Belmonte Mezzagno, dove scorre ancora il sangue: 9 arresti Live Sicilia

Belmonte Mezzagno, dove scorre ancora sangue: mafia 9 arresti

Una decina si era fatta largo nel paese dove dal 2019 ci sono stati quattro agguati VIDEO

PALERMO – Ci sono zone della Sicilia dove la mafia continua a regolare la vita delle persone. Si pone come alternativa allo Stato. E se serve i mafiosi sono pronti ad uccidere. È ciò che sarebbe accaduto a Belmonte Mezzagno, in provincia di Palermo (GUARDA IL VIDEO).

I carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale hanno arrestato 9 persone (ECCO I NOMI). Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido. I reati contestati sono associazione di tipo mafioso, porto e detenzione di armi clandestine e ricettazione.

Nella famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno si era fatta largo una decina. Si sarebbe mossa, secondo l’accusa, agli ordini di Agostino Giocondo, considerato anche il custode delle armi del clan.

Giocondo si adoperava per risolvere le controversie fra privati. Una volta sarebbe intervenuto per fare recuperare la merce rubata a un commerciante. Si trattava di un favore speciale, visto che lo stesso commerciante sarebbe organico alla famiglia mafiosa ed è fra i 9 arrestati. La concorrenza veniva stoppata con la forza dell’intimidazione.

E poi ci sono le armi. Sono stati trovati un fucile da caccia Winchester calibro 12 e un revolver calibro 38 special Smith & Wesson, provento di una vecchia rapina che è stata sequestrata mentre tentavano di venderla ad alcuni palermitani.

Di armi, d’altra parte, hanno sempre avuto ampia disponibilità nel mandamento di Belmonte Mezzagno dove dal 2019 ci sono stati tre agguati mortali e un tentato omicidio. In nessun’altra parte della provincia c’è stato tanto sangue.

Vincenzo Greco, Antonino Di Liberto e Alessandro Agostino Migliore sono stati vittime di sicari professionisti. Hanno fatto tutto ciò che serviva per raggiungere l’obiettivo e dileguarsi. È andata meglio a Giuseppe Benigno, inseguito in un tardo pomeriggio di dicembre mentre era in macchina da due uomini in sella a uno scooter. Dei killer non ci conosce ancora il nome.


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