale discutere del futuro dei lavoratori per i quali il 30 aprile scatteranno i licenziamenti. “Non abbiamo speranze da parte dell’azienda che ha chiuso con noi tutti i ponti – dice il delegato sindacale Vincenzo Chifari – per questo ci siamo rivolti al sindaco e all’assessore Di Marco che ci hanno promesso un tavolo per le trattative”.

Il sit-in in via Generale Magliocco va avanti da alcuni giorni e continuerà finché non verrà trovata una soluzione. Stamattina i lavoratori muniti di fischietti e bandiere della FILCAMS/CGIL hanno spostato la protesta su via Ruggiero Settimo, bloccando il traffico per qualche minuto per far sentire il loro disappunto. Il sindacato ha proposto diverse soluzioni come contratti di solidarietà e cassa integrazione, ma l’azienda, la società Arabea srl – dicono i sindacalisti – è ostile a qualsiasi iniziativa e rimane, al momento, ferma. Le preoccupazioni riguardano anche l’ambito turistico, “abbiamo cercato l’aiuto del comune – dice Fabio Compagno, dipendente da 12 anni – anche perché questo bar è sulle guide, ha una storia importante e i turisti quando arrivano e vedono questo scempio vanno via tristi e disgustati”. Il bar Mazzara, infatti, è uno dei pochi locali storici rimasti in attività così a lungo e dal 1909 ha visto varcare la soglia a personalità illustri tra cui politici, attori e un grande scrittore come Tomasi di Lampedusa.

Si aspetta dunque che si costituisca il tavolo di emergenza e che le richieste di questi lavoratori vengano prese in considerazione. “Stiamo ancora sperando che qualcuno ci ascolti e magari rilevi il locale ma sono le istituzioni che devono stimolare gli imprenditori in tal senso – sostiene Ludovico Spinosa, uno dei dipendenti – molti di noi, dopo anni di sacrifici e prossimi alla pensione non sanno neanche se potranno contarci”.


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