Barbagallo: "Sì al campo largo, tardi per le primarie a Palermo" - Live Sicilia

Barbagallo: “Sì al campo largo, tardi per le primarie a Palermo”

Il segretario regionale dem traccia il sentiero da imboccare in vista del voto.
L'INTERVISTA
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PALERMO – La metafora calcistica cede il passo a quella geometrica. Il Pd lavora al “perimetro” della coalizione sulla scia della linea approvata in direzione regionale. Il segretario Anthony Barbagallo conferma la volontà di allargamento al centro e assicura che il campo largo non diventerà un campo minato. Nessuna frattura, a suo dire, all’interno del Pd palermitano. Ma sulle primarie afferma con nettezza che i tempi sono ormai troppo stringenti. Stessa cosa a Messina. E assicura che il percorso che porterà la gioiosa macchina da guerra giallorossa (con qualche sfumatura in più) alla partita per espugnare Palazzo D’Orleans subirà presto una forte accelerata. 

Segretario, il campo largo non rischia di diventare un campo minato per il centrosinistra?

No, la formula del partito nazionale e regionale ci convince ed è il frutto di una stagione di confronto e battaglie per la nostra identità. La formula è chiarissima: trovare il massimo allargamento possibile. Per farlo, serve uno sforzo dei gruppi dirigenti ma anche un confronto vero con i territori. Sulla base delle condizioni specifiche si vedrà nei vari territori se ci sono o meno le condizioni per allargare il campo. Viviamo una stagione difficile, pensavamo che l’emergenza Covid fosse finita e ci siamo ritrovati davanti la crisi in Ucraina con tutte le drammatiche conseguenze del caso dai morti ai profughi fino all’inflazione che colpirà salari e famiglie. In questa situazione serve più sinistra, ma allo stesso tempo un governo sereno a differenza di quanto avviene alla Regione e in alcuni comuni dove le maggioranze sono traballanti e vivono di egoismi. 

A Palermo chi dirà l’ultima parola?

Il Pd. Il Pd è uno solo. Il tentativo di pensare che ci sono diversi Pd è fuori luogo. Deciderà il Pd. La linea politica in direzione è stata chiarissima: la relazione è stata approvata all’unanimità e fa seguito alla linea emersa dalla direzione nazionale. C’è un rapporto quotidiano con il gruppo dirigente del partito palermitano: sono certo a che un certo punto tracceremo un identikit e poi avanzeremo un nome sul quale convergere con tutta la coalizione.

Le primarie sono una strada praticabile a Palermo? E alla Regione?

Le condizioni sono diverse. A Palermo e Messina c’è la necessità di accelerare. A Messina il quadro è cambiato velocemente dopo le dimissioni di De Luca, a Palermo per quello che accadde l’ultima volta c’è un po’ di diffidenza sul tema. Direi che per le primarie a Palermo e Messina è un po’ tardi.  Per quanto riguarda le regionali affronteremo il problema all’indomani della definizione delle candidature a Palermo e Messina, a quel punto ci sarà un’accelerazione consistente.

Quanto pesa l’assenza di un referente regionale del M5S?

Con il Movimento c’è un raccordo assoluto. L’ho detto più volte in queste settimane: non mi è mai pesata l’assenza di un referente regionale. Conte, quando aveva la responsabilità del Movimento, è stato sempre disponibile ad affrontare le questioni siciliane. Aspettiamo le decisioni del Movimento, che dovrebbero arrivare tra qualche settimana, abbiamo grande rispetto per un alleato con cui c’è una forte comunione di valori. 

Caso Ast. Secondo lei il governo regionale ha delle responsabilità politiche?

Secondo me ci sono delle responsabilità evidentissime. Il caso Ast non è l’unico di questa legislatura ma fa seguito agli scandali sulla sanità e ai voti in campagna elettorale degli impresentabili a Musumeci. Adesso arriva l’ennesima conferma con il caso Ast. Parliamo in modo chiaro.

Prego, si accomodi. 

C’è un problema che riguarda la classe dirigente del centrodestra relativo al rapporto tra etica, politica e ricerca del consenso. Evidentemente Musumeci e i suoi amici pensano di costruire il consenso con le furberie e le clientele per gli amici degli amici. Musumeci pensa che abbiamo il prosciutto sugli occhi e non riusciamo a vedere l’ingerenza che c’è stata nella politica sotto la sua amministrazione nelle partecipate e nei sottogoverni (lottizzati con una violenza mai vista). C’è una responsabilità politica di Musumeci dietro la vicenda Ast in termini di imperizia e mancato controllo: tutto il mondo sapeva quello che succedeva all’Ast e nelle altre partecipate. Lui ha preferito tapparsi gli occhi o peggio strizzare l’occhio a qualche collega di maggioranza che faceva man bassa all’Ast.

Da dove riparte l’opposizione del Pd?

Ripartiamo dalle nostre battaglie: la lotta alle diseguaglianze, l’energia pulita e l’ambiente, la parità di genere e l’occupazione femminile. Mercoledì alla Camera al question time il Pd presenterà un’interpellanza per incalzare il governo Draghi sul commissariamento della Sicilia per la doppia preferenza di genere.  


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